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La Russia colpisce duro in Siria dopo il colloquio Putin-Trump

Da due giorni la Russia è tornata a colpire pesantemente sulla Siria. L’offensiva, che era attesa da settimane dopo una tregua umanitaria che aveva come fine permettere (l’improbabile) fuga dei ribelli assediati, ha avuto di nuovo Aleppo come bersaglio.

La situazione nella seconda città siriana è tuttora in stallo, con i ribelli che stanno cercando di rompere le linee di assedio e i governativi che senza il supporto russo non sembrano in grado di tenere. Gli attacchi sono arrivati dodici ore dopo della telefonata con cui il presidente russo Vladimir Putin ha contattato direttamente, per la prima volta, il vincitore delle presidenziali americane Donald Trump.

Stando alle dichiarazioni ufficiali dell’una e dell’altra parte, nella conversazione il leader russo si è innanzitutto congratulato per il risultato elettorale, ma poi sono stati affrontati anche temi più concreti che riguardano il futuro dei rapporti tra i due paesi, da stringere e migliorare, con particolare accento sulla volontà di combattere insieme il terrorismo internazionale.

Il messaggio è stato immediatamente recepito dal presidente siriano Bashar el Assad, che da ormai cinque anni sta usando il velo della lotta al terrorismo per camuffare le proprie azioni repressive nei confronti dell’opposizione, senza discriminazione tra fazioni che interpretano posizioni radicali e quelle che hanno intenti nazionalisti e più moderati finalizzati al rovesciamento del regime (l’incallimento del conflitto ha in alcuni casi portato a sovrapposizioni tra le istanze).

Assad, intervistato dalla Tv statale portoghese RTP, ha detto: “Non possiamo dire niente su quello che ha intenzione di fare [Trump], ma se […] ha intenzione di combattere i terroristi, è ovvio che diventerà un alleato, alleato naturale come i russi, gli iraniani, e molti altri paesi”. Martedì il senatore John McCain, falco repubblicano e riferimento del partito al Congresso, s’è scagliato contro Trump e le sue aperture a Mosca (e alleati). Senza nominare mai direttamente Putin, in uno statement ha scritto: “Per lo meno, il prezzo di un altro ‘reset’ sarebbe la complicità con Putin e Assad della macelleria del popolo siriano. Questo è un prezzo inaccettabile per una grande nazione” e ancora, “l’America è stata grande fin quanto si è messa dalla parte di coloro che combattono la tirannia, ed è lì che dobbiamo stare di nuovo”.

Gli attacchi piovuti sulla Siria, soprattutto su Aleppo e Idlib, sono partiti dal gruppo da battaglia della “Admiral Kuzentsov”, portaerei per la prima volta entrata in operatività in questi giorni. Si ricorderà che il suo viaggio dai mari di Murmask era stato oggetto di una sorta di esercitazione attiva con cui le marine di diversi paesi europei (membri Nato) l’avevano tracciata e controllata fino alle acque del Mediterraneo orientale.

L’esordio non era stato dei migliori, con un Mig29-Kubr di quelli imbarcati precipitato in mare lo scorso fine settimana al rientro di un volo sul nord di Aleppo, ma poi le cose hanno preso una certa, tetra, regolarità. Protagonisti degli attacchi anche i missili da crociera Kalibr, lanciati dalla fregata “Admiral Grigorivic” che accompagna la portaerei.

Il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu ha confermato l’impiego dei due nuovi dispositivi, mentre un portavoce del Pentagono, Jeff Davis, ha commentato: “Dal punto di vista militare puro, la Russia ha già funzionalità significative all’interno della Siria. Tutto ciò che portano dall’esterno, che si tratti di portaerei, o del lancio di missili da crociera dalle navi, o di airstrike a lungo raggio che volano dalla Russia, quelli sono fatti per lo show”.

La Russia indica che i bersagli colpiti sono ascrivibili allo Stato islamico e all’ex al Nusra, gruppo un tempo affiliato ad al Qaeda su cui rimangono i dubbi anche dopo la rottura con la Base, ma i report indipendenti parlano di obiettivi anche civili. Tre centri medici sarebbero stati colpiti nelle aree controllate dai ribelli: martedì è stato messo fuori uso l’ospedale di Awaijel, villaggio ad ovest di Aleppo, lì si erano trasferiti anche diversi pazienti dalla vicina Kafrnaha, dove l’ospedale era stato colpito il giorno prima. Secondo gli osservatori umanitari del conflitto, un missile ha centrato anche la città di Saraqeb, nella provincia di Idlib, e aerei da guerra russi hanno preso di mira altre città nell’area (Ariha, Ihsim, Khan Sheikhoun e Tal Nabi Ayoub).



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