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Donald Trump, la strategia dei “fatti alternativi” contro le “fake news”

Donald Trump combatte una guerra contro le “fake news”. Ha un elenco dei media che secondo lui non raccontano la verità. “New York Times, NbcNews, ABC, CBS, CNN, non sono i miei nemici, ma nemici del popolo americano”, ha scritto su Twitter, la sua piattaforma preferita di comunicazione e informazione (qui l’articolo di Formiche.net su come maneggia i due account). Gli americani, comunque, non credono nei media tradizionali: solo il 32 per cento si fida di quello che dicono.

MACCHINA DI “FATTI ALTERNATIVI”

Ma a volte è capitato anche a Trump di dire cose non vere. Dal fantomatico attentato in Svezia agli indici di disoccupazione tra gli americani. Nel nuovo governo americano, la più ferrata nell’arte di inventare è il consigliere Kellyanne Conway, ideatrice della teoria dei “fatti alternativi”. Ha difeso il veto agli immigrati con il “massacro di Bowling Green”. “Tu dici che sono falsità e lui (Sean Spicer, portavoce di Trump, ndr) offre fatti alternativi”, è stata la risposta di Conway, alla domanda del giornalista Chuck Todd sulle informazioni fornite dal portavoce in riferimento al numero di persone che aveva partecipato all’Inauguration Day di Trump. “Il pubblico più numeroso che abbia mai assistito a un insediamento nella storia degli Stati Uniti”, aveva detto Spicer. Anche sul fatto che quel giorno pioveva Trump ha cercato di cambiare la realtà dicendo: “No, il giorno dell’Inauguration Day non è caduta nemmeno una goccia a Washington”.

IL FACT CHECKING DI TRUMP

Secondo uno studio del sito Politifact, che ha sviluppato un metodo per analizzare l’indice di verità nei discorsi dei politici, il 70 per cento di quello che dice Trump è “falso” o “molto falso”. Narcisismo o strategia? Chissà. Sull’ex presidente Barack Obama, invece, era stato calcolato che il 25 per cento di quanto diceva era “falso” o “molto falso”.

QUESTIONI DI FONTI

Una delle teorie è che Trump non mente ma dice falsità. Falsità che legge sui siti di informazione che segue. Per esempio: l’idea di sostenere che ha perso il voto popolare nelle elezioni di novembre perché hanno votato circa cinque milioni di immigranti illegali è stata pubblicata prima delle sue dichiarazioni dal sito Infowars, un sito di estrema destra che si occupa di complotti (tra cui la teoria che sostiene che l’attacco alle Torre Gemelle è stato organizzato dal governo americano). L’articolo sulle presidenziali del 2016 si basa su un tweet di Gregg Phillips, fondatore dell’applicazione VoteStand, che però non ha mai spiegato come è arrivato a quella conclusione. Un altro sito seguito da Trump è Breitbart News, famoso per la mancanza di rigorosità ed eccesso di commenti camuffati da informazione (qui l’articolo di Formiche.net sul giornalista di Breitbart News, Milos Yiannopoulos).

ARMA POLITICA

Mentre un gruppo di 35 psichiatri sostiene che Trump ha un disturbo della personalità e ha scritto una lettera aperta spiegando il perché, per Maria Konnikova, giornalista ed esperta in psicologia, quella di Trump è una strategia politica: un modo di modificare la realtà che lo circonda attraverso le parole, in funzione delle circostanze, per indebolire i media agli occhi dei cittadini comuni.

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