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Chi sono i parisiani doc che a Padova e Verona hanno acclamato Stefano Parisi leader

La doppia tappa in Veneto ha rappresentato un punto di non ritorno per il tour “Megawatt” di Stefano Parisi. Dopo le affollate convention di Padova e Verona, complice la concomitanza con alcuni eventi che hanno accelerato la situazione, il percorso dell’ex candidato sindaco di Milano ha preso una caratterizzazione ben definita e irreversibile: non più quella di un federatore delle varie anime del centrodestra in cerca di autore, non più quella di un elemento necessario per puntellare la coalizione sul versante centrista. La nuova direttrice parisiana porta dritto alla creazione di una leadership alternativa e concorrente a quella di Matteo Salvini. Se da un lato la piazza leghista di sabato a Firenze, con mezza Forza Italia presente, ha incoronato il segretario federale della Lega (ormai non più Nord) come candidato premier di una coalizione di destra-centro di stampo nazionalista e lepenista, dall’altro c’è il “popolare e liberale” (così si è definito a Verona) Parisi che con il Carroccio salviniano non vuole averci molto a che fare, come ha ripetuto nei giorni scorsi sia al Corriere della Sera che al Messaggero. Nel frattempo, Parisi ha incassato un siluro di Silvio Berlusconi (“Parisi non unisce ma divide”) facendo esultare i berlusconiani doc di Forza Italia come Renato Brunetta che hanno giudicato le parole di Berlusconi come un affossamento definitivo di Parisi. Il quale, però, ieri sera a Porta a Porta ha detto: “Con Salvini leader il centrodestra non vince”.

NELLA PADOVA SVEGLIATASI SENZA SINDACO

A Padova Parisi è intervenuto sabato mattina, quando da poche ore si era diffusa la notizia sulla caduta del sindaco Massimo Bitonci. Dal palco del Teatro Geox, davanti a circa 300 persone, l’ex dg di Confindustria ha subito aperto il bazooka (forte anche del messaggio benevolo recapitatogli da Silvio Berlusconi, che comunque ha invocato l’unità dello schieramento): “Noi non siamo quella roba lì” ha tuonato Parisi liquidando in questi termini la manifestazione salviniana di Firenze per il No al referendum costituzionale. “Noi vogliamo la soluzione ai problemi e non gli slogan”. Quindi il guanto di sfida: “Questo è il momento di candidarsi alla guida del Paese, ora è il momento perché l’alternativa arriverà tra poco e sarà Renzi o Grillo. O si cambia passo, o siamo morti”.
Nella platea padovana brillavano le assenze degli esponenti di Forza Italia. Non si sono visti la vicesindaca Eleonora Mosco e l’assessore Matteo Cavatton, ma erano giustificati in quanto avevano appena perso la poltrona. La capogruppo azzurra al Parlamento europeo, la padovana Elisabetta Gardini, ha fatto toccata e fuga. Nemmeno un saluto dal coordinatore regionale Marco Marin né da quello cittadino Simone Furlan, impegnato proprio in quel giorno a dare le dimissioni dopo aver avallato il colpo inferto a Bitonci dai due consiglieri ribelli di Fi.
Presenti invece in massa gli esponenti centristi: dal senatore dell’Udc Antonio De Poli al neo deputato di Scelta civica Domenico Menorello, dall’ex presidente del consiglio regionale veneto Clodovaldo Ruffato di Area Popolare al consigliere regionale alfaniano Marino Zorzato, e poi il deputato di Ap Andrea Causin, quindi ex consiglieri regionali come Costantino Toniolo, Dario Bond e Piergiorgio Cortellazzo, fino a ex leghisti ora tosiani come il consigliere regionale Maurizio Conte. Senza dimenticare che tra il pubblico è stato avvistato pure Antonio Foresta, capogruppo di Ri-Fare Padova, lista civica che ha voltato le spalle a Bitonci determinandone la caduta.

ANCHE A VERONA BOOM DI CENTRISTI

Il copione si è ripetuto a Verona. Nella città amministrata dall’ex leghista Flavio Tosi ora sostenitore della riforma renziana (e a caccia del terzo mandato), Parisi all’hotel Catullo davanti a circa 150 persone si è visto costretto a commentare l’assenza totale di esponenti di Forza Italia. “Si vede che stanno impegnati da qualche altra parte” ha provato sdrammatizzare. Anche in riva all’Adige, come accaduto a Padova, di berlusconiani manco l’ombra, mentre è stato pieno di centristi. A testimonianza che il progetto parisiano sembra pescare più consensi negli ambienti di Area Popolare e tra le truppe tosiane e moderate, che non dentro il partito azzurro. Lo stesso Parisi ha fatto intendere la sua collocazione: “In questo cambio d’epoca sia la sinistra che la destra hanno reagito con categorie vecchie: il Pd di Renzi ha perso il contatto con la società e dall’altra parte non si può rispondere solo con slogan e blaterare nei comizi di ruspe e con il no agli immigrati. Dobbiamo ripartire dai valori, dalle nostre radici cristiane, solidarietà, famiglia… Lavoro e non reddito di cittadinanza”. Ad ascoltarlo davanti agli “organizzatori civici” (copyright l’Arena) Luigi Grilletti e Giandomenico Griso, c’era l’ex direttore di Avvenire Dino Boffo (candidato non eletto alle regionali con Tosi), quindi “un folto drappello di centristi di diverse provenienze” riferisce sempre il quotidiano scaligero citando i nomi di Stefano Marozzo, Nicola Terilli, Marco Vicentini, Marco Dall’Oca, Germano Zanini.

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