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Cosa è successo davvero fra Papa Francesco e Donald Trump in Vaticano

Scherza Jorge Mario Bergoglio con Melania Trump. Osservando l’altezza del marito le domanda: “Cosa gli dà da mangiare?”. È il momento dei saluti nella biblioteca privata del Papa dopo l’atteso incontro tra il presidente Usa e Papa Francesco. Bergoglio chiede alla first lady se avesse preparato a Donald la putizza, tipico dolce sloveno. L’ex modella di Novo Mesto, presa di sorpresa, capisce pizza: “Sì, pizza, sì”. Allegro misunderstandig che stempera la tensione. Dopo 29 minuti di colloquio privato il clima adesso è rilassato.

DONALD PASSA DALLA PORTA STRETTA

Il miliardario newyorkese è arrivato in Vaticano puntualissimo. Lo hanno fatto passare per la “porta stretta”, l’ingresso laterale del Perugino che costeggia Casa Santa Marta. Il corteo presidenziale non ha potuto varcare il più solenne Arco delle campane, utilizzato dai capi di Stato in visita ufficiale, perché i pellegrini già si stavano affollando per l’udienza del mercoledì. Prima delle 8.30 Trump è salito da piazza San Damaso alla seconda loggia, dove lo attendeva il Papa. Sull’ascensore, primo scambio di battute con il prefetto della Casa pontificia Georg Gaenswein:“È un po’ come la Trump Tower”.

PROTOCOLLO E SORRISI

Il corteo dei gentiluomini del Santo Padre e delle Guardie svizzere ha scortato Trump alla Sala del Tronetto. Protocollo collaudato e studiatissimo in Vaticano: l’incedere lento, sotto le maestose volte della loggia, stupisce tutti. Incute anche un po’ di timore all’ospite, forse troppo, come ammetteva Giovanni XXIII che lo avrebbe voluto ammorbidire. Trump è apparso meno stupito di Barack Obama nel 2014. Ha manifestato sicurezza e sorrisi evidenti fin da subito. Leggermente più concentrato in volto Francesco per la prima foto di rito. Ma già quando i due si sono seduti al grande tavolo della biblioteca del pontefice, anche il viso di Bergoglio si è illuminato. Ai giornalisti presenti è sembrato dicesse: “Sono molto lieto di incontrarla. Non parlo molto bene l’inglese”.

29 MINUTI DI COLLOQUIO PRIVATO

L’incontro tra un Papa e un capo di Stato è strettamente privato. Al tête-à-tête è ammesso solamente l’interprete. Dei colloqui normalmente trapela poco. Ecco perché osservatori e pool di giornalisti ammessi ai momenti che precedono e chiudono l’udienza cercano di captare ogni mimino segnale: dalla mimica del corpo alla durata dell’udienza. Un’udienza normalmente ha una durata di 20-30 minuti. Timing rispettato: Francesco e Trump si sono parlati per 29 minuti. Francesco concesse 52 minuti a Obama nel marzo 2014. Record negativo per l’allora premier canadese Stephen Harper, che nel giugno 2015 si intrattenne con Bergoglio appena una decina di minuti. Con Benedetto XVI, nel 2009, Obama rimase circa 40 minuti. Molto più il tempo trascorso da Ratzinger con Georg Bush nel giugno 2008, con un’irrituale udienza nella Torre di San Giovanni, seguita da visita ai giardini e piccolo concerto offerto dal coro della Cappella Sistina.

BERGOGLIO DONA IL SUO DISCORSO SULLA PACE, TRUMP I LIBRI DI KING

Comunque il tempo a disposizione è stato utilizzato tutto. Non c’erano ampi margini: udienza fissata alle 8.30, con una sola ora a disposizione, dal momento che alle 9.30 il Papa era atteso in piazza San Pietro dai pellegrini. E ci è arrivato puntualissimo dopo avere salutato Trump, first lady e first daughter, entrambe visibilmente emozionate e impeccabili in abito nero e velo in testa, come protocollo prevede. Allo scambio dei doni, Francesco ha diffusamente spiegato il significato di una medaglia del pontificato che raffigura un ulivo e ha presentato ampiamente una copia del suo messaggio per la giornata della pace 2017, tutto incentrato sulla nonviolenza. Non sempre il Papa si sofferma così a lungo in questa fase. Questa volta sì, quasi a volere fissare alcuni concetti del dialogo precedente. Bergoglio ha regalato a Trump anche i documenti del pontificato (questi senza presentarli): l’esortazione programmatica Evangelii Gaudium, l’Amoris Laetitia (sulla famiglia) e l’enciclica Laudato si’ (sulla custodia del creato). Da parte sua Trump ha donato a Francesco un cofanetto con gli scritti di Martin Luther King.

“NON DIMENTICO QUANTO MI HA DETTO”

Ad accompagnare Trump oltre a Melania, la figlia Ivanka e il marito Jared Kushner, il Segretario di Stato Rex Tillerson, altri sette membri del governo e Louis Bono, l’incaricato d’affari ad interim alla Santa Sede. Non presente l’ambasciatore, Callista Gingrich, nominata ma non ancora ufficialmente in carica. Quando Francesco ha accompagnato Trump alla porta, si è percepito da parte del presidente un “non dimenticherò quello che mi ha detto”. Il Papa, stingendogli la mano ha risposto con un sorridente “Buena suerte”.

INCONTRO BILATERALE CON PAROLIN

Quindi Bergoglio è sceso in piazza San Pietro per l’udienza del mercoledì. Trump e Tillerson sono stati ricevuti dal Segretario di stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, e dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, Segretario vaticano per i rapporti con gli stati, per il vero incontro bilaterale della visita, più concentrato sui temi dei rapporti tra i due Stati. L’incontro si è prolungato per circa 50 minuti.

DI COSA HANNO PARLATO

Quanto si siano detti Francesco e Trump lo si può solo immaginare. La stringata nota di rito della Sala Stampa vaticana segnala le direttrici di entrambi i colloqui in Vaticano di The Donald: col Papa e il segretario di stato. Si esprime “compiacimento per le buone relazioni bilaterali tra la Santa Sede e gli Stati Uniti, nonché il comune impegno a favore della vita e della libertà religiosa e di coscienza”.  Si informa che si è “auspicata una serena collaborazione tra lo Stato e la Chiesa cattolica negli Stati Uniti, impegnata a servizio delle popolazioni nei campi della salute, dell’educazione e dell’assistenza agli immigrati”. Dal Vaticano chiariscono che “i colloqui hanno permesso uno scambio di vedute su alcuni temi attinenti all’attualità internazionale e alla promozione della pace nel mondo tramite il negoziato politico e il dialogo interreligioso, con particolare riferimento alla situazione in Medioriente e alla tutela delle comunità cristiane”.

UN INCONTRO PER COMINCIARE A CONOSCERSI

Normalmente i capi di Stato non affrontano col Papa temi di politica interna, ma di scenario internazionale. E probabilmente così sarà stato in questa occasione, che arriva dopo il viaggio del presidente Usa in Arabia e Medio o – come si preferisce dire in Vaticano – Vicino Oriente. Un viaggio che ha sancito una conversione della retorica di Trump sull’islam, ma ha confermato la linea degli States con accordi miliardari coi sauditi su armi e petrolio. Comunque sia andata, come ha riassunto in diretta a Tv2000 lo storico Agostino Giovagnoli, il senso dell’incontro ha portato una curiosità reciproca tra i due. Meno diplomatico era stato ieri sera il cardinale Peter Turkson, capo del Dicastero per lo sviluppo umano integrale, che ha twittato: “Francesco e Trump si rivolgono al mondo islamico per liberarlo dalla violenza. Uno offre la pace del dialogo, l’altro la sicurezza delle armi”.

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