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Ecco come Casini, D’Alia e Galletti vogliono fare centro con Renzi

Un movimento che riunisca i moderati mettendo al centro l’Europa, “non per darne una rappresentazione retorica ma partendo dalla realtà”. Tanto da inserirla addirittura nel nome: ”Centristi per l’Europa”. “Un atto di coraggio, in un momento in cui non gode di popolarità, ma che tuttavia va spiegata per farne qualcosa di concreto”, ha detto il presidente commissione esteri del Senato Pierferdinando Casini, che dal teatro Quirino di Roma ieri ha lanciato questo nuovo soggetto politico, guidato dall’ex presidente dell’Udc Gianpiero D’Alia. Perché oggi, ha aggiunto Casini, “l’Europa è a un bivio” e “se si fraziona in Paesi non ce n’è più per nessuno, nemmeno per Francia e Germania”.

“RENZI DICA COSA VUOLE FARE, ALL’ITALIA SERVE CAPACITÀ DI UNIRE”, AFFERMA CASINI

Casini ha citato spesso Matteo Renzi, che “ha costruito sulla rete una realtà virtuale e mistificata, trovandosela al referendum tutta contro”, e che “non deve pensare che quel 40% sia solo suo, perché ci siamo anche noi”. “Dobbiamo capire se Renzi ha inteso fare una campagna solo per promuovere la sua immagine sul mondo moderato o se i contenuti che ha promosso non li rinnega”, ha affermato Casini: “Come ad esempio il Jobs Act, contrastato da gente come Pisapia”, che “ammetto essere un vero garantista” ma che “ha lavorato solo per rinnovare parole d’ordine consunte della sinistra”. Mentre alla politica italiana serve “la capacità di unificare, costruendo suggestioni nuove e andando contro vigliaccherie latenti”. Per contrastare i populismi facendo appello ai moderati: “Ho paura di vedere l’Italia trasformata in una grande Roma, mentre verso Grillo vedo solo indulgenze. Di incompetenza e pasticcionismo però un Paese muore”.

CASINI: “SALVINI È INCOMPETENTE, SPERO CHE BERLUSCONI NON CORRA CON LUI”

“Quando vedo quell’incompetente di Salvini – sferza Casini – che va in tv con i doposci mi viene il latte alle ginocchia”: “Non so cosa abbia da spartire con gente come Tajani, ma se Berlusconi va alle liste con lui allora è la fine. Io spero di no”. Anche perché “Salvini è l’unico che non ha capito che sta lavorando per Grillo, il solo che va all’incasso. Fa venire nostalgia di Bossi”. Entrando nei temi, sull’immigrazione “l’Europa deve prendere il controllo delle frontiere: la solidarietà va conciliata al rispetto della legge, o si rischia di alimentare un razzismo di ritorno nelle classi povere del Paese, con la gente che dorme sotto i ponti e per le strade. Questa non è accoglienza”. Sulla legge elettorale, “noi sosteniamo da sempre il proporzionale, e arriva ora che non ci sono più i partiti: fuori tempo massimo”. E si dichiara per “una legge che consenta ai cittadini di scegliersi i parlamentari, senza imposizione di capilista”.

IL MINISTRO DELL’AMBIENTE GALLETTI CITA LA LAUDATO SI’ DI PAPA FRANCESCO

In platea si scorgono il presidente della commissione Finanze del Senato Luigi Marino, il senatore Aldo Di Biagio, il segretario della Camera Ferdinando Adornato e il deputato Mauro Libè. Sul palco invece giovani professionisti e giovani politici, studentesse e amministratrici. Preceduti dall’introduzione del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, che rivendica l’orgoglio di “stare dalla parte dell’Europa”, dove “non c’è bisogno di muri” e chi la vuole “isolata la vuole in serie b”. E dei suoi “valori costituenti”, come la “sussidiarietà e l’amicizia tra le popolazioni”. Citando la Laudato Si’ di Papa Francesco: “un’enciclica molto bella che il Santo Padre ci ha regalato e che ci dice che senza etica non c’è risposta”.

IL COORDINATORE D’ALIA: “SIAMO UNA START-UP, VOGLIAMO UNIRE LA MAGGIORANZA SILENZIOSA”

A concludere quella che è la prima assemblea nazionale è il coordinatore, Gianpiero D’Alia: “Non siamo un partito, ma un movimento che è una start-up”, precisa subito. In un tempo dove i partiti, che “hanno fallito la stagione delle riforme rifiutandosi di fare la legge elettorale nel 2012”, sono “fragili tanto quanto i corpi intermedi”. E il referendum ha chiuso la stagione dei leader carismatici”. “Delegando tutto ai leader il Paese si è infiacchito – continua D’Alia – mentre noi vogliamo costruire un partito con chi ha la stessa visione di società”, ovvero la “maggioranza silenziosa degli italiani”. “Vedo chi si definisce sovranista o nazionalista, proponendo scorciatoie rispetto a problemi che vanno affrontati” conclude D’Alia: “Nella storia però chi ha fatto così non ha fatto crescere il Paese, ma lo ha portato allo sbando”.


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