Se c’è un investitore privato, non ci può essere un investitore pubblico, dice Tim. Non si possono cambiare i bandi, risponde Infratel. Nessun problema di duplicazione della rete, tranquillizza il governo. Duplicare le reti in fibra non è conveniente, rimarca Franco Bassanini. La Commissione Ue, intanto, ha avviato un dialogo con le autorità italiane sull’ipotesi di aiuto di Stato per i bandi del governo. Ecco le ultime novità nella realizzazione delle infrastrutture della fibra ottica. Andiamo con ordine.
COSA È SUCCESSO
A giugno 2016 Tim aveva comunicato che non avrebbe investito nelle aree a fallimento di mercato. Infratel ha avviato le gare per la costruzione in quelle aree della rete pubblica. Open Fiber, controllata da Enel e Cdp, si è aggiudicata tutti i lotti del primo bando e la gestione per 20 anni. Due settimane fa l’annuncio ufficiale: Telecom ha creato una società dedicata esclusivamente allo sviluppo di nuove infrastrutture in fibra nelle cosiddette aree bianche, ed è in cerca di un socio finanziario.
In conseguenza di ciò, la società presieduta da Giuseppe Recchi e guidata da Flavio Cattaneo ha contestato all’Antitrust europeo il mancato aggiornamento da parte di Infratel delle aree bianche con intervento pubblico. “La Commissione è in contatto con le autorità italiane sulla questione”, ha detto all’agenzia Reuters un portavoce della Commssione. Dopo l’esposto di Telecom Italia la divisione aiuti di Stato dell’antitrust europeo ha deciso di aprire un caso sul piano per la banda ultralarga del governo italiano nelle aree a cosiddetto fallimento di mercato.
LA VERSIONE DI CATTANEO
“Questa azienda va avanti per la sua strada. Non abbiamo contrastato i bandi” presentando una segnalazione all’Antitrust europeo, ha detto Cattaneo durante un’audizione al Senato ribadendo che “se c’è un investitore privato non ci può essere un finanziamento pubblico, in base alla normativa europea. Abbiamo comunicato nei tempi l’intenzione di coprire”, alcune aree ma senza risultati. “Siamo contenti lo stesso. Noi andiamo avanti comunque come dei treni e non mi fermo facilmente”, ha aggiunto a.d. del gruppo Telecom Italia ricordando il suo passato nella società Ntv. “Siamo già partiti”, nella ricerca del partner per la newco relativa alla rete in fibra nelle aree bianche e “ci sono molti candidati”, ha annunciato il manager.
IL COMMENTO DI INFRATEL
“Non sono preoccupato” per il rischio di apertura di una procedura di infrazione da parte dell’Ue sui bandi Infratel indetti per la realizzazione della rete a banda ultra larga, ha affermato il presidente di Infratel, Maurizio Decina, a margine di un convegno all’Agcom. “A giugno 2016 Telecom aveva comunicato che non avrebbe investito in quelle aree”, cioè nelle aree a fallimento di mercato. Poi – ha aggiunto Decina – ha cambiato idea, non potevo cambiate i bandi”.
LE PAROLE DI GIACOMELLI
A margine della riunione del Comitato per la banda ultralarga (Cobul) a Palazzo Chigi, dove erano presenti, tra gli altri, anche Claudio De Vincenti, ministro per la Coesione territoriale, e il presidente di Infratel, Antonello Giacomelli, sottosegretario allo Sviluppo Economico ha dichiarato che “non c’è nessun problema dalla duplicazione” con la newco annunciata da Telecom Italia per portare la banda ultralarga nelle aree bianche, aree che peraltro “sono state decise dal governo che è intervenuto in quelle lasciate libere dall’iniziativa degli operatori privati”. Inoltre, “c’è una norma specifica che dice che quando c’è una procedura di gara in corso, la gara ha il suo esito naturale”, ha fatto presente Giacomelli. Il sottosegretario ha aggiunto che il piano nazionale della banda ultra larga, sia nelle modalità di attuazione sia nella tempistica e nell’individuazione delle aree, è sempre stato segnato da una forte collaborazione e condivisione con la Commissione europea. “Il Cobul ha preso atto con soddisfazione del procedere dei lavori di attuazione del piano per la banda ultralarga e dei progressi dei bandi Infratel”, ha dichiarato poi Giacomelli.
“Mi aspetto che tutti gli operatori siano disposti a mettere l’ambizione alla propria crescita all’interno dell’interesse nazionale. Anche perché dietro l’interesse del Paese c’è un accordo con l’Europa”, ha detto inoltre il sottosegretario allo Sviluppo con delega alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, al convegno Agcom sul futuro del 5G.
LA VISIONE DI BASSANINI
Per Franco Bassanini, presidente di Open Fiber, invece, qualche problema c’è: “Duplicare le reti in fibra comporta incertezze e rischi significativi. Non a caso situazioni di questo tipo si ravvisano in maniera molto limitata in Europa”, ha detto in occasione del Digital Regulation Forum di Londra (leggi qui l’intervento completo).
Il presidente di Open Fiber ha evidenziato che la competizione sulle reti in fibra sarà conveniente solo in 10-12 aree metropolitane, mentre nelle altre zone meno popolate l’“overbuild” non sarà un modello di business sostenibile. “Pertanto dovremmo prevedere per la restante parte d’Italia, una partizione di fatto del territorio concordata tra i due maggiori competitor o una cessione della rete fissa di Telecom Italia, seguita da un accordo tra Open Fiber e la newco di Telecom Italia, per unire entrambe le società di rete. Quest’ultimo scenario potrebbe aumentare il dispiegamento di fibra al di fuori delle aree urbane ed evitare il divario digitale”, ha detto Bassanini.
L’ULTIMA NOVITÀ DI TIM
Per arrivare con la fibra più velocemente nelle case, Telecom ha stretto a Milano accordi con A2a, l’ex municipalizzata guidata da Luca Valerio Camerano che in base agli accordi cablerà 100 mila abitazioni in 7mila edifici, dove in parte è già presente Metroweb, e affitterà poi l’infratruttura al gruppo di Cattaneo. Come ricorda Sara Bennewitz su Affari e Finanza di La Repubblica, per A2a, che anni fa ha venduto Metroweb nell’ambito del riassetto eBiscom-Fastweb, sarebbe un ritorno al passato. A2a, tornerebbe dunque a farsi una propria rete a Milano, si legge sull’inserto di Repubblica, mentre Telecom , “il gruppo che di Metroweb finora è stato un cliente, ha scelto un altro partner industriale su Milano, siglando un accordo chiamato Iru (indefeasible right of use, diritto ad utilizzo irrinunciabile) per i prossimi 15 anni”. Tra l’altro, sottolinea Bennewitz, per Tim l’accordo con A2a sarebbe anche più conveniente in termini di costi, considerate le tariffe più basse per l’affitto della rete, rispetto a quelle offerte da Metroweb, di proprietà di Enel e Cdp.
GLI ALTRI PIANI DI TIM E FASTWEB
Ma c’è un’altra partita dove a giocare sono Tim e Fastweb da una parte e Open Fiber dall’altra.
Secondo quanto scritto da Andrea Biondi sul Sole 24 Ore la rete realizzata da Flash Fiber, la joint venture controllata da Telecom all’80% e partecipata da Fastweb al 20%, nata ad agosto 2016, sarà presto messa a disposizione per la commercializzazione in 29 città.
Una volta messa a disposizione la rete, si specifica che Tim e Fastweb andranno ognuno per conto proprio nella commercializzazione del servizio. A febbraio scorso l’Antitrust ha aperto un’istruttoria contro Flash Fiber con l’ipotesi di intesa restrittiva della concorrenza. La sinergia tra le due società dovrebbe portare a riduzioni dei prezzi alla clientela. Tim promette agli altri operatori che vorranno far passare i propri servizi su questa rete tariffe del 20% più basse di quelle attuali.
LE MOSSE DI ENEL
Open Fiber, controllata di Enel e Cdp, sarà quindi impegnata su due fronti: la realizzazione del suo piano per portare la fibra in 270 città entro il 2022 e la realizzazione della rete nelle aree a fallimento di mercato dopo l’aggiudicazione dei bandi.
Secondo il presidente di Cdp, Claudio Costamagna, la nascita di Open Fiber “ha spinto Telecom a investire molto di più nella fibra di quanto non avrebbe fatto senza la nostra presenza. Loro ovviamente non lo diranno mai e lo dico io. Questo è un bene per il Paese e ci farà fare grandi passi avanti nella digitalizzazione del Paese”.