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La stretta di mano fra Donald Trump e Paolo Gentiloni alla Casa Bianca. Il video

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Il premier italiano Paolo Gentiloni ha incontrato per la prima volta il presidente americano Donald Trump durante una visita ufficiale alla Casa Bianca nel pomeriggio di giovedì 20 aprile a Washington.

“L’atmosfera emersa dalla conferenza stampa era rilassata – ha scritto Emanuele Rossi per Formiche.net – non sembrava aver pesato, almeno a livello di apparenza, l’appoggio incondizionato dato in fase elettorale dal governo Renzi, di cui Gentiloni era ministro degli Esteri, a Hillary Clinton, avversaria di Trump. I leader hanno sottolineato il legame storico tra i due Paesi e ricordato la prossima occasione di colloquio ufficiale, il G7 di Taormina, dove l’Italia farà da nazione ospitante per la prima partecipazione ufficiale di Trump a un vertice del Group of 7. Punto di contatto principale – oltre ai rituali e a “Pavaratti”, ossia Luciano Pavarotti che Trump ha menzionato come uno dei motivi per cui gli piace l’Italia – sull’impegno militare italiano in Afghanistan e in Iraq. Dove però pesano le pressioni degli Stati Uniti sull’aumentare gli investimenti e rispettare la soglia Nato del 2 per cento del Pil. E dunque l’aspetto esteriore ha nascosto alcune distanze tra Italia e Stati Uniti su varie questioni” (continua a leggere l’articolo di Emanuele Rossi).

SULLA LIBIA…

“Gentiloni – scrive ancora Rossi – sta chiedendo da tempo un coinvolgimento americano in Libia, per non lasciare spazio alle manovre della Russia – che nel Mediterraneo sta mettendo a sistema un quadro d’ordine sfruttando anche l’instabilità del Paese nordafricano e il lassismo occidentale – e per evitare che si arrivi a un caos incontrollabile e si apra una guerra civile. Che cosa fare? Alla domanda di un giornalista Gentiloni ha ribadito la richiesta per un ruolo più attivo di Washington, mentre Trump ha risposto: “Non vedo un [nostro] ruolo in Libia. Credo che gli Stati Uniti abbiano già molti ruoli da svolgere” e ha aggiunto che l’America ha un unico “obiettivo primario”, “eliminare l’Isis”, che sia “in Iraq, in Libia, o in qualsiasi altra parte del mondo”.”

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