Skip to main content

Tutte le topiche a 5 stelle di Grillo, Casaleggio e Verhofstadt

“Ci temono”. “Abbiamo fatto tremare l’establishment “. Queste le frasi che rimbalzavano tra i 5 Stelle nei corridoi di Bruxelles.

Sotterfugi, pranzi nascosti (ma Bruxelles è piccola e la gente mormora), trattative segrete portate avanti con leggerezza – probabilmente anche da millantatori politicamente non in grado di negoziare – e inesperienza politica europea: questi gli ingredienti che hanno portato i 5 Stelle sulla strada del fallimento dell’alleanza con i liberal-democratici dell’Alde.

L’obiettivo era quello di smarcarsi dall’etichetta populista che gli è stata affibbiata anche in Europa ed entrare in un gruppo politico che, con l’arrivo dei grillini, sarebbe diventato l’ago della bilancia a livello europeo. Ma le rassicurazioni di Verhofstadt, accecato dall’ambizione personale, non sono state sufficienti per convincere gli altri membri del gruppo che Beppe Grillo nel frattempo era diventato europeista.

L’errore più rilevante è stato commesso sicuramente dal presidente del gruppo Alde, Verhofstadt, che di queste trattative aveva parlato solo con qualche collega, sottovalutando “le piccole” delegazioni, perché poco numerose, prevalentemente dei Paesi del nord Europa.

Gli addetti ai lavori commentano: se da una parte si può giustificare l’inesperienza dei 5 Stelle in Europa, dall’altra viene da pensare che Verhofstadt si è fatto travolgere dal “delirio di onnipotenza” e dalla presunzione di essere qualcuno che conta sullo scacchiere europeo (cosa reale fino a l’altro ieri). Il malcontento serpeggia tra i 5 Stelle divisi tra quelli che erano stati informati delle negoziazioni e quelli che erano stati tenuti ai margini. Infatti pare che l’eurodeputato Affronte abbia lasciato la delegazione e sia passato al gruppo dei Verdi autonomamente. Sarà l’unico o si prevedono altri passaggi? E dopo la bufera 5 Stelle, il Parlamento europeo torna alle trattative per l’elezione del suo presidente, che si terrà il 17 gennaio a Strasburgo, e a questo punto, vista la figura barbina di Verhofstadt, gli italiani sono speranzosi di avere finalmente un presidente italiano che si chiami Gianni Pittella o Antonio Tajani (che sono i due candidati favoriti).


×

Iscriviti alla newsletter