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Il Wall Street Journal dice che Trump rischia di essere visto come un “fake president”

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“Il presidente si aggrappa alle sue affermazioni come farebbe un ubriaco a una bottiglia di gin vuota” scrive il Wall Street Journal in un editoriale che riprende alcune delle ultime dichiarazioni di Donald Trump – vagamente echeggiando la famosa frase di Mark Twain. Si parte dalle accuse contro Barack Obama, macchinatore di un piano per spiarlo e sfavorire la sua vittoria, uscito dalla bocca di un commentatore di Fox News, ripreso da Breitbart News, ma smentito pubblicamente alla Camera dal capo dell’Fbi. Perché, ha spiegato il capo del Bureau, non esistono informazioni a riguardo tranne quelle tirate in ballo da fonti di informazioni non proprio integerrime, inclini alle bufale, al sensazionalismo e alla propaganda più becera: quelle da cui, pare, il presidente degli Stati Uniti abbia raccolto le notizie per lanciare un’accusa di un complotto ai suoi danni (complotto che tra l’altro, si dimentica di dire, non è affatto riuscito), ordita niente meno che dal suo predecessore – vettore di uno stato profondo, qualsiasi cosa significhi, che da qualche settimana echeggia sui più strambi siti di informazioni americana.

Vi fidereste se dicesse che un missile lanciato dalla Corea del Nord è caduto a cento miglia dalle Hawaii? E il mondo si fiderebbe di lui? “Non siamo sicuri, visto il danno che il signor Trump sta facendo alla presidenza con il suo flusso apparentemente infinito di esagerazioni, accuse senza prove, smentite non plausibili e altre falsità”. Scrive il WSJ in un pezzo non firmato che appare sul cartaceo di oggi e online va sotto la categoria “Review & Outlook”, ossia, la linea editoriale del giornale. Due commenti da Facebook che chiariscono il tenore dell’editoriale. Christian Rocca, il direttore di IL, il magazine del Sole 24 Ore, spiega che gli editoriali del Wall Street Journal “sono la centrale ideologica del conservatorismo americano”. Gianni Riotta, giornalisti tra i più esperti di politica americana in Italia, aggiunge: “Mai avrei pensato che il repubblicanissimo Wall Street Journal usasse queste parole. Mai”.

Si continua. Questa, aggiunge il WSJ che ricorda come la vittoria di Trump è arrivata perché gli elettori hanno preso per iperboli le sue dichiarazioni e perché la sua avversaria (Hillary Clinton) fosse “impresentabile”, avrebbe dovuto essere la settimana in cui il partito repubblicano incassava i punti per il passaggio liscio di Neil Gorsuch – nominato giudice per la Corte Suprema che sta affrontando le audizioni al Congresso e sta raccogliendo consensi bipartisan con dichiarazioni tipo “non esisterei ad andare contro le scelte della Casa Bianca, fosse necessario” – e l’inizio dei progressi per la riforma sanitaria a Capitol Hill. “Due eventi storici, il cui successo potrà essere dimostrazione che può (Trump, ndr) mantenere le sue promesse”. E invece è iniziata con il capo dell’Fbi che ha smentito il presidente durante un’audizione pubblica alla Camera. Proprio la vicenda della riforma più importante che finora si è trovato ad affrontare Trump, quella del sistema sanitario, scrive il WSJ, è la dimostrazione di quanto il presidente abbia bisogno del partito (come noto, infatti, i passaggi per smantellare l’Obamacare e ricostruire qualcosa di potabile dovranno trovare spazi ben oleati tra i gangli burocratici di Camera e Senato).

Secondo un sondaggio Gallup l’indice di gradimento di Trump dopo appena 58 giorni di ufficio è al 37 per cento: Trump dice che sono “fake news, ma se lui non mostra più rispetto per la verità, la maggioranza degli americani può concludere che lui sia un fake president”, chiude il WSJ.

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