Venerdì sera (5 maggio 2017, ore 20,15) dalla trasmissione Rai “Gazebo” ho avuto la conferma che Gentiloni aveva nominato il prof. Tiziano Treu come nuovo presidente del Cnel.
Tiziano Treu? Si, proprio l’ex ordinario di diritto del lavoro alla Cattolica di Milano. Il pluriministro con Dini e D’Alema, il titolare del “pacchetto Treu”, base della legge 196/1997 sull’occupazione. Il pluriparlamentare: deputato prima (XIII legislatura) e Senatore poi, per 3 legislature (XIV, XV,XVI). Eletto in Veneto (Margherita, 2001 e 2006) ed in Lombardia (PD,2008).
Ma non finisce qui: componente del Cnel (2013); Commissario INPS (30/09/2014, Governo Renzi) per soli 3 mesi, ossia fino all’arrivo di Tito Boeri.
Ed ora, dal 5 Maggio 2017, Presidente del Cnel (nomina del governo Gentiloni).
Niente da dire sul percorso “d’onore” del Professore, rapidamente aggiornato da Wikipedia lo stesso 5 maggio, alle ore 19:12.
Si tratta di un politico esperto in materia di diritto del lavoro, pensioni, economia. Quindi, professionalmente e politicamente, in possesso di tutti i requisiti per essere Presidente del Cnel, Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro.
Ma c’è un ma. Questo: Treu, al Cnel, non si è particolarmente distinto – in quegli anni – in sede di assemblea o all’interno delle commissioni consigliari.
Non ha particolarmente contribuito all’elaborazione dei report annuali o a quello sul welfare. Quello che resta nella piccola storia del Cnel è che il professore Treu, nel Settembre 2015, si è dimesso da Consigliere del Cnel, esattamente come fatto, in quel periodo, dai Consiglieri nominati dalla Triplice confederale. Coincidenza? Direttive sindacali? Non lo sappiamo.
La sostanza non cambia.
Evidentemente, il Prof. Treu aveva scelto la linea di Matteo Renzi, che – diventato primo ministro dopo Letta – aveva dichiarato che il CnelL doveva morire e che sarebbe morto, con la “sua” riforma costituzionale. Anzi, non contento di questo, con la legge finanziaria del 2015, Renzi aveva messo in agonia il Cnel, togliendo ai Consiglieri del Cnel sia i rimborsi spesa che l’indennità mensile.
Li aveva tolti solo al Cnel, non ad altri organi costituzionali o ad altri importanti organismi come la Corte dei Conti, il Consiglio di Stato e via discorrendo.
Quindi Treu ha abbandonato volontariamente il Cnel dopo 2 anni. Ma non si è limitato a questo. In linea con la quota maggioritaria del Pd, si è battuto a favore della riforma costituzionale di Renzi, quindi anche a favore dell’abolizione dell’articolo costituzionale che prevede l’esistenza del Cnel come organo costituzionale.
Insomma, quel Treu che non credeva e non crede al ruolo del Cnel, ora viene promosso a Presidente di quell’organismo che “doveva sparire”.
Delle due l’una. O a Treu viene affidato il compito di affossare definitivamente il Cnel nei fatti, nonostante la vittoria referendaria del No Oppure Gentiloni vuole rivitalizzare il Cnel, con un Presidente prestigioso ed in un quadro normativo diverso.
Io propenderei per la prima ipotesi, per due motivi concreti. In primis, non è cambiato il quadro normativo. In secondo luogo, il Cnel oggi ha risorse modeste (circa un terzo di quelle precedenti) ma soprattutto ha un Consiglio composto da una trentina di Consiglieri ai quali continua ad essere negato il rimborso spese. Con conseguente sacrificio economico per coloro che abitano lontano da Roma.
Certamente, Treu non ha problemi economici. Ha tutti i vantaggi degli ex-parlamentari ed è verosimilmente titolare di un ricco vitalizio, non taglieggiato dai Governi Monti, Letta, Renzi, Gentiloni. A differenza di quanto è successo alla mia pensione.
Treu, quindi, lavorerà al Cnel. Ma riuscirà mai a convocare un’assemblea legittima (numero legale), date le premesse? Riuscirà mai a trasformare il “cimitero d’elefanti” (come lo definiva qualcuno) in una struttura efficace, come ai tempi di De Rita? In parlamento giace la proposta di autoriforma del Cnel, elaborata nel 2016-2017 dagli attuali consiglieri. È incardinata al Senato: verrà mai approvata, prima che finisca la legislatura? Nei prossimi mesi, il Governo e Mattarella nomineranno i nuovi consiglieri del Cnel, a titolo onorifico e senza rimborsi.
Insomma, la situazione è seria, anche se rischia di essere ridicola, purtroppo.
Stefano Biasioli
Consigliere del CNEL (anni 2010-2017)