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Alitalia, ecco perché si sbaglia ad invocare la Cassa depositi e prestiti

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Nel 2014, quando l’accordo Alitalia-Eithad doveva ancora arrivare, la compagnia aerea italiana era nella stessa crisi che sta vivendo in queste settimane. Intervistai per Radio Radicale Franco Bassanini, che allora era presidente della Cassa Depositi e Prestiti, e gli chiesi cosa rispondeva a chi invocava l’intervento di Cdp per salvare Alitalia.

Visto che l’ipotesi di un intervento di Cdp è tornato in campo qualche giorno fa, e oggi pare solo accantonato in attesa di “tempi migliori”, vale la pena di rileggere quello che Bassanini disse. Molto istruttivo.

“Pezzi importantissimi della politica sono intervenuti per dirci ‘fate qualcosa, intervenite voi'”, disse Bassanini. “La nostra risposta è stata no”.
Quel no, spiegò il professore, “non fu solo perché ‘non ce lo consente la legge’, perché qui chiunque potrebbe dire “ma la legge si cambia, si fa un decreto”. “Il punto è che è giusto che Cdp segua quello che dice la legge, che si comporti come un “prudente investitore di mercato”. Un prudente investitore di mercato investirebbe in Alitalia?, si chiese retoricamente il professore.

Certo, c’erano allora e ci sono oggi sono i soci disposti ad aumentare il capitale ma – ricordava Bassanini – quelli “sono creditori o azionisti”, ovvero “difendono il loro credito o il loro investimento”. “E se ci fossero investitori disposti ad investire non ci sarebbe bisogno dell’intervento della Cassa”.

Bassanini ribadì che i soldi di Cdp sono quelli dei risparmiatori, soldi raccolti con la garanzia dello Stato. E poi parlò del rapporto con la politica, perché “la politica è tutta d’accordo a dire quanto è importante avere uno strumento che consente di dare credito alle piccole e medie imprese, di fornire credito alle banche, che aiuta a crescere le imprese e ad aprire nuovi stabilimenti” ma poi “la politica, o se vuole la cattiva politica, vorrebbe che facessimo i salvataggi”.

Insomma: quella regola di legge che dice che Cdp non può rischiare soldi, che se vuole può investire solo in aziende sane da un punto di vista economico finanziario, che può investire in imprese con “adeguate prospettive di redditività”, spiegava Bassanini, “è importante anche per i rapporti con la politica, perché ci consente di stare al riparo dalle pressioni della cattiva politica. Ovviamente occorre anche che gli amministratori abbiano la spina dorsale. Le regole servono moltissimo, perché consentono di opporre dei no ben fondati. Ma l’Italia è un Paese in cui le regole valgono quel che valgono, vengono aggirate facilmente. Solo che poi i magistrati lo scoprono e fanno pagare le conseguenze”.

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