Ora non si dica che la perfida Vigilanza Bce ha affossato la ricapitalizzazione privata di Mps. Adesso non si mormori che il No al referendum ha rottamato il piano di Jp Morgan e Mediobanca per salvare il Monte dei Paschi di Siena.
Beninteso, l’ingresso del fondo del Qatar – previsto dal piano messo a punto dal vertice di Mps con gli advisor – godeva dell’egida di Matteo Renzi da Palazzo Chigi. Ma con il premier dimissionario il fondo del Qatar si è dileguato.
La verità è che la destituzione dell’ex amministratore di Mps, Fabrizio Viola, con una telefonata del ministro dell’Economia, Piercarlo Padoan, su mandato di Palazzo Chigi, e la nomina di Marco Morelli a capo azienda dell’istituto senese barcollante non ha fatto fare alcun passo in avanti all’aumento di capitale da 5 miliardi di euro. Non solo: come ha sottolineato Formiche.net, buona partita della ricapitalizzazione da 5 miliardi serviva a pagare gli oneri della cartolarizzazione delle sofferenze bancarie. Non proprio un rafforzamento netto del patrimonio, dunque.
Non è servita neppure la conversione volontaria delle obbligazioni subordinate in azioni. Dopo il no della Bce alla proroga di venti giorni per condurre in porto il piano, ora si fanno sempre più ricorrenti le voci di un intervento statale sotto forma di un decreto affinché il Tesoro possa sottoscrivere parte dell’aumento di capitale ricorrendo a una finestra prevista dalla direttiva Brrd in casi eccezionali. Ma il via libera di Bruxelles all’aiuto di Stato non potrà non prevedere un burder sharing che intaccherà – seppure in maniera più lieve rispetto al Bail in – azionisti e obbligazionisti subordinati.
Se dunque il Tesoro, ovvero lo Stato, nazionalizzerà Mps ci si dovrà interrogare sulla lungimiranza del governo e del ministero dell’Economia. Non ci si riferisce solo al no del governo Monti a una soluzione del genere, ma anche e soprattutto alla recente richiesta del Tesoro di esigere a Mps il rimborso dei Monti Bond, facendo sborsare alla banca, dal 2014 al 2015 (dunque gestione Renzi-Padoan) oltre 4 miliardi di euro di Monti-bond.
E’ stata una buona scelta?