“Saranno due i punti chiave con cui Emmanuel Macron guiderà la sua visione sulle politiche di sicurezza e difesa: la sovranità per quel che riguarda la dissuasione nucleare e per quel che riguarda la proiezione della forza militare francese”, spiega in una conversazione con Formiche.net Jean Pierre Darnis, direttore del Programma Sicurezza e Difesa dello Istituto Affari Internazionale ed esperto di Politica estera francese.
LA CONTINUITÀ…
Possiamo dire che la vittoria di Macron segna una continuità con l’operato di François Hollande, che se avesse vinto l’avversaria Marine Le Pen probabilmente avrebbe stravolto? “Sì, per molti aspetti è così: Macron la chiama una visione gualle-mitterandiana della politica estera di difesa. Il nuovo presidente vede la Francia integrata nella Nato e nell’Europa, ma (come già Hollande) si riserva la possibilità di proiezione e azione indipendente. È stato molto esplicito su questo punto come parte della piattaforma social-liberale con una forte attenzione alla dialettica con l’Europa che ha proposto agli elettori”.
… IN UN’IMMAGINE
Per immagini, Darnis spiega questa continuità usando la figura di Yves Le Drian, socialista, attuale ministro della Difesa scelto da Hollande e salesman per il settore degli armamenti francesi: suoi i contratti per i caccia Rafale all’Egitto – venderli “è stato come vincere il Tour de France” commentò Le Drian, appassionato ciclista –, suoi i preliminari per altrettante vendite miliardarie a Qatar e India che si dovrebbero chiudere entro l’anno; due settimane fa il suo nome occupava pacatamente le news per la chiusura del contratto per 12 sommergibili classe Barracuda che la Dcns (per il 62 per cento statale) venderà all’Australia (valore del contratto bomba, una quarantina di miliardi di euro), sbaragliando la concorrenza di Giappone e Germania. “Le Drian è molto vicino al nuovo presidente, è l’unico ministro che Macron ha accettato nel suo Pantheon, tra i due c’è una compatibilità umana. Non è ancora chiaro se farà parte dell’esecutivo, perché tempo fa Le Drian ha dichiarato di volersi concentrare sulla Bretagna” di cui è presidente, ma la sua adesione alle istanze del movimento è stata cercata e molto gradita.
IL RAFFORZAMENTO
Questo genere di continuità, che Darnis definisce “continuità rafforzata”, si esprime anche in ambito di difesa europea: e allora, la difesa comune? “La Francia, seguendo le tracce dell’integrazione europea, potrebbe spingere subito per operazioni rinforzate, coinvolgendo anche stati, come Germania e Italia, che prendono più con le pinse l’uso della forza militare. Ed è abbastanza sicuro che Macron sia in linea con le visioni in ambito di difesa comune espresse dall’Alto commissario Federica Mogherini. È un altro punto di contatto con Le Drian”. In quest’ottica possiamo anche parlare della volontà di aumento delle spese militari? “Macron ha già parlato del raggiungimento del tetto del 2 per cento del Pil chiesto dalla Nato, in cui crede profondamente”.
LA RUSSIA
Da qui lo spunto per tre ragionamenti: il ruolo francese nella lotta al terrorismo, quello nelle dinamiche africane, e infine, a proposito di Nato, il rapporto con la Russia. Partiamo da qui: Macron e Mosca. “Io credo che l’approccio nei confronti della Russia sia orientato verso una generale diffidenza. La linea pro-europea e pro-occidentale è chiara: Macron ha fatto un importante passaggio nel settore privato, è per così dire amico del libero mercato come lo intendiamo in Occidente ed è intellettualmente vicino ai concetti democratici americani, indipendentemente da chi sia al potere. A questa impalcatura vanno aggiunte le vicende relative agli attacchi hacker, dove potrebbe esserci anche il coinvolgimento di attori russi”, sulla linea di quello che successe alle presidenziali americane. La Francia ha avuto negli ultimi anni un atteggiamento severo verso Mosca, per esempio sulle sanzioni, su cui altri paesi come l’Italia sono più morbidi e possibilisti, come altri candidati alle presidenziali francesi, “tipo François Fillon – ricorda Darnis – su cui l’innamoramento verso la Russia che viene dai tempi di Napoleone ha ancora un suo fascino”. Il presidente russo Vladimir Putin si è repentinamente congratulato con il nuovo eletto, chiedendo di accantonare la sfiducia.
IL TERRORISMO
“Non dimentichiamo una cosa – continua Darnis –, a proposito del rapporto generale con Mosca e dell’impegno internazionale della Francia futura: Macron non ha affatto criticato l’attacco americano contro la base siriana ritenuta responsabile del bombardamento chimico del 4 aprile (che la Russia invece criticò aspramente, ndr). Anzi, ha detto che davanti alle prove, l’uso della forza contro gli abusi di Bashar el Assad era giusto. E al momento le prove più solide sul coinvolgimento del governo siriano nell’attacco chimico le hanno fornite i servizi segreti francesi: anche questa possibilità interventista è una linea di contatto con Hollande, che potrebbe pure essere rafforzata” e dettare la linea nell’UE. Sul terrorismo: “Durante la campagna elettorale Macron ha detto che il suo primo viaggio all’estero sarà per far visita ai militari francesi coinvolti nelle missioni anti-terrorismo in varie parti del mondo, e credo che sia un’immagine, un messaggio, che sottolinea come l’impegno di Parigi in quest’ottica resterà importante”. Il fatto che la prima visita extra-Francia sarà a Berlino, rafforza le visioni intra-europee, ma non cambia il succo del discorso sul counter-terrorism.
L’AFRICA
Anche in questo, non mancano i concetti di individualismo: l’esempio la missione in Africa. “La Francia è impegnata in un’ampia operazione anti-terrorismo che si chiama Barkhane, lanciata nel 2014 da Hollande a cavallo del Sahel. L’ormai ex presidente è stato colui che ha fatto uscire la politica africana francese dalla familiarista, anche un po’ corrotta, che aveva caratterizzato la France Afrique di Chirac e i suoi strascichi fino a Sarkò. Hollande ha affidato il dossier-Africa al ministero degli Esteri, lo ha imbevuto di visioni moderne e multinazionali, come la cooperazione, dandogli insomma un taglio molto meno neocolonialista”. E Macron? “Anche in questo caso, possiamo pensare che le dinamiche che si innescheranno seguiranno questo senso, con rafforzamenti. Dell’entourage di Macron, per esempio, fa la generazione di tecnocrati che ha in mente una visione brillante per l’Africa, che potremmo definire un’Africa 2.0“.