Primo messaggio: “A livello internazionale Milano è ormai un modello dal punto di vista delle infrastrutture e non solo“. Secondo messaggio: “Il capoluogo lombardo è la dimostrazione che il nostro Paese – quando vuole – è in grado di fare sistema e di funzionare come pochi altri“. Parola del direttore della Comunicazione di Metropolitana Milanese Luca Montani, che ieri ha partecipato al seminario sulle smart city organizzato da Formiche (qui l’articolo sul dibattito e qui la fotogallery firmata Umberto Pizzi). Un’intervento – quello di Montani – che ha preso spunto dai risultati che la città oggi amministrata da Beppe Sala sta ottenendo anche a livello internazinale. In questo senso ha ricordato lo Smart City Index e l’I-City Rate, dai quali emerge come Milano possa essere oggi considerata a tutti gli effetti una delle città più innovative del mondo. “C’è un dato in particolare che lo conferma“, ha commentato il direttore della Comunicazione di Metropolitana Milanese, la società di ingegneria che nel comune meneghino si occupa della progettazione di infrastrutture per la mobilità pubblica e della gestione del servizio idrico integrato, oltreché – dal 2014 – delle case popolari della città. “Quel dato” – ha proseguito – “è rappresentato dal tasso di nascita di start up innovative: ben 470 negli ultimi due anni“. Tematiche che – a margine dell’iniziativa – Montano ha approfondito in questa conversazione con Formiche.net.
Milano è davvero un modello che ci invidiano anche all’estero?
Ne sono convinto: negli ultimi dieci si è trasformata tantissimo, anche se poi quelli dell’effettivo boom sono stati gli ultimi cinque. Ma non mi limiterei a parlare soltanto di modello Milano. C’è un’Italia che è in grado di funzionare: basta applicarsi in tal senso superando le zavorre che ci portiamo dietro da troppo tempo. Quando vuole, il nostro Paese esprime un saper fare difficile da rintracciare altrove.
Qual è il primo elemento che fa di Milano una realtà oggi ai vertici mondiali dell’innovazione?
Gli aspetti da considerare sono tantissimi, però ne voglio citare uno in particolare. Si tratta della partecipazione: non si può creare una realtà dinamica come quella milanese se prima non si costruisce la comunità. E’ necessaria una completa sinergia tra soggetti diversi, ma tutti interessati del futuro a breve e a lungo termine della città. Saper mettere le persone giuste attorno allo stesso tavolo e farle ragionare è decisivo. E ciò a Milano viene fato ogni giorno.
Quanto coraggio serve per innovare?
Ne occorre davvero parecchio, ma non se ne può fare a meno. La sperimentazione è un tassello imprescindibile perché in sua assenza è impossibile fare passi avanti. Le amministrazioni devono gettare il cuore oltre l’ostacolo e cercare di scoprire a livello europeo che cosa ha funzionato per poi riprodurlo.
Le risposte che avete trovato negli anni da parte delle amministrazioni che si sono alternate alla guida del Comune di che tipo sono state?
Molto positive perché a Milano esiste da sempre l’ottima abitudine di pensare e progettare il futuro senza paura, in un clima di collaborazione con i diversi soggetti di volta in volta interessati. La politica è aperta alle migliori energie della società, alle sue forze più dinamiche e propulsive. E funziona.
Questo modus operandi è stato seguito anche per Expo 2015?
Guardi l’Esposizione Universale dello scorso anno rappresenta un esempio al quale tutta Italia dovrebbe ispirarsi. Una smart city in carne e ossa, una new town costruita dal nulla. Tutto ciò è stato possibile grazie al coordinamento di persone, enti, ruoli e professioni completamente disomogenee tra loro, ma accomunati dagli stessi obiettivi e dalla stessa determinazione. Dai Carabinieri all’Inail, dai costruttori agli ordini professionali, fino alle istituzioni tutti hanno remato convintamente dalla stessa parte. Ed è il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Se ne parla tanto. Ma se dovesse spiegarlo semplicemente, come definirebbe una smart city?
E’ una città a portata di mano, una città semplice per chi ci vive e chi ci lavora. Una realtà, appunto, smart, nella quale le scelte di mobilità, di risparmio energetico e di nuova economia sono condivise, semplificate e nella disponibilità di tutti.
L’esperienza di Metropolitana Milanese cosa può insegnare all’Italia?
La nostra è un’azienda di ingegneria nata 60 anni fa per realizzare la linea 1 della metro di Milano che ha rappresentato un esempio per tutta l’Italia. Da quel momento i nostri compiti sono molto aumentanti perché ci siamo resi conto che potevamo fare di più e fare meglio grazie al know how e alle competenze acquisite sul campo. Cosa ci dice tutto questo? Che il Paese ha bisogno degli ordini professionali e di tecnici competenti che stiano – come si suol dire – sul pezzo. I tecnici sono fondamentali: se sono ben utilizzati rappresentano un volano importantissimo. Utile persino per la politica.