“Ttip, risoluzione dei conflitti in Medio Oriente e riforma della Nato: sono queste le tre misure del programma di politica estera del MoVimento 5 Stelle per le quali ho espresso la mia preferenza“. Ha partecipato anche la deputata pentastellata Marta Grande al voto sulla piattaforma Rousseau nel quale gli iscritti, ieri, hanno indicato le loro priorità in materia di esteri (qui l’approfondimento di Simona Sotgiu). Una scelta solo in parte coincidente con quella degli attivisti a cinquestelle, che hanno chiesto ai vertici del movimento di concentrarsi sul contrasto al Ttip, al Ceta e agli altri trattati internazionali, sul tema della sovranità e dell’indipendenza e sulla questione dell’austerità in Europa. Argomenti che Grande ha approfondito in questa conversazione con Formiche.net.
Al pari della maggioranza degli attivisti, ha indicato il Ttip come la priorità fondamentale della politica estera a 5 stelle. Perché?
E’ un voto che mi aspettavo, pienamente coerente con la nostra linea politica. Gli iscritti ci hanno detto chiaramente di volere un maggiore controllo politico a livello nazionale sui tanti temi che hanno ricadute reali nella vita di tutti i giorni. E io sono d’accordo.
Cosa non andava nel Ttip?
Il problema principale è che non vi è stato alcun tipo di trasparenza né di partecipazione da parte dei cittadini. Molta della documentazione era segreta e non consultabile neppure dai parlamentari. Questo approccio – se mai lo è stato in passato – oggi non è più accettabile. I cittadini hanno diritto di sapere e di partecipare.
Gli attivisti hanno anche chiesto di concentrarsi sul tema della sovranità. Non è che vi hanno offerto una sponda per allearvi dopo le elezioni con i sovranisti Salvini e Meloni?
Non la vedo in questi termini: non è un sovranismo spicciolo il nostro, ma la richiesta di più autonomia applicata a campi concreti come, ad esempio, la sicurezza energetica o alimentare. Spero che non venga vista come una proposta di stampo leghista perché non lo è.
Perché ha votato per riformare la Nato?
La Nato va rivista, non siamo solo noi a dirlo. Deve ritrovare il suo scopo e la sua funzione.
Inizialmente nei punti di politica estera del M5S si parlava del suo superamento, mentre poi siete passati a proporre più blandamente la sua riforma. Ma la Nato la volete riformare oppure chiedete che l’Italia la abbandoni?
Noi non siamo per uscire dalla Nato e non lo siamo mai stati. Però si deve riconoscere che si tratta di un’organizzazione nata con uno scopo che oggi non esiste più e che, per questo, necessita di essere riformata. I costi di funzionamento sono molto elevati, mentre la sua funzione attualmente non è chiara, così come il suo scopo di fondo. A nostro avviso, deve rispondere a una logica puramente difensiva ma in quest’ottica credo sia anche necessario stabilire quali siano i nostri nemici comuni.
C’è chi sostiene che la vostra polemica anti-Nato sia una sorta di favore a Vladimir Putin. Come risponde?
In tutti i Paesi membri si sta discutendo di come riorganizzare e rivedere la Nato. Non si tratta di indebolirla ma di riformarla e indirizzarla su determinate, comuni, priorità. Non c’è nessuna logica moscovita dietro questo ragionamento, assolutamente.
Ma è vera la rappresentazione del MoVimento 5 Stelle come forza politica filo-Putin?
Non risponde minimamente al vero. Noi della commissione Esteri del M5S parliamo con tutte le ambasciate. In passato abbiamo anche criticato la Russia con atti che sono depositati e consultabili. E’ accaduto, ad esempio, con l’interrogazione sulla questione delle Pussy Riot e poi anche nel caso degli arresti dei ragazzi di Green Peace. Non siamo filo-Putin. Critichiamo le cose che non sono in linea con la nostra visione del mondo indipendentemente dal Paese. E, dall’altra parte, quando siamo d’accordo lo riconosciamo.
Però sul caso Navalny siete sembrati piuttosto morbidi. Avete cambiato linea?
Non c’è stato alcun cambio di linea o ammorbidimento.
E invece i rapporti con gli Usa? Alessandro Di Battista continua a lanciare qualche bordata mentre Luigi Di Maio progetta di volare a Washington.
La politica estera del Movimento 5 Stelle – e se dovesse essere, anche del nostro Paese – deve rimanere aperta al dialogo con tutti. Con gli Usa ci sono ottimi rapporti che vanno mantenuti. D’altro canto, però, penso che si possa entrare anche nel merito delle scelte e criticare determinate politiche quando non siamo d’accordo. Vale per gli Stati Uniti e, ovviamente, anche per la Russia. Questo non vuol dire, comunque, essere pro o anti qualcuno. Cerchiamo di mantenere l’equidistanza.
La moglie di Beppe Grillo – Parvin Tadjk – è di origine iraniana. Esercita un qualche tipo di influenza sui temi della politica estera e, in particolare, in fatto di Medio Oriente?
No, assolutamente no. Io, personalmente, non l’ho mai incontrata.
Sabato ci sarà l’atteso incontro di Ivrea organizzato da Davide Casaleggio in memoria di suo padre Gianroberto. Ci andrà?
Sì, ci sarò anche io.