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Le capriole a 5 stelle di Zagrebelsky e Urbinati su Beppe Grillo

Zagrebelsky

In due pensosissimi e allarmatissimi articoli, Vladimiro Zagrebelsky (ieri su La Stampa) e Nadia Urbinati (oggi su la Repubblica) si scagliano contro la proposta, avanzata da Beppe Grillo, di istituire giurie popolari per accertare se le notizie diffuse sui media sono vere o false. “No ai tribunali del popolo”, ha tuonato l’eminente magistrato. “Un terribile e totalmente arbitrario tribunale dell’inquisizione […] che fa raggelare il sangue”, scrive l’autorevole politologa.

Tutto è bene quel che finisce bene (si fa per dire). Perché Urbinati e Gustavo Zagrebelsky (il fratello) nel giugno scorso sono stati tra i primi firmatari di un appello lanciato dal comitato di presidenza di “Libertà e Giustizia”. Il suo incipit recita così: “Care amiche e cari amici del Movimento 5 Stelle, lo straordinario risultato del voto amministrativo attribuisce al vostro Movimento una grande responsabilità: dare un contributo decisivo alla principale battaglia democratica che aspetta il Paese, cioè il referendum costituzionale […] Per costruire, nelle piazze e nella rete un’opposizione popolare ad una revisione costituzionale divisiva e imposta da un parlamento delegittimato”. E, per affermare le ragioni del No, “il ruolo del Movimento appare cruciale”.

Naturalmente, i prodi scudieri della nostra Costituzione anche allora facevano finta di non sapere che il M5S è contro il principio del libero mandato (articolo 67 della nostra Carta), auspica l’abolizione dei partiti e l’instaurazione di un sistema di democrazia diretta (contrapposta alla democrazia rappresentativa). Ma che importa? Infatti, per Zagrebelsky e Urbinati “è vitale che il primo partito d’Italia [già ne erano certi] sappia guardare all’interesse della Repubblica: mostrando senso di responsabilità, lungimiranza e amore per le istituzioni e il bene comune dei cittadini”.

Chissà se ora i due professori (ma il discorso vale per tutti gli intellettuali progressisti che hanno chiuso gli occhi per ragioni di bottega) si rendono conto di avere portato acqua al mulino, come è accaduto a Pier Luigi Bersani, delle pulsioni plebiscitarie di una controfigura farsesca di Donald Trump e di un movimento che si fa beffe della legalità repubblicana.



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