Cosa bolle in pentola al Senato sulle banche? La commissione Finanze sta ultimando l’esame del decreto salva-risparmio, varato dal governo lo scorso dicembre sull’onda della crisi di Mps per mettere in sicurezza il sistema bancario italiano. La prima notizia riguarda le banche cooperative.
COSI’ IL GOVERNO HA DATO UNA SPINTARELLA ALLE BCC
Tra le questioni che stanno più a cuore al credito cooperativo c’è quella relativa alle cosiddette imposte differite (Dta). Come rivelato pochi giorni fa da Formiche.net, alcuni senatori, tra cui Cinzia Bonfrisco (Direzione Italia, il partito di Raffaele Fitto), hanno presentato un emendamento per che permette alle banche di iscrivere nei bilanci il pagamento delle imposte, versandole però negli anni successivi, con la possibilità addirittura di trasformarle in crediti di imposta (qui l’approfondimento di Formiche.net sulle misure pro-Bcc in questione), equiparandole così agli altri istituti. Oltre alla senatrice Bonfrisco, l’emendamento è stato sottoscritto dai senatori Renato Guerino Turano, del Pd , Salvatore Sciascia, di Forza Italia, e Paolo Naccarato, di Gal. Ebbene l’emendamento, come hanno confermato ambienti della commissione, ha ottenuto il parere favorevole del governo, il che significa strada spianata verso l’approvazione definitiva da parte dell’Aula, dove il testo è approdato giovedì scorso.
4 BANCHE, RISTORO PER (QUASI) TUTTI
Anche la vita dolorosa delle quattro banche fallite a novembre 2015 ha trovato posto nel decreto salva-risparmio. Il rappresentante del governo in commissione, il sottosegretario Pier Paolo Baretta, ha infatti dato parere favorevole a un emendamento del Pd che estende la tutela prevista per i risparmiatori titolari di bond subordinati e per questo rimasti senza nulla. La modifica prevede che anche i parenti stretti potranno avvalersi del meccanismo di ristoro previsti per i risparmiatori delle quattro banche. Il testo estende la possibilità di ristoro per i risparmiatori delle vecchie Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti, al “coniuge, il convivente more uxorio, i parenti entro il primo grado” che siano in possesso degli strumenti subordinati in questione “a seguito di trasferimento con atto tra vivi”.
EDUCAZIONE FINANZIARIA ADDIO
Ma non tutte le battaglie sono state vinte. Qualcosa è rimasto fuori, e non sono certo dettagli. Mancherà per esempio all’appello l’emendamento che proponeva di introdurre le misure per l’educazione finanziaria nel decreto, dopo che alla fine della settimana scorsa la proposta era stata bocciata a maggioranza dalla commissione Bilancio per mancanza della relazione tecnica che illustra le coperture (circa 1 miliardo). L’emendamento in questione serviva a riunire le iniziative legislative in materia di educazione, una su tutte quella a firma di Maurizio Bernardo, presidente della commissione Finanze della Camera, in un unico testo.
TEMPI PER L’AULA E LA COMMISSIONE SU MPS
Intanto ieri sera si tornata a riunirsi la commissione Finanze. Il decreto dovrebbe approdare in aula a Palazzo Madama nel pomeriggio di oggi. Inizialmente previsto in Aula per giovedì scorso, ha ottenuto un rinvio dalla capigruppo, a causa dell’accantonamento di diversi temi complessi e dell’attesa delle correzioni al testo da parte dell’esecutivo. Di pari passo con l’esame del provvedimento, però, la settimana vedrà il completamento dell’indagine conoscitiva sul sistema bancario, svolta nell’arco del 2016 dalla medesima commissione Finanze del Senato e considerata preliminare all’avvio di una commissione d’inchiesta. Dopo 23 audizioni e l’elaborazione di una bozza conclusiva, sottoposta ai diversi gruppi per osservazioni, si è giunti al testo finale con alcune lievi modifiche. Il documento, che indica gli aspetti del sistema bancario per cui si ritiene opportuna un’attività di approfondimento e indagine, costituisce un riferimento per l’imminente esame del ddl di istituzione di una commissione d’inchiesta sulle banche, a cominciare da Mps.
SCHIAFFO AI GRILLINI (E ALLA LEGA)
Dai lavori della commissione è poi arrivato uno schiaffo al M5S, anche se si tratta di una proposta della Lega. È stato infatti respinto il testo a prima firma Paolo Tosato (Lega) che proponeva l’introduzione di un obbligo di separazione dei modelli bancari. In particolare, la proposta incaricava il Mef per l’emanazione di uno o più regolamenti che distinguessero “le Banche commerciali e le Banche d’affari, tutelando le attività finanziarie di deposito e di credito inerenti l’economia reale e differenziando tali attività da quelle legate all’investimento e alla speculazione sui mercati finanziati nazionali e internazionali”. L’emendamento chiedeva anche di prevedere “il divieto esplicito per le Banche che effettuano la raccolta di depositi o di altri fondi con obbligo di restituzione di svolgere attività legate alla negoziazione di valori mobiliari in genere”. La questione è cara al M5S, che più volte ha tentato di infilarla in qualche provvedimento, compresa la manovra (qui l’intervista di Formiche.net al deputato grillino membro della commissione Finanze della Camera, Alessio Villarosa). Non solo. Senza contare che la separazione bancaria è stata inserita anche nella riforma della Banca d’Italia proposta un anno fa dal Movimento.