“Leonardo parteciperà alla competizione per il futuro velivolo da addestramento della U.S. Air Force, denominata T-X, offrendo il proprio sistema di addestramento integrato T-100 e opererà attraverso la controllata americana Leonardo DRS che agirà in qualità di prime contractor”. E’ quanto si legge nella nota stampa diffusa dal gruppo italiano martedì 8 febbraio.
LA FORZA DELL’OFFERTA
L’azienda capitanata dall’amministratore delegato Mauro Moretti tre settimane fa aveva annunciato di uscire dalla partnership con l’americana Raytheon con cui lo scorso febbraio si era accordata per la collaborazione nella gara nell’ambito del programma T-X, quello con cui il Pentagono vuole sostituire lo storico aereo da training T-38 Talon con un biposto più moderno e tecnologico. Tra le due aziende si era aperto un contenzioso già nell’ottobre del 2016, differenze di vedute su chi dovesse controllare il progetto e dove impiantare gli impianti di assemblaggio; poi la crisi definitiva di gennaio, con le distanze inconciliabili sui costi del velivolo. Raytheon chiedeva di abbassarli ad un livello non raggiungibile dalla società italiana: su Formiche.net Guido Crosetto, presidente della Federazione delle aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza (Aiad) aveva commentato che “a due mesi dalla gara, la decisione repentina e improvvisa di Raytheon mostra un atteggiamento superficiale e non da grande azienda qual è”.
LE COLLABORAZIONI AMERICANE GIÀ IN CORSO
Sul piatto 350 velivoli per un valore della commessa stimato in miliardi di dollari (16) e la decisione del Pentagono che arriverà entro la fine dell’anno su un “unico venditore”. Secondo le dichiarazioni di Moretti la forza dell’offerta italiana sta nella “capacità di comprendere a fondo i requisiti addestrativi dei piloti militari e sulla competitività del nostro sistema di addestramento integrato T-100”. Il velivolo è un addestratore di ultima generazione basato sull’M-346 di Leonardo, che ha già battuto la concorrenza entrando in servizio in diversi Paesi nel mondo (Israele, Polonia, Singapore, nonché Italia). Partner americani restano con Leonardo: è la Honeywell Aerospace infatti a fornire i due motori al jet, e soprattutto sarà la CAE a sviluppare il Ground Based Training System (GBTS), ossia il sistema di addestramento a terra. Da tempo i rumors parlano anche della volontà di Leonardo di costruire un impianto di assemblaggio negli Stati Uniti: possibile che questo, unito col fatto che circa il 50 per cento della componentistica del velivolo è “Made in Usa”, potrebbe essere una dote in più per l’occhio attento agli investimenti interni dell’amministrazione Trump.
COME PROCEDE LA GARA
A inizio febbraio la Northrop Grumman e la BAE Systems inglese hanno fatto sapere l’intenzione di ritirarsi dalla gara. L’amministratore delegato della N-G, Wes Bush, secondo quanto riportato da Defense News aveva fatto capire di non essere interessato alla guerra al ribasso in atto tra Lokheed Martin, che offre un addestratore già in uso in Corea del Sud e che è forte di essere la stessa ditta che costruisce gli F-35 e gli F-22 (i più tecnologici caccia in circolazione), e la Boeing, che con Saab ha studiato un progetto appositamente cercando di tenere bassi i costi – la quinta offerta sul tavolo è quella che arriva dalla joint venture tra Sierra Nevada e Turkish Airlines, che i siti specialistici definiscono “misteriosa”.