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Cosa pensano al Fatto Quotidiano Travaglio, Gomez, Padellaro e Scanzi degli ultimi subbugli a 5 stelle di Virginia Raggi

MARCO TRAVAGLIO ANDREA SCANZI_4_resize

Un interesse sproporzionato da parte dei media travolge la sindaca Virginia Raggi. Pare essere questa la linea che, trasversalmente, accomuna gli ultimi commenti delle principali firme del Fatto Quotidiano, a partire dal direttore Marco Travaglio, passando per il suo predecessore Antonio Padellaro fino ad arrivare al direttore del Fatto online Peter Gomez e della firma Andrea Scanzi. Non un vero e proprio cambio di direzione, ma forse un tentativo di ridimensionare le ultime vicende che hanno colpito la sindaca (le polizze assicurative di cui è beneficiaria a sua insaputa, oltre alle indagini per falso e abuso d’ufficio), rispetto a quelle passate (i casi Muraro e Marra), o di altri politici (come il ministro Luca Lotti per la vicenda Consip) ritenute molto più politicamente rilevanti.

LA DIFESA DI TRAVAGLIO

Se era sembrato che Marco Travaglio avesse scaricato Virginia Raggi, come già sottolineato su Formiche.net, nell’editoriale odierno si fugano ulteriormente i dubbi degli scorsi giorni. Nella colonna destra del Fatto, il direttore ha infatti spiegato che “se qualcuno ci domanda a bruciapelo il nome di un incapace che sbaglia a scegliersi i collaboratori, la nostra risposta è scontata, automatica: Virginia Raggi”, ma non semplicemente perché, in effetti, i suoi collaboratori hanno dovuto lasciare (volontariamente o no) le loro posizioni (“La Muraro indagata, Minenna fuggito, Raffaele Marra arrestato, Carla Raineri e Renato Marra bocciati dall’Anac, Romeo e le polizze a sua insaputa”), ma anche perché “da sette mesi tv e giornali parlano più del Campidoglio che di Palazzo Chigi”. Un interesse sproporzionato, secondo Travaglio, se si considerano vicende di altrettanto interesse pubblico e che coinvolgono, però, altri soggetti, come il sindaco di Milano Beppe Sala, l’ad della Rai Antonio Campo Dall’Orto, il governatore della Campania Vincenzo De Luca e l’ex presidente del consiglio Matteo Renzi. “Immaginate se la stessa attenzione – scrive Travaglio – fosse mai stata dedicata agli staff degli altri pubblici amministratori, tutti molto più nutriti e costosi di quello della Raggi”. A conferma di questa tesi, dalla sua pagina Facebook personale Marco Travaglio ha condiviso l’articolo di Tommaso Rodano in cui il giornalista racconta come “il Tg di Orfeo si dedica a Roma otto giorni a settimana”. “Anche domenica sera, due servizi sul Campidoglio – prosegue l’articolo – in cui “la pagina romana occupa quasi 4 minuti di tg”.

QUESTIONE DI SFORTUNA, PER PADELLARO

A far capitolare Virginia Raggi, secondo il fondatore del Fatto Antonio Padellaro, non saranno le “risse intestine” o gli “assessori in fuga”, non sarà “la saga Muraro e quella dei fratelli Marra”, e neanche “il complotto dei frigoriferi e quello presunto per danneggiare il rivale De Vito”. Neanche l’aver ricevuto “un avviso di garanzia”, ma sarà la sfortuna. Perché, spiega Padellaro nel suo commento del 5 febbraio, “in una città nei secoli abituata a dileggiare papi e monarchi, che per liberarsi di un calciatore particolarmente pippa inventa la strepitosa battuta: ‘A coso vi è qua che te faccio l’autografo’, nel regno di Pasquino e Gigi Proietti, di quelli che si rovinano per il gusto di una battuta e che venerano il cinismo andreottiano, si tollera magari il politico ladro non quello sfigato, Mafia Capitale non la polizza sentimentale che non sta in piedi”. Ad aggiungersi, anche “l’accanimento spesso doloso dell’informazione unica”, che nelle vicende riguardanti i 5 stelle ha sempre un peso maggiore. Padellaro, però, come anche Peter Gomez, aveva scaricato la sindaca dopo l’arresto di Raffaele Marra: “È la questione morale divenuta insensatezza – scriveva Padellaro -, la sciatteria civica di chi scambia la fascia tricolore per un indumento, l’idea impunita di farla franca sempre e comunque. Oppure nel migliore dei casi la balordaggine di chi lascia l’auto con le chiavi sul cruscotto e poi si meraviglia del furto” (qui tutta la ricostruzione di Formiche.net).

“L’IMPONENTE CAMPAGNA MEDIATICA” DI GOMEZ

“Nella vita c’è qualcosa che si chiama responsabilità politica”, spiegava lo scorso dicembre il direttore del Fatto online Peter Gomez durante la riunione di redazione trasmessa in diretta su Facebook e riferendosi alle responsabilità di Virginia Raggi sulla scelta (e la blindatura) di Raffaele Marra, arrestato per corruzione, come suo braccio destro. “C’è un evidente contrasto tra i principi che il Movimento dice di sostenere e il suo (della Raggi, ndr) comportamento” che avrebbe dovuto portare la sindaca, e il Movimento, a staccare la spina dell’amministrazione capitolina. Ma riguardo le ultime vicende che hanno travolto Raggi, dall’interrogatorio fiume in procura alle polizze assicurative stipulate dal collaboratore Salvatore Romeo, è stata portata avanti una “imponente campagna mediatica in cui si mischiano notizie vere ad altre completamente false”, a cui si sommano gli errori commessi dalla sindaca. Nessuna richiesta di dimissioni, però, come in passato, seppure non traspare neanche un appoggio incondizionato.

PER SCANZI RAGGI NON È IN GRADO DI GOVERNARE

Ma c’è, al Fatto Quotidiano, chi pensa che Virginia Raggi “non sia in grado di governare”. Lo scrive Andrea Scanzi, su richiesta dei fan/lettori (“Molti di voi mi chiedono di scrivere ‘qualcosa’ su Virginia Raggi. In realtà non ne ho granché voglia”), su un post pubblicato lo scorso 5 febbraio dal titolo “Virginia Raggi, riflessioni sparse”. In quelle riflessioni, Scanzi concordava con l’editoriale scritto dal direttore del Fatto il giorno precedente, il 4 febbraio (“concordo con Marco Travaglio quando scrive che ‘noi italiani siamo sempre condannati a scegliere fra i mascalzoni e i coglioni’”), e pur non giudicando la sindaca “mascalzona”, la ritiene però “politicamente cogliona”. La conclusione della penna del Fatto è una: “O la Raggi cambia di colpo marcia – conclude Scanzi -, trovando forze e risorse (sue e della sua squadra) che al momento non si intravedono: oppure è tempo di staccare la spina”. Anche per Scanzi, però, la sindaca ha “quasi tutti i media (a prescindere) contro”.


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