Donald Trump ha provveduto a un rimpasto dello staff del Consiglio di Sicurezza Nazionale, acronimo inglese NSC. Si tratta del più alto organo di discussione in tema di politiche di Difesa e Affari esteri, ed è guidato da Michael Flynn, ex generale e consigliere intimo del repubblicano durante tutta la campagna elettorale, per questo voluto fortemente da Trump, che lo ha incaricato per nomina diretta, ossia senza passare per le audizioni di conferma al Senato (quelle che per esempio stanno complicando la strada ai nominati per il dipartimento di Giustizia e per il ruolo da segretario di Stato).
DENTRO ANCHE STEVE BANNON
Nel memorandum sul rimpasto dello staff dell’NSC è inserito il nome di Steve Bannon, ex capo della campagna elettorale di Trump e attualmente Assistente del presidente e Chief Strategist, una sorta di consulente speciale, intimo dell’inner circle presidenziale, tra i più potenti uomini della Casa Bianca, che con l’inserimento nel Consiglio ha avuto il proprio ruolo ulteriormente elevato. Bannon è famoso per essere l’editore di Breitbart News, un sito proto-trumpista. Nei giorni scorsi ha definito i principali media americani come “il partito di opposizione” all’amministrazione (parole riprese poi da Trump) e li ha invitati a “tenere la bocca chiusa”.
LA POLTRONA PER POMPEO
Nel documento diffuso sabato dal sito della Casa Bianca mancava un nome che secondo quanto annunciato da Sean Spicer, il portavoce, sarà aggiunto: quello di Mike Pompeo, direttore della Cia. Normalmente il capo della Central Intelligence non partecipa alla riunioni dell’NSC, perché dal 2005 la sedia che riguarda i servizi segreti viene occupata dal Dni, il Director della National Intelligence, ossia il referente massimo sopra tutte le agenzie di 007 americane; prima era proprio il direttore della Cia a ricoprire quella stessa mansione nell’NSC. Secondo Politico la decisione potrebbe creare contrasti, delegittimando il ruolo del Dni e creando sovrapposizioni di competenze: scontri verbali a distanza connessi anche al lavoro all’interno del Consiglio di Sicurezza Nazionale e alle sovrapposizioni di ruoli c’erano già stati per esempio nel 2009, tra l’allora Dni Dennis Blair e il direttore Leon Panetta. Ma è possibile che mettere dentro il direttore della Cia sia visto dall’amministrazione come un bilanciamento per Bannon.
IL SIGNIFICATO DEL RIMPASTO
Lo stratega politico di Trump sarà inserito come membro permanente del “Principals Committee” (PC), mentre operativi di primo livello come il Dni e il capo della Forze armate saranno convocati soltanto “se si discuteranno questioni relative alle loro responsabilità e competenze” (e con loro gli altri comandanti militari). La decisione è considerata una forte segno di politicizzazione delle future decisioni dell’NSC, tra l’altro Bannon è ritenuto inesperto per il ruolo: per esempio Susan Rice, ex National Security Advisor sotto Barack Obama, su Twitter ha definito la scelta “una follia”; John McCain, capo dell’influente Comitato forze armate del Senato, ha detto che si tratta di una “svolta radicale unica nella storia”. Il New York Times scrive che il Consiglio di Sicurezza Nazionale è un luogo dove non c’è posto per “creature politiche”, perché è lì che si analizzano i più profondi segreti di intelligence e i movimenti di potere internazionale in modo oggettivo, tale da lasciar fuori la politica. Anche David Axelrod, principale consigliere politico di Obama, ha partecipato ad alcune riunioni, ma non è mai stato un membro ufficiale. Invece Stephen Hadley, capo dell’NSC sotto George Bush, ha raccontato al Guardian che quando lo stratega Karl Rove chiese di essere ammesso ai meeting il presidente glielo negò.