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Chi ispira la politica estera del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio o Alessandro Di Battista?

Di Michele Arnese e Andrea Picardi
Luigi Di Maio

Qual è la politica estera del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo? Quella di Luigi Di Maio? O quella di Alessandro Di Battista? E’ quello che da giorni si stanno chiedendo politici, osservatori e diplomatici. L’uno – il vicepresidente della Camera e candidato premier in pectore alle prossime politiche, Di Maio – si prepara a volare negli States per una serie di appuntamenti istituzionali che potrebbero portarlo a incontrare Donald Trump. L’altro – il movimentista, l’uomo delle piazze, Di Battista – non perde occasione di affermare la sua ostile freddezza nei confronti degli Stati Uniti e la sua avversione alla Nato. Qual è dunque la posizione ufficiale del MoVimento 5 Stelle sui temi di politica estera e in particolare su Usa, Russia e Nato? Domanda cruciale anche perché in queste ore – come racconta Simona Sotgiu su Formiche.net –  la base grillina sta votando su Rousseau le priorità sulla futura politica estera a 5 stelle (tra cui il superamento/riforma della Nato), anche se sono già pubblici i dieci punti basilari e sono noti gli ardori filo Putin di esponenti di spicco del movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.

IL VIAGGIO DI DI MAIO

In un articolo oggi su La Stampa si parla del prossimo viaggio di Di Maio negli Usa. La data ufficiale ancora non c’è – potrebbe svolgersi in primavera o, al massimo, dopo l’estate – ma intanto già si lavorerebbe sul programma della visita. Nel quale dovrebbe rientrare un intervento ad Harvard per parlare di democrazia diretta e poi l’incontro con qualche rappresentante della Casa Bianca. Ma l’obiettivo è più ambizioso. “Di Maio punta a stringere la mano a The Donald in persona“, ha commentato il giornale diretto da Maurizio Molinari.

PAOLO MAGRI AD IVREA

D’altronde, l’interesse verso il mondo a stelle e strisce pare confermato anche dalla partecipazione di Paolo Magri al primo evento organizzato dall’associazione intitolata a Gianroberto Casaleggio, voluta dal figlio e leader del M5S Davide. Sabato a Ivrea sarà presente, infatti, anche il direttore dell’Ispi (l’istituto per gli studi di politica internazionale), che ricopre anche il ruolo di segretario della Trilateral, il think tank internazionale fondato da David Rockefeller con sede a New York (qui l’elenco di tutti i membri italiani). Un’associazione, per sua natura, filo-Usa, considerato pure che a fondarla contribuì anche l’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger.

LE PAROLE DI DIBBA

Da una parte, dunque, il lavorìo di Di Maio e le relazioni ad ampio spettro di u tutt’altro che anti Nato e anti Usa, dall’altra i toni tonitruanti di Di Battista. Ecco cosa ha detto Dibba in occasione di un incontro sulla politica estera che si è svolto a Roma lo scorso primo aprile: “Se andremo al governo, e c’è questa possibilità, per meriti nostri e per demeriti altrui, non romperemo con gli Usa, ma non guarderemo solo al di là dell’Atlantico. Il M5s al governo non si piegherebbe esclusivamente alla linea del nord America: non essere sudditi della Nato, non essere sudditi degli interessi degli Usa“. In compenso va profilandosi una relazione molto più stretta con la Russia, a proposito della quale il movimento non perde occasione per spendere parole di miele, come accaduto anche nel suo libro sull’Europa.

LA DIFFIDENZA NEI CONFRONTI DELLA NATO

Stesso atteggiamento palesato anche da Manlio Di Stefano, l’uomo che, secondo i rumors di queste settimane potrebbe finire alla Farnesina nel caso di un eventuale governo pentastellato. Di Stefano è ritenuto uno dei pentastellati che può vantare rapporti consolidato con la Russia di Putin, come conferma la sua presenza lo scorso giugno al congresso di Russia Unita, il partito di Vladimir PutinIl documento con le dieci priorità di politica estera del movimento lo ha elaborato lui e prevede, tra le altre cose, “il ritiro immediato delle sanzioni imposte alla Russia” e “il superamento della Nato“. Quest’ultima – secondo Di Battista – dovrebbe continuare a funzionare ma in modo diverso: “Non chiediamo di uscire dalla Nato, ma deve essere un’organizzazione difensiva. Se la Nato ci impone di fatto interventi illegali, che hanno certamente destituito dittatori, ma hanno prodotto caos peggiori, allora non mi sta bene far parte di un’organizzazione che tende ad offendere, magari esclusivamente per mettere mano sul petrolio“.



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