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Che cosa prevedono le nuove linee guida di Trump su immigrati e clandestini

trump

Il dipartimento per la Homeland Security (anche Dhs) americano ha tradotto in policy la visione politica del presidente Donald Trump sull’immigrazione, emanando martedì le linee guida per “trovare, arrestare e deportare [gli immigrati] irregolari” (sintetizza all’estremo il New York Times).

I MEMORANDUM

Il tanto discusso executive order che bloccava gli ingressi per tre (da sette Paesi) e quattro mesi (per i richiedenti asilo) è attualmente sospeso, e la Casa Bianca sta pensando a una revisione puntuale del decreto, emettendone un altro simile che possa aggirare i blocchi imposti dai tribunali (facendo decadere il precedente). Ma il Dhs, che già nei giorni successivi all’ordine presidenziale aveva compiuto una fitta serie di perquisizioni, si è portato avanti e ha preparato un memorandum per i propri funzionari in cui richiede l’applicazione “fedele delle nostre leggi sull’immigrazione”, ha scritto il segretario John Kelly.

I CAMBIAMENTI

Le nuove procedure avranno un approccio più aggressivo contro i clandestini, permettendo agli agenti dell’ufficio immigrazione, ai doganali e alla normale polizia, di rimpatriare i colpevoli per qualsiasi genere di reato e andranno a cambiare alcune direttive già imposte dall’amministrazione Obama. A cominciare dai reati: qualsiasi immigrato irregolare viola la legge penale americana diventa oggetto di rimpatrio, mentre finora il provvedimento espulsivo riguardava solo i reati gravi. Cambiano anche le procedure per i rimpatri veloci, gli expedited removal, che bypassano le udienze di processo: sotto la presidenza di Barack Obama potevano essere rispediti nel paese di origine coloro che venivano presi nei primi 14 giorni dall’ingresso negli Stati Uniti ed entro 100 miglia dai confini, ora vengono eliminati i limiti territoriali e allungata la finestra temporale a due anni.

NUOVI AGENTI

Altro aspetto riguarda l’aumento delle forze dell’ordine. Uno dei memorandum del Dhs prevede l’assunzione di 5000 Border Patrol, la formazione di altri 10mila agenti dell’Immigration and Customs Enforcement (Ice) e la creazione di un ufficio interno per l’assistenza delle persone “uccise” dagli immigrati senza documenti. Questo aspetto è più di tutti gli altri un segnale politico alla base elettorale trumpiana, che facilmente incolpa gli immigrati irregolari di togliere il lavoro agli americani, di commettere crimini efferati e di essere un onere finanziario per i governi federali, statali e locali. Dati alla mano: gli immigrati sono coinvolti meno dei nativi in questioni criminali, secondo gli studi dell’American Immigration Council. Verrà riattivato inoltre anche il “287(g) program” con cui si permette agli sceriffi locali di provvedere al reclutamento di unità di poliziotti che una volta ultimato un training potranno avere poteri equiparabili ai funzionari dell’Ice.

GLI ASPETTI POLITICI

Non dovrebbero invece cambiare le opportunità per i “dreamers“, ossia coloro che sono entrati in America da minorenni, che potranno continuare a cavalcare il sogno senza il rischio deportazioni. Le nuove regole incontrano molte opposizioni. Non è definibile ancora l’impatto: si parla di circa 11 milioni di immigrati irregolari presenti negli Stati Uniti, anche se la Casa Bianca assicura che non sarà una deportazione di massa: si pensa che il provvedimento ne potrebbe colpire un venti/trenta percento. Trump durante la campagna elettorale aveva annunciato di voler rimpatriare tutti i clandestini, ma il problema, oltre che di natura etica, diventa di carattere economico e logistico. Il Dhs prevede la costruzione di nuovi centri di detenzione per gli irregolari in attesa di deportazione e l’assunzione di migliaia di nuovi agenti, ossia aspetti che richiedono la copertura economica (non quantificata esplicitamente nei documenti del Dhs), che l’amministrazione dovrà cercare al Congresso. La direttiva ha già trovato l’opposizione di alcuni sindaci delle cosiddette “città santuario”, che sono quelle che trattano in modo soft i clandestini: Bill de Blasio, sindaco di New York (una “sanctuary city”) ha detto che collaborerà con le agenzie federali nei casi in cui “verrà provata la minaccia alla sicurezza pubblica”, ma ha promesso che “quello che non faremo è trasformare gli agenti dell’NYPD in agenti dell’immigrazione” – che è quello che prevede il 287(g) program. Trump ha minacciato di togliere i fonti federali alle città santuario se non usciranno dal loro status.


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