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Come cambierò l’Aeronautica. Parla Vecciarelli

Enzo Vecciarelli

Generale, lei a marzo ha assunto l’incarico di capo di stato maggiore. Quando si è trovato solo per la prima volta in questo ufficio quali considerazioni ha fatto, quali domande si è posto?

Quando si assume un incarico così importante, dalle responsabilità così specifiche, ci si chiede se l’organizzazione che si ha di fronte sia quella che ci si aspettava, la più idonea, cioè, ad affrontare le sfide del futuro e a ricoprire un ruolo rilevante nella complessa struttura della difesa e della sicurezza nazionali. Con l’analisi delle diverse funzionalità può accadere che ci si imbatta nella necessità – direi inevitabile in qualunque organizzazione complessa – di introdurre dei cambiamenti.

Ci dia un’immagine dell’Aeronautica che ha in mente.

Intendo l’Aeronautica come un unico reparto di volo, un grande Stormo. Lo Stormo è la nostra unità di riferimento, ideale ed etica prima che operativa. Intorno a esso trovano aggregazione da sempre valori e motivazione, il perché, appunto. Ed è da qui che dobbiamo partire. Noi dobbiamo operare per il bene del Paese, per l’interesse collettivo, e in questa prospettiva l’Aeronautica deve essere necessariamente sempre più efficiente e integrata in ambito interforze, deve contribuire a garantire la difesa del territorio e la tutela della sovranità nazionale, ma anche avere capacità operative significative in un sistema geopolitico di sicurezza internazionale. Ma non si deve fermare qui, in un’ottica interdisciplinare e interagenzia deve contribuire alla salvaguardia delle persone, delle cose, della cultura della nazione. Come vede questa nuova prospettiva della forza armata va oltre lo stretto utilizzo del mezzo aereo per fini di difesa, ma allarga la visuale verso ambiti che interessano la sfera della conoscenza, della consapevolezza, dell’etica, dell’uomo.

Come si agirà nel pratico?

La necessità di fondo è quella di elevare l’efficienza complessiva della Forza armata in una reale cooperazione interforze e interagenzia per garantire allo stesso tempo l’assolvimento dei compiti da una parte e una elevata utilità complessiva al sistema-Paese dall’altra; tenendo ben presente l’esigenza della sostenibilità finanziaria dello strumento aereo. Si è quindi pensato di ampliare i campi d’azione delle singole specialità a quelle contigue. Questo consente di moltiplicare la capacità a costi praticamente invariati. Prendiamo ad esempio il settore specifico della difesa aerea, a cui lei si riferiva. Si è considerata prima di tutto l’esigenza nel suo complesso e come questa sia variata rispetto a un passato anche recente. Ci siamo resi conto di uno sbilanciamento a sud, le basi dei nostri intercettori sono a Grosseto e Gioia del Colle e con una base di rischieramento a Trapani. Questa dislocazione, pur corretta per l’attuale contesto, avrebbe potuto essere non ottimale nel caso si fosse presentata a nord del Paese una minaccia dal cielo di tipo terroristico, con le caratteristiche che può assumere oggi di velivolo renegade ultraleggero o drone. Dal 1° settembre abbiamo quindi collocato una coppia di Eurofighter d’allarme a Cameri, ma non solo, tenendo sempre presente le caratteristiche della possibile minaccia ho disposto che tutti i caccia, anche quelli in missioni addestrative, fossero in volo armati, e abbiamo ritenuto di sfruttare anche la residuale capacità d’ingaggio aereo dei velivoli cacciabombardieri impiegandoli in attività di air policing, abbiamo deciso inoltre d’integrare in questo sistema anche gli elicotteri del Sar. Questi ultimi, sfruttando la loro prontezza operativa h24, già garantita su tutto il territorio nazionale per il compito di ricerca e soccorso, si rivelerebbero anche adatti al contrasto di mezzi a bassa velocità e di piccole dimensioni. Con la sola riconsiderazione dell’impiego dello strumento aereo, una sua più adeguata distribuzione sul territorio ha consentito di quadruplicare la capacità di difesa aerea, a un costo estremamente basso, che rimane compreso in quello della cellula che monta d’allarme a Cameri. Ma accanto a questo nuovo modo di vedere l’impiego dei mezzi, c’è un’esigenza dettata dal riordino della difesa che porterà nel giro di nove anni alla riduzione di 10mila unità la forza dell’Aeronautica.

È quanto riportato nel Libro bianco che parla del 25 per cento di riduzione degli addetti al comparto difesa.

Sì, esattamente. L’Aeronautica infatti passerà dalle 44mila unità a 34mila, con una riduzione di circa un quarto. Questo c’impone una rivisitazione complessiva della Forza armata, sia sotto il profilo organico sia sotto il profilo funzionale. 10mila persone, un numero considerevole che c’impone di fare le cose in maniera diversa, di ridisegnare la pianta organica della forza armata e concentrarci, come dicevo all’inizio del nostro incontro, sull’organismo fondamentale e tipico dell’Aeronautica militare, lo stormo, l’aeroporto, la pista di volo, il cuore da dove si origina e sviluppa la nostra attività. Allo stormo andrà data quindi priorità organica, verrà attribuita una sostenibile efficacia operativa e logistica in un’organizzazione più agile e snella a partire dalle strutture di staff e di comando. Lo stato maggiore, ad esempio, sarà liberato dalle numerose mansioni esecutive che svolge oggi e verrà organizzato affinché possa fare il suo mestiere di produrre pensiero, di focalizzare l’attività sulla dottrina d’impiego, sulla strategia, sulla proiezione futura della Forza armata.

Generale, ha detto che l’uomo è al centro di questo radicale ripensamento dell’Aeronautica. Ci può dire qualcosa di più in proposito?

C’è una considerazione generale da fare ed è che un rinnovamento così radicale, rivoluzionario direi, non può essere imposto con un processo dall’alto verso il basso. È necessaria una presa di coscienza e una compartecipazione di ciascun componente della Forza armata perché quello che ci accingiamo a fare inciderà sulla vita di ciascuno di loro. Quindi mi aspetto non solo che la mia gente capisca e condivida, ma contribuisca con un apporto di pensiero, di riflessioni e soluzioni a questo processo. Con i miei collaboratori sto attivando gli strumenti necessari affinché il flusso d’idee – che mi aspetto confluisca in una vera e propria palestra del pensiero aeronautico – ispiri e alimenti il cambiamento e dia sostenibilità morale e una solidità concettuale alla nuova Aeronautica.

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