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Ecco cosa si sono detti Maria Elena Boschi, Luigi Di Maio e Gianni Letta su Rosatellum e dintorni

Da un lato il grande freddo tra Maria Elena Boschi e Luigi Di Maio, per la prima volta relatori nello stesso dibattito e non troppo simpatetici vista la freddezza del pentastellato (come si può notare nella foto di copertina). Dall’altro, invece, l’intesa tra il sottosegretario del governo di Paolo Gentiloni e Gianni Letta, che quello stesso ruolo a Palazzo Chigi lo ha a lungo ricoperto con Silvio Berlusconi. Sono queste le due istantanee più nitide che arrivano dal Centro Studi Americani – presieduto da Gianni De Gennaro e diretto da Paolo Messa – dove ieri si sono incontrati alcuni dei principali protagonisti del mondo politico e istituzionale per presentare il libro scritto dall’ex capo di gabinetto del ministero dello Sviluppo Economico Vito Cozzoli, dal titolo “Sviluppo e innovazione. Idee, esperienze e policy per la competitività del Paese” (Jovene Editore).

Nessuno sguardo e nessuna interlocuzione tra il candidato in pectore del MoVimento 5 Stelle alla presidenza del Consiglio e l’ex ministro per le Riforme: i due si sono solo concessi una rapida stretta di mano all’inizio del dibattito, soprattutto a beneficio di fotografi e telecamere, accorsi  in massa in via Michelangelo Caetani, a Roma, per assistere al confronto. Che si è giocato più che altro sulle espressioni del viso, sulle facce: come quando Di Maio ha dichiarato di aver contribuito “a portare qui un po’ di telecamere” e Boschi ha aggrottato la fronte, tra l’infastidito e lo sbalordito. Il leader pentastellato intento a manifestare anche con gli sguardi e la postura il suo disagio nel dialogare con l’ex ministro renziano e il sottosegretario, invece, chiaramente più a suo agio.

Per il resto si sono completamente ignorati e hanno persino evitato di polemizzare a proposito della legge elettorale su cui la moderatrice – la giornalista Maria Latella – ha provato a incalzarli. “Se facciamo da soli ci dicono che siamo isolati, se tentiamo un accordo ci accusano di fare gli inciuci“, ha commentato Boschi. “Massima apertura ma partendo da quello che già c’è“, le ha replicato Di Maio. Che tradotto significa non al Rosatellum, l’ultima proposta avanzata dal Partito democratico e da Matteo Renzi. Contro la quale si è schierato senza se e senza ma pure il capogruppo di Area Popolare alla Camera Maurizio Lupi, anche lui presente al dibattito: “Noi non lo condividiamo e neppure Forza Italia e il M5S. Il Legalicum, invece, avrebbe avuto l’80% dei consensi in Parlamento. Ben venga il dialogo, ma il Rosatellum è una forzatura“.

Clima molto più disteso – quasi da rapporto privilegiato – tra Letta e Boschi: battute, sorrisi, botta e risposta sempre all’insegna del fair play politico-istituzionale, qualche parola scambiata all’orecchio. “L’accordo tra Renzi e Berlusconi si farà o no?“, ha chiesto in apertura Latella. “Come si direbbe in un’aula di altro tipo, mi avvalgo della facoltà di non rispondere“, le ha replicato Letta. Che poi ha girato la stessa domanda a Boschi: un assist in piena regola. “Dal dottor Letta c’è sempre da imparare…“, ha risposto prontamente il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Nessun commento nel merito della domanda, ma l’impressione netta che le diplomazie siano al lavoro, per trovare una sintesi sulla legge elettorale e porre le basi di una possibile alleanza qualora il voto non produca una maggioranza chiara e un governo stabile.

Una frecciatina, però, c’è stata: quando l’uomo ombra di Berlusconi ha parlato della necessità di sburocratizzare la pubblica amministrazione italiana, Boschi non ha esitato a tirare fuori l’argomento del referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre al quale Forza Italia ha votato no (Letta, invece, non si sbilanciò in alcun modo, come emerge anche da questo articolo di Formiche.net): “Dottor Letta, le mi strappa una battuta! Se fosse passata la riforma costituzionale – che garantiva omogeneità al Paese anche da questo punto di vista – avremmo fatto sicuramente un passo avanti“.

Sfumature politiche di un dibattito che, nel complesso, ha riguardato soprattutto i temi affrontati da Cozzoli nel suo suo libro: lo sviluppo e l’innovazione necessari per rimettere in carreggiata l’Italia. Una strada in teoria ben chiara da seguire, che però diventa molto più accidentata quando si tratta di passare alla pratica. “Non si può prescindere dalla ricerca per essere in grado di competere e di vincere nel mercato globale“, ha osservato De Gennaro nei suoi saluti introduttivi. Un concetto ribadito anche dal presidente dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella, autore dell’introduzione al volume: “Il nodo è il rapporto tra la politica industriale e la concorrenza. Né solo Stato né solo mercato, che è in grado di generare ricchezza ma che ha anche bisogno di essere governato attraverso una reale politica industriale“.


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