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Ecco chi sono gli ex leghisti che lavorano a un partito federalista-grillino anti Salvini

Roberto Bernardelli è un leghista della prima ora, fondatore del movimento dei Pensionati padani in pieni anni Novanta, uscito e rientrato dal Carroccio diverse volte. Non è una persona dal carattere facile e con Umberto Bossi si sono mandati a quel paese spesso, salvo poi riappacificarsi sempre. “Per fortuna sono un imprenditore e non devo campare grazie ai partiti. Questo mi consente grandi libertà, faccio politica per passione e non devo stare dietro alle cadreghe (poltrone, ndr)”, racconta. Il suo lavoro, infatti, è l’albergatore: è proprietario, tra le altre cose, del prestigioso Hotel Cavalieri di Milano. Negli ultimi tempi viene indicato come colui che tira le fila del malcontento leghista in chiave anti-Salvini. E’ lui a raccogliere le spinte della protesta sotterranea, benedicendo la candidatura di Gianni Fava alla segreteria, poi sconfitto da Salvini, e strizzando l’occhio a Roberto Maroni.

Insomma, dopo qualche anno di oblio politico, Bernardelli è tornato a muoversi per soffiare sul fuoco del forte malcontento nel popolo padano, quella parte della base leghista che vorrebbe un ritorno alle origini, un partito in difesa degli interessi del Nord contro Roma ladrona. Ma questo nuovo impegno non lo perseguirà all’interno del Carroccio, dove le possibili strade da percorrere si sono interrotte con la rielezione di Salvini a segretario con l’80% dei voti alle primarie, ma fuori.

Il 27 maggio, infatti, vedrà la luce la sua nuova creatura politica, Grande Nord, un movimento di imprenditori, operai e pensionati di Lombardia, Piemonte ed Emilia, che vogliono impegnarsi in un soggetto che torni a essere il sindacato del Nord senza occuparsi delle velleità nazionali della Lega salviniana. “A Salvini riconosco solo un merito: di essere una persona onesta. Per il resto, le sta sbagliando tutte. Dalla svolta lepenista a quella anti-euro, dall’esportazione della Lega al Sud alla strumentalizzazione della questioni immigrati”, dice Bernardelli. E va avanti: “Io ho fondato un movimento che si chiamava no-euro quando però stavamo entrando nella moneta unica. Oggi uscirne non avrebbe alcun senso, servirebbe solo a impoverire la nostra economia e il potere d’acquisto. Per quanto riguarda la Le Pen, il popolo della Lega non è mai stato di destra, cosa c’entriamo noi con i fascisti francesi?”. D’accordo, ma Salvini ha portato la Lega al 14%… “Sì, ma l’ha fatto soffiando sul fuoco delle polemiche sugli immigrati. Che ci siano troppi extracomunitari lo vedono tutti: io da un politico mi aspetto risposte e soluzioni. Salvini non le dà su nulla”.

Secondo Bernardelli la mission della Lega, ovvero il federalismo, è fallita. Ma all’epoca comandava Bossi. “Umberto tra di noi sarà sempre il benvenuto, lui ha avuto l’idea e tutti noi gli dobbiamo solo riconoscenza. Andare al governo con Berlusconi, però, alla fine si è rivelata una strada sbagliata. Ora deciderà lui se restare nella Lega a fare opposizione o venire con noi. In Grande Nord per lui le porte sono sempre aperte”. Nega, però, di essere il sobillatore degli anti-Salvini nel Carroccio. “Io parlo con tutti, ascolto tutti, certamente registro dei fenomeni tellurici in quel partito. Io, però, sto facendo un altro movimento che con la Lega non c’entra nulla. Il Carroccio è diventato un partito come gli altri, un poltronificio: Salvini si circonda solo di yes-men e anche chi è contrario alle sue scelte si adegua per paura di perdere la cadrega. Da noi non ci sono politici di professione, siamo tutti espressione della società civile. Come idea siamo più vicini al M5S che alla Lega. Dei grillini federalisti, però”.

In realtà qualcuno che ha avuto a che fare con la politica in Grande Nord c’è. Come l’ex segretario della Liga Veneta Fabrizio Comencini, l’ex presidente della provincia di Varese Marco Reguzzoni, l’ex deputata e sottosegretaria Francesca Martini. L’ultima avventura di Bernardelli, invece, gli è costata “15 giorni di residenza nelle patrie galere”, come racconta lui. Nel 2014, infatti, viene arrestato insieme ad alcuni indipendentisti veneti con l’accusa di associazione con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico: secondo i pm faceva parte di un gruppo che stava lavorando alla costruzione di un tank per dare l’assalto al Campanile di San Marco a Venezia, come fecero i serenissimi nel lontano 1997. La procura ha appena dichiarato chiuse le indagini e a giugno dovrà decidere su un eventuale rinvio a giudizio. Nel 2016, invece, si è candidato come indipendente nella Lega alle Comunali milanesi, senza essere eletto. “Cosa vuole farci, si vede che dopo un po’ non riesco a stare senza politica. Ma quella storia dei serenissimi è una colossale bufala…”.



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