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Lobby, ecco sì e ni a una regolamentazione

Federico Anghelè, Riccardo Nencini, Pierluigi Petrillo e Lorenzo Lipparini (convegno lobby)

Un socialista, con responsabilità di governo, come Riccardo Nencini. Il radicale Lorenzo Lipparini della giunta milanese guidata da Beppe Sala. E, soprattutto, due esponenti dell’amministrazione a cinquestelle di Roma: l’assessore alla Semplificazione Flavia Marzano e il presidente della commissione Riforme istituzionali Angelo Sturni. Il primo dato politico che può trarsi dal dibattito sulla regolamentazione delle lobby – organizzato dall’associazione Riparte il futuro nella sede del Centro Studi Americani – è questo: la presenza, nient’affatto scontata e più cospicua nel numero, di due rappresentanti del Campidoglio a guida grillina. Il segnale che su questo tema il movimento di Beppe Grillo e Davide Casaleggio sta maturando una posizione ormai lontana dalle polemiche delle origini quando ad ogni pie’ sospinto i lobbisti venivano indicati come la causa di tutti i mali.

Qualcosa dunque sta cambiando, come ha confermato nei suoi interventi anche Marzano – per la precisione non un’attivista cinquestelle ma pur sempre assessore di Virginia Raggi – a suo agio nell’utilizzare con frequenza la parola lobby, troppo spesso invece evocata dalla politica a mo’ di spauracchio. “Ho già messo in rete la mia agenda pubblica, con l’indicazione di tutti gli incontri di cui sono protagonista“, ha spiegato, prima di aggiungere che progressivamente questa misura sarà estesa anche a tutti gli altri assessorati in modo da garantire sempre più trasparenza. Concetto che poi, in fondo, fa rima con quello di regolamentazione delle lobby.

All’iniziativa di Marzano viaggia parallela l’ipotesi di un registro dei portatori d’interesse cui far iscrivere tutti coloro che svolgano attività di influenza in Campidoglio. Obiettivo messo nero su bianco anche da Raggi nelle sue linee programmatiche di governo della città. Da questo punto di vista da Sturni – pungolato dai giovani della fondazione Cultura Democratica – è arrivata quella che si potrebbe definire una timida apertura: nel senso che non esiste alcuna preclusione in proposito, anzi, pur dovendosi però procedere – ha affermato il consigliere del movimento – per alcuni necessari step. E, quindi, prima il regolamento comunale sugli istituti di partecipazione e poi l’intervento per garantire la massima trasparenza di tutti i lavori d’aula e delle commissioni. Senza dimenticare – ha precisato Sturni – che prima occorrerebbe una normativa nazionale in materia cui rifarsi.

Ed è qui che arrivano i problemi. Perché in questi lunghi decenni – come ricorda spesso uno dei massimi esperti di lobby in Italia, il professore della Luiss Pier Luigi Petrillo (che ha partecipato al dibattito nella veste di moderatore) – i tentativi di introdurre una regolamentazione sono stati oltre 50, tutti rigorosamente falliti per un motivo o per l’altro. Una costante della storia repubblicana cui non sfugge neppure questa legislatura come dimostra il disegno di legge a firma di Luis Orellana incagliato da oltre un anno in commissione Affari costituzionali del Senato.

Eppur si muove, verrebbe comunque da dire parafrasando il titolo del convegno organizzato dall’associazione Riparte il futuro. Nonostante il mancato approdo a un norma quadro nazionale, infatti, nel 2016 si sono moltiplicate le iniziative messe in campo da singole istituzioni per cercare di regolamentare, per quanto di loro competenza, il fenomeno.

L’ultimo esempio è rappresentato dal registro dei portatori di interesse appena istituito a Montecitorio, le cui indicazioni attuative sono entrate in vigore martedì scorso. Un provvedimento non privo di limiti, ma che rappresenta però un primo passo in avanti avanti, anche sotto il profilo culturale. “La materia sta procedendo a stantuffo, a intermittenza“, ha commentato il viceministro Nencini, che poi ha aggiunto: “E’ una disciplina parziale, ma è sempre meglio che niente. Il vero buco è, invece, rappresentato dalla mancata calendarizzazione del lavoro parlamentare. Il tempo per fare qualcosa, però, ci sarebbe: mancano ancora molti mesi alla fine della legislatura e questa è senza dubbio una questione prioritaria“. Anche perché – dallo scorso primo gennaio – si è passati a un sistema di finanziamento della politica basato esclusivamente sui contributi privati. Il che vuol dire, inevitabilmente, più rapporti tra portatori di interesse e partiti, senza l’esistenza però di una legge che stabilisca come debbano svolgersi queste relazioni. Un appello a intervenire condiviso, ovviamente, dal presidente di Riparte il futuro Federico Anghelè: “Lo stallo a livello nazionale – in particolare per quanto riguarda la commissione Affari costituzionali del Senato – è un male e ci auguriamo che presto venga superato. Non è tollerabile proseguire così“.

Alla novità della Camera se ne aggiungono poi altre avviate a livello ministeriale. E’ il caso, ad esempio, di Carlo Calenda che allo Sviluppo economico ha introdotto un registro dei portatori d’interesse – cui al primo marzo risultavano iscritti 632 soggetti – e l’agenda pubblica degli incontri. Un’iniziativa, quest’ultima, assunta anche da Nencini che ha previsto, inoltre, pure l’obbligo di indicare il nome dei soggetti incontrati e di non limitarsi a quello delle aziende o delle associazioni di cui fanno parte.

Percorso analogo, come detto, si sta svolgendo pure in alcuni enti locali. Oltre a Roma, si sta muovendo in questa direzione anche Milano. La prima fase – attualmente in corso – è anche in questo caso la pubblicazione dell’agenda degli assessori, a partire da quello alla partecipazione Lipparini. “Ma vogliamo estenderla a tutti gli altri e pure ai dirigenti apicali del comune“, ha osservato lo stesso assessore a margine del dibattito. E un registro dei portatori d’interesse o, meglio, dei lobbisti? “Crediamo che possa essere istituito solo in presenza di linee guida nazionali in modo da varare una disciplina davvero chiara, efficace e trasversale“. Un’altra voce, l’ennesima, affinché sulle lobby il Parlamento e il governo battano un colpo dopo i numerosi tentativi andati a vuoto.

(A questo link può essere consultato integralmente il report di Riparte il futuro sulla regolamentazione delle lobby)


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