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Le priorità di Macron su spesa pubblica, lavoro e previdenza

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In Francia, i partiti tradizionali sono distrutti, come accadde in Italia, alla fine della prima Repubblica: il Partito socialista è in rotta completa, dopo la sconfitta di Benoit Hamon e la debolissima Presidenza di Francois Hollande; gli eredi del gaullismo sono divisi e senza più leadership dopo l’abbandono di Francois Fillon, il ritiro di Alain Juppè e la sconfitta del redivivo Nicolas Sarkozy. A destra, Marine Le Pen, che pure era riuscita ad arrivare al ballottaggio, si è fermata al 36%: ha dato prontamente atto della vittoria al nuovo Presidente, ed ha promesso un profondo cambiamento del suo partito, il Front National, in vista delle legislative di giugno. Ma Dupon-Aignan, il gaullista leader del movimento “Debout la France” che pure si era alleato con la Le Pen al secondo turno, non ha affatto promesso di convergere in questo nuovo progetto. Jean Luc Mélenchon, leader de “La France Insoumise”, non ha chiesto ai suoi militanti di sostenere al ballottaggio Macron: le schede bianche e nulle sono state circa dieci milioni, e si sono aggiunte ad una astensione altissima, che ha raggiunto la quota del 26% del corpo elettorale.

C’è un Uomo Nuovo, che si presenta innanzitutto come un moralizzatore: Emmanuel Macron, il nuovo Presidente francese. Lo ha già promesso: la sua prima proposta di legge sarà per la moralizzazione della vita pubblica. La presenterà prima di giugno, in anticipo rispetto alle elezioni legislative, in maniera tale da essere conosciute da tutti i futuri candidati e dunque dei prossimi parlamentari.

D’altra parte, l’intera campagna elettorale è stata caratterizzata da inchieste sul comportamento scorretto di diversi candidati: da Francois Fillon che è stato accusato di aver conferito incarichi di assistente parlamentare a moglie e figli, a Marine le Pen che da Eurodeputato avrebbe impropriamente fatto figurare come impiegati nella sede di Bruxelles alcun collaboratori che invece seguivano le questioni di partito in Francia. Visto che anche altri potenziali candidati, come Alain Juppè, avevano dovuto fare un passo indietro per essere rimasti invischiati in pratiche censurabili, c’è bisogno di aria pura, nella politica francese.

Risuonano le parole di Robespierre, il più puro ed il più duro dei Rivoluzionari, soprannominato l’Incorruttibile: «Nel sistema instaurato con la rivoluzione francese tutto ciò che è immorale è impolitico, tutto ciò che è atto a corrompere è controrivoluzionario. Le debolezze, i vizi, i pregiudizi sono la strada della monarchia». Bisogna fare pulizia, in Francia. Ma, come sempre avviene nella Storia, anche gli epuratori devono guardarsi alle spalle: lo stesso Macron, al termine della campagna elettorale, è già stato oggetto di una intrusione informatica nei server usati dal suo staff, e dalla diffusione di 9 gigabit di file illecitamente sottratti. Documenti veri e falsi sarebbero stati mescolati insieme, per diffondere altra inquietudine.

La verità è che, in Francia, la Rivoluzione imposta dall’Europa con il Trattato di Maastricht e poi con il Fiscal Compact, non c’è mai stata. Per questo, ora serve il nuovo Robespierre: lo Stato è ancora enormemente presente in campo economico, i bilanci pubblici sono sotto procedura di infrazione ininterrottamente da quindici anni, la scarsa competitività economica verso l’estero è dimostrata dal saldo negativo della bilancia commerciale, mentre la flessibilità nel mercato del lavoro è stata a malapena introdotta dalla Loi Travail, voluta dallo stesso Macron da Ministro dell’economia.

La Francia si affida a Macron, che ha l’ambizione di restituirle la speranza e la fiducia nel futuro, lo “spirito di conquista”. Il suo è un atteggiamento radicalmente diverso rispetto a quello che era incarnato da Marine Le Pen, che proponeva di tornare alla sovranità statale, di chiudere le frontiere e di difendere dalla globalizzazione e dal mondialismo le conquiste sociali e l’identità stessa della Francia.

La scure di Macron si abbatterà sulla spesa pubblica: prevede 60 miliardi di risparmi nel quinquennio e 120 mila dipendenti pubblici in meno. Le dotazioni degli enti territoriali saranno ridotte, mentre l’80% delle famiglie saranno esonerate dal pagamento della Tax d’Habitation. Le pensioni saranno riformate, con un unico regime “a punti”; i contributi sociali che servono a finanziare le indennità di disoccupazione verranno sostituiti con un incremento dell’Iva; il mercato del lavoro sarà reso più flessibile.

I Francesi hanno scelto l’Uomo Nuovo, che dovrà riformare tutto il sistema economico e sociale, dando vita ad una vera e propria Rivoluzione liberista. E’ una impresa che non è riuscita ad Hollande nel suo quinquennato, così come non era riuscita in precedenza a Sarkozy.

A giugno ci sono le elezioni legislative: i Francesi dovranno dare sostegno al nuovo corso. Intanto, hanno eletto Emmanuel Macron: il Moralizzatore, il Rivoluzionario. E’ l’Uomo Nuovo, un uomo solo.

(Articolo tratto dal sito Teleborsa)



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