Il dipartimento di Giustizia ha comunicato mercoledì di aver deciso di affidare a un consulente speciale per supervisionare l’indagine sulle potenziali collusioni tra uomini del comitato elettorale che ha portato alla vittoria l’attuale presidente Donald Trump e il piano di ingerenza russo per scombussolare le elezioni presidenziali dell’8 novembre scorso. Questo significa che l’indagine passa su un livello superiore, ed è una circostanza insolita visto che di norma un procuratore speciale viene nominato quando si attesta la presenza di un reato – che la momento non c’è, e anche per questo il garantismo del Wall Street Journal s’è fatto sentire con un pezzo firmato dall’Editorial Board in cui contesta la nomina come una questione politica e non funzionale.
IL CONSIGLIERE: MUELLER
Il lavoro di supervisione sarà affidato a Patrick Mueller: settantaduenne considerato super partes da entrambi i partiti americani, è stato capo dell’Fbi nominato appena dopo il 9/11 dall’amministrazione Bush. Nel 2011, concluso il suo mandato sotto la presidenza Obama, gli fu chiesto di restare (circostanza straordinaria) ma lui rinunciò. Quel posto andò a James Comey, che attualmente è un elemento centrale dell’inchiesta che, per semplificazione, va sotto il nome “Russiagate”. Mueller e Comey si conoscono molto bene.
PERCHÉ LO SPECIAL COUNSEL
La necessità di nominare uno special counsel per l’indagine è diventato più stringente nell’ultima settimana, che è stata segnata da due eventi importanti: Trump ha licenziato Comey, innescando le polemiche sul conflitto d’interessi di un presidente che licenzia (circostanza anomala, tra l’altro) il capo dell’Fbi, che cura con gli uffici del controspionaggio le indagini proprio sul comitato elettorale che ha fatto vincere quello stesso presidente. Poi, due giorni fa, è uscita la notizia a proposito della forzatura cercata da Trump proprio con Comey, per evitare che l’indagine federale sull’ex consigliere Michael Flynn, coinvolto anch’egli nel Russiagate, andasse avanti. (Per inciso: Flynn è indagato per i contatti tra Trumpers e russi, ma è anche indagato dal Bureau per due pagamenti sospetti ricevuti un paio di anni fa dal media del Cremlino Russia Today e nell’ambito di operazioni di lobbyng per i turchi. Mercoledì è uscito fuori sul New York Times che queste indagini erano partite da prima che Flynn venisse nominato a capo del Consiglio di Sicurezza nazionale, e che lo staff di Trump ne era a conoscenza).
I COMPITI DI MUELLER
Mueller risponderà ai vertici del dipartimento di Giustizia, e avrà come referente il vice segretario Rod Rosenstein, dato che il segretario Jeff Sessions è stato costretto a ricusare (cioè a non occuparsi di niente che riguarda quell’indagine) perché s’è scoperto che aveva mentito al Senato, durante un’audizione di conferma su alcuni contatti avuti da lui stesso con l’ambasciatore russo ai tempi della campagna elettorale; ossia, il segretario alla Giustizia ha mentito ai congressisti su uno degli aspetti del Russiagate che il suo dipartimento sta indagando. Il procuratore speciale avrà mani libere – anche per formazione personale Mueller viene considerato un indipendente – e poteri analoghi a quello di un qualsiasi procuratore federale per raccogliere tutte le prove necessarie: alla fine dell’indagine saranno formulate le eventuali accuse. Nel motivare la decisione Rosenstein ha spiegato che era necessario “mettere questa indagine sotto l’autorità di una persona che ha un grado di indipendenza rispetto alla catena di comando formale”.
COSA DICE LA CASA BIANCA
La Casa Bianca ha commentato che “l’indagine confermerà quello che sappiamo già, cioè che non c’è stata nessuna collaborazione tra il mio comitato elettorale ed entità straniere”, però Kellyanne Conway, consigliere speciale del presidente che doveva essere in diretta sulla rete amica Fox per parlare della nomina di Mueller – doveva essere la prima voce della Casa Bianca a spigare la situazione – ha fatto saltare la propria intervista senza preavviso. L’incarico al procuratore speciale è stato fortemente spinto dai democratici, ma un gruppo che la Reuters ha definito “via via crescente” di repubblicani aveva chiesto altrettanto. Ieri le Commissioni di Giustizia e Intelligence del Congresso hanno formalmente convocato Comey per un’audizione e richiesto all’Fbi ogni genere di materiale raccolto dall’ex direttore durante le conversazioni con il presidente.
(Foto: Bush White House Archives, George W. Bush e Robert Mueller)