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Perché la conversione dei bond Mps è salutare. Parola dei piccoli azionisti del Monte Paschi Siena

Mps

“L’operazione è vantaggiosa soprattutto per chi ha acquistato questi bond a prezzi sotto la pari”. Parola di Guido Antolini, vicepresidente di Azione Mps, l’associazione che riunisce e rappresenta i piccoli azionisti del Monte dei Paschi di Siena.

LA DOMANDA CHE ATTANAGLIA NON SOLO SIENA

Temere la conversione dei bond proposta da Mps ai suoi obbligazionisti, per racimolare risorse preziose in vista della ricapitalizzazione da 5 miliardi, oppure no? Una domanda che attanaglia molti in questi giorni e non solo a Siena: una decina di emissioni pari a circa 4,3 miliardi che l’istituto guidato dall’ad Marco Morelli propone agli obbligazionisti subordinati di convertire in azioni. Quesito che non potevano certo non porsi i piccoli azionisti riuniti in Azione Mps, da mesi in prima linea per il salvataggio del Monte. E che come molti altri loro colleghi di altre banche, sono memori del disastro delle quattro popolari, esattamente un anno fa.

LA PROPOSTA DI MPS

Pochi giorni fa il Monte ha infatti ufficializzato  uno dei punti fermi del suo piano di rilancio, la conversione di obbligazioni subordinate. La banca senese guidata da Marco Morelli ha infatti comunicato in una nota che promuoverà presso gli investitori un’offerta pubblica di acquisto su alcuni bond junior. I possessori che accetteranno l’offerta dell’istituto avranno però l’obbligo di reinvestire il corrispettivo in azioni ordinarie di nuova emissione. L’offerta è promossa sull’intero valore nominale dei bond, pari a 4,29 miliardi di euro. Nella lista diffusa da Mps ci sono subordinati Tier 1 (le più rischiose) e subordinati Tier 2, con scadenza a novembre 2017. In questo modo Mps mira a proporre al mercato una richiesta inferiore rispetto ai 5 miliardi, aumentando così le chanches di successo. Ma dov’è il problema?

Il DILEMMA DEI RISPARMIATORI

Semplice. Chi converte i bond diverrà titolare di azioni di una banca il cui esito dell’aumento non è per nulla certo. Ed è proprio qui che ricompare il fantasma dell’Etruria. In molti temono che una volta convertiti i bond, in caso di ricapitalizzazione flop, ci si ritroverebbe in mano azioni pari a zero: carta straccia insomma. Di qui il dilemma che toglie il sonno agli obbligazionisti: Non aderire significa esporre Mps a rischi molto seri, andando incontro a una perdita certa di tutto l’investimento (o quasi) e spingere la banca verso il bail-in. Aderire d’altra parte vorrebbe dire sì agguantare l’aumento, ma anche perdere la qualifica di creditore e ritrovarsi in mano un titolo (l’azione) molto più esposto ai rischi del mercato rispetto al bond.

PERCHE’ L’IDEA DI MPS NON VA BUTTATA VIA

Per Guido Antolini, che di Azione Mps è vicepresidente, la prospettiva non è negativa. E a Formiche.net spiega i motivi che hanno spinto l’associazione a non cestinare la proposta di Mps, che incorpora premi tra il 25% e il 35%. “Va detto che la proposta premia investitori istituzionali più o meno speculativi con uno sconto al 35% sulla sottoscrizione dell’aumento di capitale. Ma al contempo consente di evitare che l’intera regia della ricapitalizzazione finisca nelle mani di fondi esteri e votati alla speculazione”. Per Azione Mps il vantaggio in questo senso è chiaro. Se l’obbligazionista diventa azionista, una parte di capitale rimane nelle mani dei risparmiatori, evitando di finire in toto in altre mani, magari straniere. “Consentire agli obbligazionisti di sottoscrivere azioni Mps permette infatti a risparmiatori italiani di mantenere una partecipazione del pubblico risparmio, evitando di essere messi all’angolo dai grossi fondi esteri speculatori, oltre ad agevolare il Monte nella raccolta dei 5 miliardi necessari per l’aumento.

RISCHI CONTENUTI?

Ma come la mettiamo col destino delle azioni in caso di aumento flop? “Rischi per chi converte i bond? Sono invariati”, precisa Antolini. “Se l’aumento non va in porto, da quello che si capisce, si rimarrebbe semplicemente obbligazionisti subordinati, escludendo il rischio di azioni azzerate. Ma ripeto, credo che questa operazione sia vantaggiosa soprattutto per chi ha acquistato questi bond a prezzi sotto la pari”. Forse la soluzione è nel mezzo, cioè convertire solo parte dei bond.



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