Intervistato dalla Associated Press il presidente americano Donald Trump ha detto che “il più grande taglio fiscale di sempre” sarà annunciato con un piano legislativo la prossima settimana, “intorno a mercoledì”, prima della scadenza dei suoi 100 giorni in office (il 29 aprile) e prima del raggiungimento del tetto del budget, previsto per il 28 aprile. La Casa Bianca spinge molto sui temi economici in questi giorni, e la riforma fiscale (che interesserà sia gli americani che le aziende) è considerata un trampolino per la crescita (e la crescita il modo per assorbire i tagli alle tasse, d’altronde)
C’è anche il rischio (potenziale) di uno shutdown – il blocco di tutte le attività federali se il Congresso non vota la legge finanziaria per il prossimo anno fiscale –, e tutto secondo Forbes dipende da ciò che Trump considera al momento come “vittoria”. Ossia, a che cosa il presidente è disposto a rinunciare? (Il Muro, i tagli a Planet Parenthood e alle città santuario, l’aumento della spese militare, i finanziamenti all’Affordable Care nelle stesso modo dell’amministrazione Obama, sono vari temi da campagna elettorale che stanno incontrando le difficoltà pratiche della fase di governo). Trump potrebbe decidere che evitare lo shutdown in generale è già di per sé una vittoria – cosa in cui alcuni suoi predecessori, come Barack Obama, non erano riusciti – e inserire alcune delle sue promesse, per esempio l’aumento dei fondi al Pentagono, in correzioni straordinarie successive (o farle entrare nel bilancio 2018).
Nei giorni scorsi il segretario al Tesoro, Steve Mnuchin, aveva frenato qualche entusiasmo, facendo scivolare a “entro la fine dell’anno” la data per l’approvazione della riforma tributaria precedentemente annunciata per agosto. Sabato, durante una conversazione pubblica organizzata dal Fondo monetario internazionale, seduto accanto alla direttrice Christine Lagarde, Mnuchin ha detto che il piano potrebbe creare un “leggero aumento del deficit nel breve periodo” (cosa che non piace ai repubblicani in linea generale, nonostante il taglio delle tassazioni sia considerato argomento cruciale, e che è un segnale ambiguo in vista del 28 aprile).
Sul piano non sono stati diffusi dettagli ulteriori, ma la volontà di presentare la legge entro i primi centro giorni è stata sottolineata direttamente venerdì pomeriggio, durante la prima visita di Trump al Tesoro – in cui il presidente ha firmato due ordini per rivedere in via preliminare alcune misure dell’amministrazione Obama, come quelle sulle corporate inversions e regolamenti per le banche in borsa.
“La riforma è troppo complicata” aveva detto Mnuchin poco prima di ricevere il Prez. In questo momento il segretario pensa a evitare corse per non ricreare i presupposti che hanno fatto saltare l’abolizione dell’Obamacare (a proposito: un nuovo tentativo sulla riforma sanitaria potrebbe anche quello arrivare la prossima settimana con una forzatura alla Camera). Probabilmente, dicono insider al New York Times, nei prossimi giorni saranno diffusi solo i parametri guida – Wall Street ha reagito pigra all’annuncio, e questo potrebbe significare che ancora sul piatto non saranno messi pezzi definitivi. Mnuchin ha velocemente cambiato posizione da buon gregario, e lasciato intendere già sabato che alla fine la riforma arriverà “presto” – contraddicendo quanto detto pochi giorni su possibili ritardi. I giornali americani hanno però scritto che i funzionari del Tesoro hanno saputo dell’accelerazione pensata Trump soltanto leggendo le breaking nei loro smartphone mentre aspettavano la visita del presidente.