Franco Moscetti, 65 anni, dallo scorso 15 novembre è amministratore delegato del gruppo Il Sole 24 Ore.
Moscetti, ma chi gliel’ha fatto fare a guidare un gruppo con oltre 60 milioni di perdite e attivo in un settore non floridissimo?
Ho sentito questa opportunità come un dovere, quasi come una missione da civil servant. Perché, avendo scelto di intraprendere una carriera manageriale, mi sono informato e formato con il Sole 24 Ore, da cui ho appreso le grandi storie dei capitani italiani dell’industria. E perché, dopo l’esperienza in Amplifon, non cercavo lavoro e soldi, non ambivo a nuovi ruoli dopo una carriera molto soddisfacente. Ho accettato la sfida perché per me il Sole non è solo un’azienda o un gruppo, ma una vera istituzione che dovrà assolutamente tornare ai vecchi splendori.
Sarà pure un’istituzione, come dice, ma deve ricapitalizzare e tagliare i costi. Come farà?
Con la mia nuova squadra di manager siamo al lavoro sul nuovo piano industriale. E sottolineo nuova squadra perché nessuno tra i nominati ha avuto in precedenza incarichi nel gruppo o ha lavorato con me in passato. Tutti arrivano da solide e valide esperienze professionali in altri gruppi alcuni dello stesso settore.
Quando sarà pronto il piano industriale?
Prevedibilmente entro la fine di gennaio. Dunque presto. Perché per coinvolgere finanziatori e investitori occorre indicare un programma di lavoro.
E tagliare soprattutto i costi. Anche del personale?
Anche le spese per il personale dovranno dare un contributo alla diminuzione dei costi. Una riduzione inevitabile per rendere più efficiente e competitivo il gruppo. Ma non si agirà solo sul lato delle uscite, dobbiamo lavorare sull’incremento delle entrate.
Come?
Tutte le unità di business dovranno dare un contributo e non agire più solo in maniera verticale.
Che cosa intende?
Che si deve lavorare in maniera più trasversale sfruttando tutte le sinergie possibili tra le diverse linee di business. Perché il gruppo è strutturato in diversi segmenti: pubblicità, quotidiano (sia cartaceo che digitale), agenzia stampa, radio, ma anche formazione e cultura/eventi.
In Confindustria si è bisbigliato: il predecessore di Moscetti, Del Torchio, ha fatto troppa pulizia nei conti. Condivide?
Non giudico il passato. Io guardo avanti. Sottolineo che in 3 settimane, dopo aver ossessionato revisori e consulenti, come Ernst&Young, Kpmg e Protoviti, ho fatto chiarezza sui numeri delle copie digitali che hanno fatto tanto discutere.
E su Facebook ha scagliato qualche sassolino… Ha scritto: “E’ una prima conferma che il Sole vivrà sicuramente un giorno di più dell’ultimo dei suoi concorrenti”. Che vuol dire? Si aspetta che anche gli altri gruppi facciano chiarezza sulle loro aggressive strategie di marketing sulle copie digitali?
Non mi permetto di dare giudizi e consigli agli altri gruppi editoriali. Sottolineo però il nostro lavoro di chiarezza contenuto nel nostro comunicato stampa successivo all’assemblea del 22 dicembre. Chi vuole, può approfondire.
Sempre su Facebook, condividendo un nostro articolo, ha scritto: “Ho percepito (magari sbagliando) che alcuni dei nostri concorrenti ci avrebbero eliminato volentieri dalla scena interessati, chi più chi meno, a parti del Sole che invece io difenderò con tutte le mie forze”. Che significa?
Deve sapere che io sono molto malizioso per cui ho trovato bizzarri alcuni comportamenti. Da un lato campagne mediatiche contro il Sole 24 Ore sui nostri numeri di copie digitali, dall’altro telefonate dei gruppi che orchestravano quelle campagne mostrando interesse per il Sole.
Nell’aumento di capitale in vista, lei preferirebbe che sia solo Confindustria a mettere le risorse o auspica che ci siano partner privati?
L’aumento sarà rivolto agli investitori. Quindi aperto anche a nuovi potenziali partner.
Preferirebbe avere partner finanziari o industriali?
Auspico che ci possa essere un partner editoriale privato di livello internazionale.
Insomma sarebbe contento se il Financial Times ad esempio entrasse nel Sole.
Offrirei una cena con champagne.