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L’Europa (in)difesa. Tutte le mosse di Bruxelles

Cosa hanno detto Gentiloni, Mattarella, Raggi e Tajani per i 60 anni dei Trattati di Roma

È il grande giorno di Roma. Tra ansie post attentato a Westminster, cortei sorvegliati speciali per paura di infiltrazioni di black bloc e antagonisti nei cortei in programma, i 27 leader europei hanno sfilato nella piazza del Campidoglio per riunirsi nella sala degli Orazi e Curiazi e firmare la dichiarazione di Roma, a 60 anni dalla storica cerimonia dei Trattati, avvenuta il 25 marzo 1957.

GENTILONI: «OGGI CELEBRIAMO LA TENACIA E L’INTELLIGENZA DEI PADRI FONDATORI»

Il primo a prendere la parola è il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, che fa gli onori di casa. «È stato un viaggio di conquiste. Un viaggio di speranze realizzate e di speranze ancora da esaudire», spiega il premier. «Alla fine della seconda guerra mondiale, l’Europa era ridotta a un cumulo di macerie. Prima ancora che la guerra finisse, reclusi in una piccola isola del Mediterraneo, due uomini, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, assieme ad altri, sognavano un futuro diverso. Un futuro senza guerre. Un futuro prospero. Un futuro di pace».

I padri fondatori erano accomunati da «una splendida ossessione: non dividere ma unire», aggiunge il presidente del Consiglio. «E cooperare insieme per il bene. E loro si trovarono a compiere la scelta più antica, quella tra il bene e il male. Dopo due guerre mondiali, che rappresentavano il male, scelsero il bene». «Oggi celebriamo la tenacia e l’intelligenza dei padri fondatori – continua Gentiloni – e la conferma che fu la scelta giusta la dà il colpo d’occhio di questa sala. Da 6 siamo diventati 27. Noi abbiamo vissuto 60 anni in pace e libertà e lo dobbiamo al loro coraggio».

Poi attraverso un rapido excursus di eventi, come la caduta del muro di Berlino, la crisi nei paesi baltici e il terrorismo, il premier conclude: «Purtroppo ci siamo fermati e nel Regno Unito c’è stata una crisi di rigetto. Il vero messaggio che dobbiamo dare è che abbiamo imparato la lezione e che l’Unione sceglie di ripartire perché sappiamo imparare dai nostri sbagli. Lunga vita alla nostra Unione europea».

TAJANI: «L’EUROPA VA CAMBIATA, MA NON DISTRUTTA»

Il valore unificante viene sottolineato anche dal Presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, secondo il quale «l’Europa va cambiata, ma non distrutta». «Da quando è nata l’Unione europea – spiega – il nostro Pil è cresciuto rispetto a quello americano, sono stati creati milioni di posti di lavoro. Ma dobbiamo completare questo grande cantiere e liberare il potenziale inespresso. Non siamo stanchi ma dobbiamo migliorare».

Da presidente del Parlamento europeo, spiega Tajani, a capo dell’istituzione a Strasburgo, «sono preoccupato per la crescente disaffezione. Servono cambiamenti profondi per dare risposte a chi non trova lavoro o a chi si sente minacciato dal terrorismo. Serve un’Europa concreta, dei fatti. Quella di oggi non deve essere una giornata di autocompiacimento ma un impegno politico concreto verso i cittadini».

RAGGI: «60 ANNI FA PRESE IL VIA A ROMA UN’AVVENTURA STRAORDINARIA»

«Sessanta anni fa prese il via qui a Roma un’avventura straordinaria con uno spirito rivoluzionario e non scontato. Si misero da parte le distanze tra gli Stati, distanze che avevano portato alla guerra, e si diede vita a un progetto visionario per garantire pace e benessere agli europei». Queste le parole della sindaca di Roma Capitale Virginia Raggi. Un discorso pronunciato nella sala del Marco Aurelio, davanti ai 27 leader europei, ma che le tv “non avrebbero mandato in onda” – accusa Beppe Grillo. E che si può trovare, integrale, sul profilo Facebook della sindaca di Roma. «Si trattò di una scelta condivisa, nata dalla capacità di ascoltare i cittadini – ha continuato, dedicando poi un pensiero alle ultime vittime dell’estremismo islamico nel Regno Unito -. Anche ora c’è necessita di pace e il pensiero va a Londra e alle vittime dell’attentato terroristico, che ha attaccato tutti gli europei. Roma è con voi».

MATTARELLA: «OGGI INIZIA UNA FASE COSTITUENTE CHE SARÀ FECONDA»

Dopo aver firmato il documento, I 27 leader si sono spostati al Quirinale, dove ad accoglierli c’era il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «A Roma sorse un segnale di fiducia verso l’Europa. La visione ampia dei padri fondatori ha consentito la fondazione di una comunità che non trova uguali», spiega Mattarella dal Colle.

«Il nostro ideale di libertà e democrazia è sotto attacco il terrorismo ha colpito di nuovo una delle capitali d’Europa, Londra», dice Mattarella esortando i capi di Stato. «Serve una grande mobilitazione e un’incisiva azione comune per rispondere fermamente a queste minacce». E spiega: «L’Unione si è rafforzata in questi 60 anni. L’Europa ha attraversato periodi di stasi, altri di grande attività, altri ancora di delusione, come la mancata ratifica della Costituzione».

«Nella dichiarazione che avete firmato – continua il presidente della Repubblica – si ribadisce che il nostro futuro si identifica con il nostro essere insieme. La solidarietà fra i popoli e la tolleranza, che sono i nostri valori, permetteranno all’Unione di fare un ulteriore salto di qualità».

Le linee sono chiare, spiega Mattarella: «un’Europa sicura, prospera, portartice di pace e protagonista sul piano internazionale. Ma dobbiamo concludere con sincerità che l’attuale architettura europea deve essere ripensata. Dobbiamo serrare i ranghi della nostra Unione per renderla più competitiva. Oggi inizia una fase costituente che sarà feconda».

Il presidente della Repubblica ha poi invitato i presenti a levare i calici per «brindare all’Europa».

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