Signore e signori, stavano scherzando. Quel mattacchione di Beppe Grillo stava motteggiando quando sul suo blog ha firmato il post titolato così: “Una giuria popolare per le balle dei media”.
A svelare la bufala (l’ennesima?) propalata dal fondatore del Movimento 5 Stelle è stato un parlamentare grillino. Il deputato Danilo Toninelli, infatti, questa mattina nel corso della trasmissione Omnibus su La 7 condotta da Alessandra Sardoni ha detto: la proposta è una “provocazione”. Proprio così: “Una provocazione”.
Non ci credete? Qui si può ascoltare tutta la puntata con la notizia data dal grillino. Eh sì, perché di notizia si tratta: l’idea di Beppe Grillo – che per giorni ha fatto discutere giornalisti, politici e intellettuali – era uno scherzo, ovvero una bufala. È questo il corollario di quanto affermato oggi da Toninelli.
Eppure il post di Grillo era per nulla ridanciano. Conteneva diagnosi e prognosi. Con tanto di dettagli su obiettivi e compiti del tribunale del popolo (pardon, giuria popolare) che deve setacciare, vagliare e giudicare le bufale pubblicate da giornali e diffuse da telegiornali. Rileggiamo i passi salienti del post di Grillo per comprendere a che livello di raggiro mediatico si è arrivati.
Ecco la premessa: “I giornali e i tg sono i primi fabbricatori di notizie false nel Paese con lo scopo di far mantenere il potere a chi lo detiene. Sono le loro notizie che devono essere controllate”.
Quindi il rimedio: “Propongo – scrive Grillo – non un tribunale governativo, ma una giuria popolare che determini la veridicità delle notizie pubblicate dai media. Cittadini scelti a sorte a cui vengono sottoposti gli articoli dei giornali e i servizi dei telegiornali. Se una notizia viene dichiarata falsa il direttore della testata, a capo chino, deve fare pubbliche scuse e riportare la versione corretta dandole la massima evidenza in apertura del telegiornale o in prima pagina se cartaceo”.
Si aspettava a questo punto la proposta di legge vera e propria. Ma stamattina il deputato pentastellato Toninelli ha detto: era una “provocazione”. Dunque, hanno scherzato.
Alla prossima bufala.