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Alitalia? Torni allo Stato. Idee (e sogni) a 5 stelle di Luigi Di Maio e Roberta Lombardi

luigi di maio alitalia

Lo Stato deve riprendersi Alitalia. La linea del Movimento 5 Stelle sull’azienda controllata al 49% dalla compagnia emiratina Ethad e al 51% dal consorzio Cai sembra essere quella della nazionalizzazione, almeno secondo Luigi Di Maio e Roberta Lombardi che, in questi giorni, si sono espressi sulla vicenda. “I processi devono andare in un senso in cui lo Stato ha di nuovo la governance di quell’azienda”, ha detto Di Maio durante un forum con l’agenzia giornalistica Agi, “Lo Stato deve riprendersela, ma cambiare tutto”, ha affermato Lombardi sentita da Repubblica. Ma come? Nel programma in fieri sui trasporti in discussione sul blog di Beppe Grillo si parla soltanto, finora, di razionalizzazione degli scali, di taglio ai finanziamenti pubblici e gestione pubblica degli hub principali.

ALITALIA COMPAGNIA DI BANDIERA

Alitalia, ormai vicina al commissariamento (qui le ipotesi in campo su cosa potrebbe succedere nei prossimi mesi) dopo il no dei dipendenti al referendum sul pre-accordo tra azienda e sindacati, dovrebbe essere salvata dallo Stato, dunque, e tornare ad essere la compagni di bandiera dell’Italia, secondo i Pentastellati. “Se vogliamo avere una politica strategica turistica e aziendale dobbiamo dotarci di una compagnia di bandiera che cambi la sua mission”, ha detto il possibile candidato a capo del governo dei 5 Stelle, Di Maio, secondo cui Alitalia deve essere “il trampolino di lancio per la nostra economia nei paesi emergenti, negli Usa e in America Latina”. Come fare? Di Maio non sa quali possano essere i passi per far tornare la compagnia sotto il controllo pubblico, mentre sembra avere le idee più chiare Roberta Lombardi. “Dalla prima privatizzazione a oggi – spiega la deputata grillina già presidente del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle alla Camera -, tra cassa integrazione, corsi di formazione farlocchi, salvataggi ponte vari, lo Stato ha buttato 10 miliardi di euro. Per non avere una compagnia di bandiera”. La soluzione, quindi, sarebbe “far entrare nell’azionariato Eni, Leonardo e Trenitalia studiando un piano di partnership industriale per le prime due ed intermodalità per la terza. E cercando una compagnia aerea europea con cui fare sinergia”.

A margine di un’iniziativa sul controllo parlamentare alla Camera, il vicepresidente Di Maio ha però dichiarato, rispetto all’ipotesi nazionalizzazione, che “se si fa un buon lavoro su piano industriale, spending review, buoni manager e partner europei, probabilmente non ci sarà neanche bisogno di interventi pubblici”. “Sono sicuro che Alitalia sia un’azienda in grado di stare sul mercato se efficientata e con una nuova filosofia industriale che vada sulle linee cargo e anche sulle linee a lungo raggio”, ha sottolineato.

IN PASSATO SI DICEVA…

Nel settembre del 2008, quando ancora il Movimento era lontano dai palazzi del potere e si discuteva il salvataggio di Alitalia da parte della CAI, Compagnia Aerea Italiana, sul blog di Grillo si leggeva un post in cui, a fronte dell’ennesima crisi, si paventava il fallimento della compagnia. “Che fallisca allora l’Al-Italia e si apra un pubblico processo contro chi l’ha distrutta”, si legge nel post.

UNO SGUARDO AL PROGRAMMA

Tra i punti in discussione nel Programma Trasporti del M5S è stata affrontata finora la questione aeroporti. Agli iscritti verrà chiesto: “Ritieni opportuno eliminare il finanziamento statale agli aeroporti che non raggiungono l’equilibrio finanziario anche se questo dovesse comportare la chiusura di qualcuno di questi?”. Inoltre, si parla di ridimensionamento degli scali e di gestione, almeno in parte, pubblica:  “Il paradosso attuale – si legge sul blog – è che i grandi aeroporti profittevoli sono dati in gestione ai privati. Gli scali periferici minori sono dati, invece, in gestione al pubblico che però da questo punto di vista è in perdita”.



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