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Cercasi disperatamente un Trump italiano?

Chi ha letto le sue corrispondenze dagli Stati Uniti per Il Tempo, sa che Paola Tommasi ha trasformato il sogno americano in un sogno italiano, dipingendo in modo vivido i retroscena della corsa elettorale più controversa degli ultimi decenni. Ieri, venerdì 3 marzo, a palazzo Wedekind a Roma, è stato presentato il suo libro, “Attaccateve al Trump”, una raccolta degli articoli scritti per il quotidiano romano, durante il periodo trascorso come volontaria (unica italiana) nello staff del candidato repubblicano. Sono intervenuti il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, e l’ex ministro delle Pari opportunità, Mara Carfagna (Forza Italia), moderati dal direttore del Tempo, Gian Marco Chiocci.

“Paola Tommasi aveva previsto la vittoria del tycoon”, ha detto Chiocci, “e nel suo libro racconta, dopo averlo vissuto dall’interno, il fenomeno Trump, ovvero in che modo un personaggio così bizzarro abbia stravinto le elezioni. Quando non si sapeva ancora chi avrebbe avuto la meglio, alcuni politici italiani si schierarono in modo plateale con l’altra candidata, Hillary Clinton, la cui vittoria veniva data per scontata”, ricorda.

Ma non tutti: “L’elezione di Trump è stata una scelta degli americani e va rispettata”, ha detto Alfano. “Donald era un outsider, era prevista una sfida tra i rappresentanti di due grandi dinastie, Jeb Bush e Hillary Clinton, ma è andata diversamente e Paola lo ha capito in anticipo. È molto difficile capire i paesi di cui non si è cittadini”, ha aggiunto il ministro, “ciò nonostante, c’è una presunzione da parte dell’Italia e dell’Europa nel giudicare il neo presidente. Dopo il provvedimento anti immigrazione, a indignarsi sono stati gli stessi che mai avrebbero accolto i migranti in Europa. Trump ha vinto perché non è un ipocrita”.

Il ministro degli Esteri ha poi proseguito commentando l’opinione di Trump sulla Alleanza transatlantica: “Il presidente americano merita pacatezza nel giudizio, anche quando definisce obsoleta la Nato. Quando è stata costituita si prefigurava un attacco da Est, ma ciò non significa che debba essere abbandonata. Oggi l’Europa deve piuttosto difendersi dal Sud, gestendo i flussi migratori e giocando un ruolo da protagonista, in ragione della posizione geopolitica, in mezzo fra Russia e Stati Uniti”. Ma il vecchio continente, per Alfano, può stare davvero in prima linea solo implementando un sistema militare comune, “progetto che veniva evocato spesso nelle lettere di De Gasperi e del quale a breve ribadiremo la necessità, in occasione del 60esimo anniversario dei Trattati di Roma”.

Sulla stessa linea Mara Carfagna, che auspica un Trump italiano. Ma, sottolinea, non è Berlusconi. “Non li accomunano molte cose, a parte una simile radice imprenditoriale e il fatto che entrambi parlino alla testa e al cuore delle persone”. L’ex ministra delle Pari opportunità non ha gradito alcuni “toni e modi” della comunicazione del presidente Usa, ma sull’immigrazione sposa il suo approccio: “Non possiamo farci carico dei problemi del mondo”, continua, “dobbiamo agire, come paese ed Europa, alla radice, combattendo i problemi che danno origine ai flussi migratori. C’è bisogno di un Trump in Italia? Sì, qualcuno che individui problemi e che li risolva con decisione”.

È il fulcro di libri, dibattiti, fake e real news, il suo passato e il suo presente vengono sviscerati ogni giorno da tutto il mondo, ma lavorando a stretto contatto con lui, la nostra visione di Donald può cambiare radicalmente. A partire dai capelli che, dice Paola Tommasi, “non sono arancioni, come tutti credono, ma biondo platino, con delle ciocche bianche”. Sfatata la leggenda dei capelli, rimane da sapere com’è il suo atteggiamento. Bullo? Arrogante? Scordatevelo: “E’ molto garbato e addirittura paterno nei confronti di tutti i componenti dello staff. Chiedeva il parere di ognuno, e se qualcuno esprimeva un concetto azzeccato ed efficace, lo faceva suo e lo ripeteva dal podio”. Nuance di biondo a parte, la giornalista ha apprezzato le modalità di crowdfunding per la campagna, fatta, ad esempio, mettendo all’asta alcuni quadri di proprietà del tycoon. Ma anche l’inserimento nel programma di richieste provenienti direttamente dagli elettori interpellati dallo staff, e poi l’abolizione della tassa di successione, la riduzione delle aliquote e i 18 punti del “contratto con gli americani”. “Però, non sono d’accordo sulla difesa del secondo emendamento”, ammette. “Il possesso di armi fa parte della cultura degli americani, ma esula dalla mentalità italiana e non può che risultarci incomprensibile”.

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