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Mps e Banca Etruria, tutte le bordate di Bersani e Ciocca contro Renzi e Padoan

Di Leo Soto e Fernando Pineda

“E’ difficile sostenere che quella del governo Renzi sia stata un’esperienza positiva”. Così si conclude un denso rapporto del centro studi Nens (Nuova economia nuova società) fondato da Pierluigi Bersani e Vincenzo Visco. Proprio Visco, ex ministro delle Finanze, è l’autore del rapporto scritto pochi giorni fa con altri tre economisti: Salvatore Biasco, Ruggero Paladini e Pierluigi Ciocca (vicedirettore generale della Banca d’Italia dal 1995 al 2006).

Il rapporto fa il punto sui tre anni di governo Renzi: parole e toni sono molto critici, a tratti sferzanti (tanto che alcuni parlamentari renziani che lo hanno letto si sono stupiti per alcuni passi particolarmente acrimoniosi). Uno dei capitoli più tranchant è quello relativo alla “crisi bancaria”. “Era necessario – scrivono Biasco, Ciocca, Paladini e Visco – costituire una bad bank per smaltire i crediti deteriorati e rimettere in funzione il sistema”, anche se si tralascia l’aspetto di un’autorizzazione da parte delle istituzioni europee. La bad bank non è stata realizzata, scrivono gli esperti del centro studi fondato da Bersani, “e la crisi si è trascinata fino alla deprimente conclusione della vicenda Mps”. Le stilettate, in questo caso, sono anche indirizzate ai banchieri e all’Abi: “Vi è stato un pregiudizio ideologico, condiviso e rafforzato dalla comunità dei banchieri, contro ogni intervento pubblico diretto nel settore”.

“Se i Monti bond fossero stati convertiti in azioni tra il 2013 e il 2014 (governi Letta e Renzi), la situazione si sarebbe stabilizzata, non si sarebbero sprecati aumenti di capitale per 8 miliardi, e non si sarebbe verificata – dicono gli economisti – la massiccia fuga di depositi dal Monte che è la causa principale della richiesta da parte della Bce di una maggiore capitalizzazione della banca”. Da notare che nel rapporto – forse per la mano di Ciocca – non si ritrovano rilievi alla Banca d’Italia. Anzi, si legge che “la questione bancaria è stata più volte evidenziata come urgente dalla Banca d’Italia, ma senza successo”. Dunque colpa di Matteo Renzi e Piercarlo Padoan, anche se non si fanno i nomi: “Che sarebbe entrato in vigore l’accordo sul bail in non poteva sfuggire al governo”, rimarcano Biasco, Ciocca, Paladini e Visco.

Ma c’è anche un altro ministro – questa volta con tanto di nome – criticato: “Le mancate dimissioni del ministro Boschi in occasione della vicenda della Banca Etruria che, pur non strettamente necessarie, sarebbero state politicamente utili, ha fortemente indebolito il governo esponendolo a critiche spesso infondate, ma sempre efficaci da un punto di vista comunicativo”. Eppure non si ricordano prese di posizioni simili, sulle dimissioni del ministro Boschi, ora sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Gentiloni, da parte di Bersani. A meno che gli economisti “bersaniani” del centro studi fondato da Bersani non volessero davvero rampognare pure l’ex segretario Pd, bofonchia qualche renziano in vena di malizie.

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