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Popolare di Bari e Popolare di Sondrio. Cosa fare dopo il Consiglio di Stato secondo Sforza Fogliani (Assopopolari)

popolari mps Sforza Fogliani

“La sentenza del Consiglio di Stato appare fondata e corretta”. Parola di Corrado Sforza Fogliani, presidente di Assopopolari. Una cosa la dimostra la semi-bocciatura del Consiglio di Stato nella logica di Assopopolari: che la riforma delle popolari era sbagliata fin dalla nascita. A Corrado Sforza Fogliani, banchiere e presidente dell’associazione che riunisce gli istituti di credito del settore, il blitz del governo, per giunta a mezzo decreto, sulle banche non è mai andato giù. Logico dunque che i dubbi di Palazzo Spada su un passaggio cruciale della riforma, quello che consentirebbe alla banca di non rimborsare in tempi ragionevoli i soci che non accettano la trasformazione in spa e che per questo decidono di liberarsi delle azioni in cambio di un rimborso, siano una sorta di segnale chiaro. Sempre che la Corte costituzionale, cui spetta la pronuncia finale, confermi i timori dei giudici amministrativi.

UNA RIFORMA CHE ERA MEGLIO (NON) FARE

“La sentenza del Consiglio di Stato appare fondata e corretta e conferma un sospetto”, spiega Sforza Fogliani in questo colloquio con Formiche.net. “E cioè che i limiti al recesso sono una pura conseguenza della trasformazione coatta imposta agli istituti. Senza di questa non si sarebbe mai arrivati a questo. E come ho detto più volte nemmeno il fascismo è arrivato a tanto. I giudici non hanno fatto altro che ribadire il profondo errore che è questa riforma”. Va bene, però c’è un altro problema, più attuale. Il grosso delle popolari con attivi sopra gli 8 miliardi ha già deliberato la trasformazione in spa (la deadline è il 31 dicembre) ma le popolari di Sondrio e Bari ancora no. Alcune banche del primo gruppo hanno rimborsato i soci dissidenti, altre no e molto probabilmente dovranno vedersela coi ricorsi delle associazioni di consumatori.

SONDRIO E BARI NON DIVENTINO SPA

Ma le ultime due cosa debbono fare? Sforza Fogliani ha pochi dubbi anche qui. “Sarebbe meglio che le due banche sospendessero la trasformazione. E’ una strada molto meno pericolosa dell’altra. I vertici delle due banche non possono far finta di nulla, ignorare la decisione del Consiglio di Stato. Al contrario devono considerarla”. Il rischio, secondo l’avvocato piacentino, è quello di essere travolti da richieste di soci che potrebbero contestare il fatto di essere stati privati del diritto di essere rimborsati”. Insomma, per Assopopolari, visto che la riforma è ormai innescata e in stato avanzato, meglio scegliere il male minore. E’ un gran bel dubbio quello che i soci delle di Popolare Bari e Sondrio (le assemblee sono in calendario rispettivamente domenica 11 e sabato 17 dicembre) dovranno sciogliere il giorno dell’assise. Una via di uscita però ci sarebbe.

LA (DIFFICILE) EXIT STRATEGY DI ASSOPOPOLARI

La via d’uscita si chiama decreto legge. Con tutte le incognite del caso vista la crisi di governo in atto. “Se potessi scrivere io il decreto ci metterei dentro uno slittamento del termine per la trasformazione in spa fino alle decisione della Consulta”. Un verdetto contro la riforma da parte della Consulta potrebbe infatti legittimare il no alla spa da parte dei due istituti rimasti ancora banche popolari e quindi aprire la strada ad una revisione della legge. “E’ la via maestra, un nuovo termine è necessario”. Ma mancano tre settimane e Matteo Renzi potrebbe non arrivare a mangiare il panettone di Natale.

RICORSI, NO GRAZIE

Ma se in tutti questi mesi l’associazione ha visto col fumo negli occhi la riforma, perché non ha mai intentato un ricorso in sede giudiziale? “E’ una domanda che mi fanno spesso. Ma c’è un perché. Quando un’associazione ricorre, è sempre esposta a molti pericoli di censura da parte della rappresentanza”, spiega Sforza Fogliani. “Noi ci siamo sempre offerti di garantire il servizio legale a quei soci che volevano ricorrere. Ma se lo avessimo fatto noi direttamente ci saremmo trovati a portare in sede giudiziale gli interessi solo di alcune popolari, non di tutte le popolari. Ecco mettiamo che Confedilizia faccia ricorso per difendere gli immobili storici. Qualche tribunale potrebbe sollevare una questione di rappresentanza e dire: ‘tu non puoi fare ricorso perché non tutti i tuoi soci hanno immobili storici, ma di altro tipo. Fate fare ricorso all’associazione dimore storiche’. Ecco questo noi lo abbiamo voluto evitare”.

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