Almeno dodici uomini del governo di Teheran, che facevano parte del team negoziale incaricato di raggiungere un accordo sul programma nucleare iraniano, con i rappresentanti del P5+1, sono stati arrestati con l’accusa di spionaggio. A far scattare il mandato, tuttavia, sono state proprio le autorità competenti della Repubblica degli Ayatollah.
Eppure, mentre oggi i media arabi hanno dato copertura alla notizia, quelli iraniani sembrerebbero non essersi pronunciati affatto in merito.
COLPEVOLI DI AVERE LA DOPPIA CITTADINANZA
“Un membro del majlis (il parlamento iraniano), Husein Al Haj, ha affermato che alcuni degli uomini arrestati avevano la doppia cittadinanza, tuttavia nulla è stato aggiunto il merito all’identità o alla nazionalità”, scrive oggi il quotidiano israeliano Jerusalem Post. “Al Haj ha anche chiesto che la giustizia iraniana eserciti i suoi poteri con trasparenza e che le identità degli uomini arrestati siano rese note al più presto”, riporta il sito web dell’emittente televisiva Al-Arabiya. “Alcuni sarebbero stati arrestati per il semplice fatto di avere doppia cittadinanza. Molti membri del governo iraniano, come lo stesso ministro dell’Intelligence Mahmoud Alavi, hanno negato, in passato, di essere in possesso della doppia cittadinanza. Tuttavia, è stato reso noto che Abdol-Rasool Dorri Esfahani, uno dei negoziatori dell’accordo sul nucleare, è stato arrestato proprio per via del sospetto di avere la doppia cittadinanza, dal momento che la sua famiglia è residente in Canada”, prosegue il sito.
IL CASO DI SHAHRAM AMIRI
Non è la prima volta che la repubblica degli Ayatollah arresta membri del team negoziale, perché sospettati di “essere spie infiltratesi nella delegazione nucleare”, scrive il Jerusalem Post.
Il 16 agosto scorso, il procuratore generale di Teheran ha annunciato l’arresto di un individuo dalla doppia cittadinanza, legato ai servizi segreti britannici; tuttavia non ha specificato se questi facesse parte o meno del team negoziale. Sempre ad agosto, la Repubblica islamica aveva già condannato a morte uno scienziato nucleare, detenuto dal 2010, dopo averlo convinto ad ammettere di essere una spia per conto di Washington. Si trattava di Shahram Amiri, un ricercatore universitario impiegato presso l’Organizzazione dell’energia atomica iraniana, scomparso nel 2009 durante un pellegrinaggio in Arabia Saudita, e in seguito ritrovatonegli Stati Uniti. Tornato in Iran nel 2010, prima è stato accolto come un eroe, poi arrestato. Un funzionario del governo americano, lo stesso anno, ha affermato di aver ricevuto “informazioni utili” da Ariri. A sua volta l’Iran ha accusato la Cia di aver rapito il ricercatore.
LA PRESUNTA VIOLAZIONE DELL’ACCORDO
In questi giorni, l’accordo sul nucleare iraniano ha fatto parlare di sé non solo per l’arresto di almeno 12 membri del team negoziale iraniano, ma anche per la presunta violazione dello stesso da parte della Repubblica islamica.
Un report stilato la scorsa settimana dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) afferma che l’Iran abbia superato le 130 tonnellate di acqua pesante che l’accordo sul nucleare le permette di produrre. L’accordo firmato lo scorso 14 luglio tra l’Iran e i P5+1 fissa a 130 tonnellate la quantità massima di acqua pesante che alla Repubblica islamica è concesso produrre; la quantità in eccesso è da destinarsi all’esportazione.
Il portavoce dell’Organizzazione dell’energia atomica iraniana, Behrouz Kamalvandi, ha così commentato le accuse: “Ci è stato richiesto di immettere sul mercato internazionale la produzione di acqua pesante che ecceda le 130 tonnellate e così abbiamo fatto, vendendone 70”, si legge sul quotidiano egiziano Al-Ahram. Le dichiarazioni di Teheran, tuttavia, sono valse a poco, poiché Yukiya Amano, direttore generale dell’Aiea, ha accusato l’Iran di aver ecceduto il limite stabilito per la seconda volta. “È importante che situazioni simili siano evitate in futuro, al fine di preservare la fiducia della comunità interazionale rispetto alla corretta implementazione dell’accordo”, ha affermato il numero uno dell’Agenzia.
IL SILENZIO DEI MEDIA IRANIANI E LE LODI DI ROUHANI
“I media iraniani controllati dal governo non hanno commentato o dato notizie dell’arresto, tuttavia i media arabi hanno trattato la notizia piuttosto ampiamente”, scrive il Jerusalem Post.
I media iraniani, in realtà, sembrerebbero non aver dato copertura a nessuna delle due notizie. Anzi, il quotidiano on-line Iran Daily, oggi riportava in prima pagina tutt’altra notizia. Il presidente Hassan Rouhani, in visita ad Alborz, provincia vicino Teheran, ha colto l’occasione per ricordare che l’Iran “ha svolto un ottimo lavoro” rispetto all’accordo sul nucleare. “Persino il regime sionista (Israele) ha riconosciuto che l’accordo sul nucleare è stato una vittoria per l’Iran. Superando ogni ostacolo, la nazione iraniana ha concluso l’accordo sul nucleare con successo”, ha affermato il presidente.