FiveFirthyEight, il sito del guru dei sondaggisti americani Nate Silver, ha corretto le valutazioni sulle chance di vittoria di Hillary Clinton proprio nel giorno delle votazioni: dal 65 per cento circa di domenica si è passati 71,4% contro il 28,6 del suo sfidante Donald Trump (il dato è ancora nella fase finale dell’evoluzione, si segue qui). Così il margine di scarto sul voto popolare è salito al 3,5 per cento (contro il 2,9), con Clinton che dovrebbe aggiudicarsi 302 grandi elettori, superando abbondantemente il quorum di 270 necessario per la vittoria, tra i rappresentati che per ogni stato voteranno direttamente il presidente.
Per Silver, che lunedì ha firmato l’editoriale in cui ha spiegato i nuovi numeri, Nevada, Florida e North Carolina saranno vinti da Hillary (in precedenza erano contesi, con maggiori possibilità per Trump). Improbabile che invece riesca a fare il colpaccio in altri posti, come per esempio l’Ohio, dove è tutt’ora troppo indietro (64,3 per Trump). Il dato fornito dal sito è coerente con quello medio che si ottiene dai sondaggi redatti dal 28 ottobre ad oggi. Solo due sondaggi danno in avanti Trump, tra questi quello del Los Angeles Times è stato segnalato da tempo (per esempio in un’analisi tecnica sul New York Times) avere dei problemi sulla sua costruzione e taratura. In sintesi, il sondaggio si basa sul richiedere al campione partecipante quante possibilità ci siano da 1 a 100 che vadano davvero a votare, e poi la loro preferenza viene bilanciata con quella che dichiarano di aver dato alle elezioni del 2012 (è stato proprio il LAT a spiegare direttamente che questo dato va contestualizzato e ha un valore non diretto).
Domenica 6 novembre il direttore dell’Fbi James Comey ha inviato una lettera al Congresso americano per informare deputati e senatori che le nuove verifiche sulle email di Clinton – che erano state riaperte qualche giorno prima, nell’ambito di un’indagine laterale in cui erano saltate fuori – non avevano i presupposti per l’apertura di un’inchiesta. Per la seconda volta, dopo luglio, il Burea sottolinea che nella gestione attraverso un server personale delle email ai tempi in cui era segretario di Stato, Hillary non ha commesso reati.