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Leonardo/Finmeccanica, tutte le sfide di Alessandro Profumo tra Francia e Stati Uniti

Cosa farà un banchiere alla guida di Leonardo Finmeccanica? La scelta  del governo Gentiloni ha aperto interrogativi e alimentato inquietudini nell’ambiente militare da sempre attento alle evoluzioni dell’industria nazionale.

Già nelle ore precedenti alla designazione si sono levate voci circa un possibile spezzatino del gruppo di piazza Montegrappa a favore dei francesi. La realtà spesso smentisce le previsioni ed è assai difficile immaginare un manager come Alessandro Profumo in versione arrendevole. Quel che è certo è che il suo battesimo internazionale avverrà proprio Oltralpe. Il salone di Le Bourget ogni due anni riunisce tutti i big del settore e per Leonardo sarà un appuntamento significativo per presentare la nuova leadership dopo il triennio a guida Mauro Moretti. Se il progetto “one company” non sembra essere in discussione, è invece da svolgere e declinare il tema delle alleanze internazionali e dei nuovi prodotti del campione italiano. La fase 1 di Moretti prevedeva la riduzione del perimetro aziendale e del debito in modo da avviare – la fase 2 – il rilancio e lo sviluppo. E’ esattamente qui che l’ex ad di Unicredit riceverà il testimone. Ed è qui che si sono condensate le critiche nei confronti del suo predecessore e le paure circa le effettive capacità del nuovo corso.

Profumo non avrà molto tempo per conoscere la grande quantità di attività svolte da Leonardo (dallo spazio alla elettronica) e la eventuale scelta di un braccio destro “interno” come direttore generale non lo solleverà dalla responsabilità di dare l’indirizzo strategico di un gruppo le cui strade portano convergono fatalmente verso gli Stati Uniti, o almeno da lì passano di sicuro. La presenza nel consiglio di sorveglianza della banca russa Sperbank non è il biglietto da visita migliore ma lo spessore internazionale di Profumo gli sarà senz’altro utile per focalizzare la priorità delle collaborazioni transatlantiche. 

Un nodo mai sciolto, giusto per stare all’agenda dei primi cento giorni, è quello relativo alla partecipazione al programma Jsf, ovvero quello relativo al caccia F35. La partnership con Lockheed Martin non è stata sin qui molto valorizzata da Leonardo Finmeccanica. Sebbene i primi segnali di Moretti fossero positivi, il corpaccione aeronautico di Montegrappa è rimasto convinto della bontà degli Eurofighter, velivoli dove il protagonismo italiano è certamente superiore. Il punto è che, come ben sanno all’Aeronautica militare, quest’ultimo ha poche chance di futuro rispetto ai velivoli di quinta generazione e, se non sarà fatta una scelta chiara a favore del futuro, il rischio è quello di restare ai margini. 

Che con Washington non si scherzi è confermato da una vicenda che certo non ha pesato poco nella percezione del campione italiano in questi mesi. La rottura dell’accordo con Raytheon per partecipare alla gara per gli addestratori del Pentagono (il programma T-X dell’aeronautica americana) è una scottatura che ancora brucia. Notizie di segno positivo invece l’acquisizione dell’americana Daylight Solutions e la partnership con Boeing per la gara relativa alla sostituzione della flotta di elicotteri militari statunitensi.

Il bivio dall’epoca Guarguaglini in poi è rimasto lo stesso. L’Italia vuole una grande industria della difesa che giochi un ruolo centrale nelle complesse dinamiche geopolitiche o preferisce una azienda nazionale che possa più docilmente assecondare il piano franco-tedesco di una articolazione europea del comparto con una chiara leadership di Airbus? Alessandro Pansa ha dovuto mettere una toppa alla crisi reputazionale seguita agli scandali (poi rivelatisi diversi da come raccontato all’epoca dai media) mentre Moretti ha scommesso sul risanamento. Al netto delle opinioni che si possono esprimere sul valore dei singoli manager, i due obiettivi sono stati raggiunti. La sfida dell’identità e della crescita è ancora sul tavolo e ora attende Alessandro Profumo.

Stefano Pioppi (analista di Airpress)


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