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Come cambierà la Sec con Jay Clayton voluto da Donald Trump

Trump

Il presidente eletto Donald Trump ha scelto Jay Clayton per guidare la Securities and Exchange Commission, ossia l’authority che si occupa di gestire, supervisionare, tutelare i movimenti della borsa americana, meglio nota con l’acronimo SEC. Clayton è un partner del potente studio di avvocati Sullivan & Cromwell LLP, law firm internazionale con sede a New York e clienti del calibro di JP Morgan, Goldman Sachs, Barclays o Alibaba. Per anni ha difeso i grandi gruppi della finanze dalle accuse di violazioni alzate dalla Sec, ora sarà lui stesso a dirigere l’istituzione: il fatto “che è un deal-maker (uno che crea accordi, ndr) piuttosto che un pubblico ministero […] invia un segnale al mercato sull’approccio previsto della nuova amministrazione”, ha detto la Wall Street Journal David Goldschmidt, senior partner di Skadden Arps, “il più potente studio legale di Wall Street” secondo Forbes. Il riferimento va a Mary Joe White, attuale capo della Sec, ex pubblico ministero che ha presieduto l’organismo in un periodo in cui “ha raccolto una quantità record di sanzioni” (WSJ).

ESPERIENZA, CRITICHE E VISIONI

È un grande esperto di leggi sulla finanza, ha detto Trump annunciando la scelta, ed assicurerà che il settore finanziario possa creare nuovi posti di lavori – battendo ancora su uno dei mantra della campagna elettorale – e contemporaneamente farà rispettare le regole, ha aggiunto: ma, ha spiegato, “abbiamo bisogno di annullare molti regolamenti che hanno soffocato gli investimenti nelle aziende americane, e ripristinare la supervisione del settore finanziario in modo tale da non danneggiare i lavoratori americani”. I critici pensano che la nomina di Clayton possa portare indietro i regolamenti al periodo pre-2008, ossia quando la crisi economica globale partì proprio dalle speculazioni aggressive e sregolate di Wall Street ai tempi con paletti molto meno rigidi. Poi l’amministrazione Obama s’è trovata costretta a rivedere le cose, per esempio si pensi alla legge obamiana Dodd-Frank che attualmente regola i mercati imponendo alle banche ad accantonare maggiori capitali per fronteggiare futuri rischi, tutelando i consumatori: un sistema di regolamentazione articolato, contro cui Trump si era già espresso prima di candidarsi. “È difficile pensare come un avvocato che ha passato la sua vita ad aiutare [le aziende] di Wall Street a evitare di essere punite possa mantenere la promessa del presidente eletto Trump che le grandi banche e gli hedge fund finiscano di farla franca” ha commentato senatore dall’Ohio Sherrod Brown (capo dei democratici alla Commissione banche del Senato, che dovrà rendere definitivo il pick di Trump). Brown ha calcato su una delle promesse populistiche con cui il candidato repubblicano aveva fatto breccia tra l’elettorato delle fasce sociali più basse: io sto con voi, toglierò ossigeno alle grandi firm di Wall Street che vi rubano il lavoro e speculano sui vostri stipendi, era, più o meno parafrasando, il messaggio anti-establishment che Trump lanciava alla classe operaia medio-bassa e ai piccoli risparmiatori, seguendo il solco già tracciato della working-class contro l’élite finanziaria.

LA REALTÀ OLTRE GLI SLOGAN

Durante la campagna elettorale, uno dei temi con cui Trump ha costantemente attaccato la sua avversaria Hillary Clinton è stato proprio questo, anche sfruttando il coinvolgimento della democratica – dopo le dimissioni da segretario di Stato e prima di candidarsi – in alcuni seminari tenuti da Goldman Sachs, grande banca di investimento che aveva chiesto a Clinton analisi e consulenze per lezioni, profumatamente pagate, ai propri manager. Ora però la squadra amministrativa di Trump consta di almeno quattro elementi profondamente legati con quella stessa banca che secondo il magnate era una delle entità oscure dietro alla candidatura di “Crooked Hillary”, disonesta (crooked, detto in modo molto dispregiativo) anche perché non diceva agli elettori di essere un burattino nelle mani di Wall Street (“Goldman Sachs ha il totale controllo su di lei” diceva Trump). Steven Mnuchin è stato nominato al Tesoro, dopo una carriera di 17 anni tra i top manager di GS; Steve Bannon, l’editore del sito di bufale proto-trampista Breitbart News e consulente strategico della prossima Casa Bianca, ha fatto l’investment banker per la banca; Gary Cohn, messo a capo del National Economic Council, e stato dirigente di altissimo livello di Goldman Sachs dal 1990 e attuale Coo; e ora Clayton, che per Goldman Sachs ha seguito i casi critici legati alle accuse del governo per la crisi del 2008 – in quegli anni ha seguito anche l’acquisizione degli asset di Lehman Brothers da parte della Barclays.


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