La sparata sul terremoto di padre Giovanni Cavalcoli, collaboratore di Radio Maria, aveva già fatto parecchio rumore prima che monsignor Angelo Becciu, sostituto segretario di Stato della Santa Sede, non ci mettesse sopra la classica toppa molto più grossa del buco. Partiamo dall’inizio. Il frate domenicano, in un suo commento, si inerpica in quella che definisce una spiegazione “dal punto di vista teologico” del sisma e che invece, più propriamente, è un maldestro tentativo di esegesi ‘teleologica’.
In sostanza: da sempre l’uomo e la Chiesa si interrogano su perché Dio permetta il male, domanda divenuta di particolare cogenza nel ventesimo secolo, con la Shoah e i genocidi ideologico-razziali. La risposta fornita inizialmente dal religioso, cioè che “questi disastri sono una conseguenza del peccato originale”, è biblicamente impeccabile: tutta la storia umana infatti, per chi legge il Libro con fede, è frutto dell’infrazione che allontanò l’uomo dallo stato edenico portandolo alla conoscenza “del bene e del male”. Attenzione, perché così è denominato l’albero del pomo proibito e non si tratta di un sofisma ma di una differenza fondamentale: l’uomo disobbedisce al suo creatore per conoscere e sperimentare entrambi, ottenendo per contrappasso fatica e dolore. Per interrogarsi al riguardo non servono le centinaia di morti del terremoto in centro Italia né tanto meno i milioni dei lager nazisti o dei gulag staliniani. La stessa domanda – perché il male? – ce la possiamo porre ogni volta che muore un bambino: resta memorabile la scena del film ‘Il Grande cocomero’ in cui il sacerdote a un funerale invece di recitare il “Signore pietà” chiede “Signore perché”.
Dove l’ingenuo oratore di Radio Maria scivola pesantemente (ingenuo lo è senz’altro, tanto da farsi massacrare alla Zanzara, la terribile trasmissione di Giuseppe Cruciani su Radio 24) è sulla definizione di “castigo del peccato originale” che è tale ab initio, con la cacciata dei due progenitori dal giardino, ma che non investe ogni singolo evento della vicenda terrena. Nella storia, Dio interviene solo per un certo lasso di tempo, poi non più: un surreale libretto uscito da poco in italiano e intriso di tipico jewish humour – ‘Oh Dio mio!’ di Anat Gov – evidenzia sottilmente, delicatamente e ferocemente come Yahweh (ed evitiamo la disquisizione sul nome proprio o comune, che ci porterebbe lontano) dopo la lite con Giobbe si azzittì. Al di là di questo, poi, poiché l’umanità esiste solo in funzione del peccato originale, ogni evento potrebbe essere interpretato come un “castigo divino”: se davvero lo fosse il terremoto allora lo sarebbero anche un matrimonio riuscito, la nascita di un figlio sano, una vincita al lotto, una carriera di successo. Peraltro e per concludere, in linea sempre del tutto teorica per i cristiani la risposta alla domanda sulla ragione del male è relativamente semplice, visto che il “Dio buono” neotestamentario, contrapposto a quello “giusto” veterotestamentario, decide di inviare e far uccidere il proprio figlio – un atto contro natura, anche in termini psicanalitici – chiarendo così come amore e dolore siano indissolubilmente uniti.
Ma queste sono quisquilie intellettuali. La sostanza della vicenda è tutta ecclesiale. Perché la Santa Sede – monsignor Becciu, al di là della carica importante, è uno tra i più stretti collaboratori del Papa – decide di intervenire e condannare le affermazioni andate in onda su Radio Maria domenica scorsa, oltretutto inanellando alcune ‘toppe’ clamorose? “Sono affermazioni”, dichiara il sostituto alla Segreteria di Stato, “datate al periodo precristiano e non rispondono alla teologia della Chiesa perché contrarie alla visione di Dio offertaci da Cristo che ci ha rivelato il volto di Dio amore non di un Dio capriccioso e vendicativo”. Ma che significa che il Vaticano stigmatizzi le frasi come “offensive per i credenti e scandalose per chi non crede” e dica che “i terremotati ci perdonino, a loro va la solidarietà del Papa”? Semmai, nella tesi di Cavalcoli, i terremotati sono il capro espiatorio dei peccatori, poiché il “castigo divino” consegue alle “offese alla famiglia e alla dignità del matrimonio” come le “unioni civili”. La colpa è di Sodoma e Gomorra, non di Amatrice, Accumoli, Arquata, Visso, Norcia.
Ma la tirata d’orecchie più clamorosa è a Radio Maria. “Chi evoca il castigo divino ai microfoni di Radio Maria offende lo stesso nome della Madonna che dai credenti è vista come la Madre misericordiosa che si china sui figli piangenti e terge le loro lacrime soprattutto in momenti terribili come quelli del terremoto”, dice ancora monsignor Becciu. “Radio Maria deve correggere i toni del suo linguaggio e conformarsi di più al Vangelo e al messaggio della misericordia e della solidarietà propugnato con passione da papa Francesco specie nell’anno giubilare”. Il vescovo di Rieti monsignor Domenico Pompili, legatissimo al Papa, del quale è il riferimento nelle zone terremotate, mette il carico parlando di “scempiaggini blasfeme”.
Ricordiamo che Radio Maria non è del Vaticano, semmai si tratta di una sorta di organo ufficioso dei fedeli di Medjugorie. Il direttore don Livio Fanzaga sa che il suo potere su questa immensa comunità – non c’è quasi parrocchia che non esponga la locandina di un pellegrinaggio per andare a venerare e a sperare di vedere la Madonna balcanica – rischia di diventare un peso che potrebbe schiacciare le uova su cui l’emittente mariana cammina. Per questo caccia su due piedi chiunque dica una cosa anche indirettamente sgradita al Santo Padre, come ha fatto anche adesso con padre Cavalcoli. Tra i defenestrati si conta anche Roberto de Mattei, il leader della Fondazione Lepanto, noto alle cronache anche per aver espresso nel 2011 un pensiero del tutto simile a quello ora esternato dal frate domenicano, collegando lo tsunami giapponese a “un disegno divino”. Non a caso ora De Mattei, nella newsletter Corrispondenza romana, solidarizza con padre Cavalcoli: “Chi parla di ‘castigo divino’, incorre immediatamente nella diffamazione mediatica […] Ma se scandalo c’è, è proprio quello provocato dalla presa di posizione del prelato vaticano che dimostra di ignorare la teologia cattolica e l’insegnamento dei Papi”.
La questione però – ripetiamo – non è teleologica ma ecclesiale, il punto non è il terremoto ma Medjugorie. Sulle apparizioni, Francesco ha annunciato lo scorso anno che saranno prese “delle decisioni e poi comunicate”. Benedetto XVI creò una commissione presieduta dal cardinale Ruini, che da parecchio ha consegnato un dossier alla Dottrina della Pontefice. Ma per ora nessuna decisione è giunta. Sempre che questo episodio non sia un segnale precursore, vista la posizione negativa indirettamente espressa da Bergoglio, di una bocciatura che provocherebbe nella Chiesa un terremoto dalle conseguenze difficilmente prevedibili, se ci si passa la metafora. L’incidente di questi giorni è già una scossa importante. Don Livio è uomo di rara intelligenza – si dice nell’emittente – ma la situazione è complicata. I toni forti gli piacciono, in passato lui stesso aveva definito le famiglie arcobaleno “sporcizia” e aveva detto che i giornalisti di Vatileaks Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi sarebbero “da impiccare”, ma non può rischiare di pregiudicarsi il nulla-osta o almeno il silenzio-assenso del Vaticano. Conosce l’arte di arrangiarsi e ha da tempo ridotto sensibilmente lo spazio dedicato alle apparizioni, in parallelo ha però ammesso il forte calo delle donazioni alla Radio, che con 850 ripetitori solo in Italia costa parecchio, nonostante il volontariato. Sa bene che il popolo di Medjugorie è il suo bacino di riferimento.
La situazione è tremolante. Le calamità naturali sono da sempre spunto per derive apocalittiche, vedi il viceministro israeliano che ha definito il terremoto come la punizione inflitta all’Italia per la posizione sostenuta recentemente all’Unesco o Antonio Socci, che ha criticato il Papa per il suo omaggio a Lutero, consigliandogli di restare in Italia a richiedere la protezione della Madonna. Sui social i cattolici che si avventurano in esegesi catastrofiste non sono pochi, anche se quelli che li spernacchiano sono molti di più. I terremoti scuotono le anime non meno delle case, è sempre stato così e i nostri tempi secolarizzati non fanno eccezione.