C’è un aggettivo che descrive perfettamente il G7 che si terrà a Taormina questa settimana: imprevedibile. L’incontro dei sette capi di Stato e di governo, un tempo ben più influente, oggi sorpassato per importanza dal G20, dove invece figurano anche Russia e Cina, sarà la fotografia del mondo industrializzato all’indomani degli sconvolgimenti politici che lo hanno scosso. Una foto in bianco e nero, con lo schieramento europeista e globalista, chi più chi meno, da una parte e Theresa May e Donald Trump dall’altra. Sarà proprio lui, il Tycoon, ad attirare le attenzioni di tutti: i capi di Stato del G7, compresi Donald Tusk e Jean-Claude Juncker per l’Ue, devono ancora conoscerlo, studiarlo dal vivo, capire se intende mantenere proprio tutte le promesse che ha fatto al suo elettorato. Ambiente, commercio internazionale, stabilità finanziaria, crescita economica, sicurezza: questi saranno i temi su cui si giocherà a braccio di ferro tra i due blocchi a Taormina. Lunedì alla Luiss di via Pola si è tenuto un lungo seminario sui contenuti del G7, guidato dal direttore del G7 Research Group John Kirton.
COMMERCIO INTERNAZIONALE
Il commercio non avrà una sezione dedicata negli incontri, ma è certo che coprirà gran parte del summit togliendo spazio a temi come la sicurezza del cibo, la salute o l’educazione. Il presidente degli Stati Uniti ha chiarito fin dal primo giorno le sue intenzioni: ridurre drasticamente il deficit annuale degli Usa, oggi di 500 milioni di dollari, aumentare l’export e se necessario mettere barriere unilaterali alle importazioni. Ma per trasformare le intenzioni in fatti avrà bisogno del supporto degli altri stati nel G7. Tra i partner della Casa Bianca con il più alto surplus commerciale figura infatti la Germania, a cui gli americani e gli altri europei chiederanno di intraprendere politiche espansive aumentando la spesa pubblica e le importazioni. Poi si discuterà di quanti soldi e quali funzioni si devono oggi lasciare ad alcune istituzioni internazionali: “Ci siamo resi conto che gli Stati Uniti si sono schierati contro il sistema di commercio multilaterale, il tema centrale del G7 sarà capire se andiamo anche noi incontro a politiche protezionistiche”, spiega Fabrizio Saccomanni, ex ministro dell’Economia, citando un rapporto del Peterson institute for international economics. A Taormina si metteranno in discussione le istituzioni multilaterali per il commercio, come la World trade organization (WTO): “Nel 1994 abbiamo lanciato la Wto, un regime multilaterale disegnato alla perfezione per il mondo di quell’epoca. Quella forma di multilateralismo oggi è morta”, spiega John Kirton, che prepara il G7 da un anno. Infine sul tavolo ci saranno i grandi accordi di commercio internazionali: il Tpp e il Ttip ormai arrancano per la manifesta ostilità di Trump e qualche ripensamento in Europa, mentre la prospettiva del Ceta tra Ue e Canada è ancora aperta.
SICUREZZA
La sicurezza sarà un altro pilastro da cui si vedranno i risultati effettivi dell’incontro dei sette paesi. Sicurezza che si declina in immigrazione, lotta al terrorismo, ma anche cyber-security e deterrenza internazionale. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha già messo in chiaro che bisognerà discutere della gestione dei flussi migratori. “Per favore, mettete l’Africa in cima alla vostra agenda, questo sarà il messaggio che manderemo ai leader del G7 in Sicilia” aveva promesso parlando al Centro per gli studi strategici e internazionali, “è necessaria una divisione delle quote più equilibrata fra i paesi europei e un controllo più efficiente sugli arrivi”. Poi il tema del terrorismo, dopo una lunga scia di sangue iniziata a Nizza, passando per Londra, San Pietroburgo, Stoccolma e per ultima Parigi. “Il primo problema”, spiega Giuseppe Parigi di Banca d’Italia, “è la determinazione nel combattere gli attacchi terroristici con la condivisione internazionale di informazioni e rafforzando la cooperazione col settore privato”. Per colpire i network del terrore bisogna mirare al portafoglio, per questo “supportiamo fortemente la Financial action task force (Fatf)”, un corpo intergovernativo che combatte il riciclaggio di denaro e il finanziamento ai terroristi. Infine è certo che si affronterà una questione particolarmente a cuore al presidente giapponese Shinzō Abe e Donald Trump: la proliferazione nucleare e le continue provocazioni della Corea del Nord di Kim Jong-un, “per quelle Trump non può costruire un muro” scherza Kirton.
STABILITÀ FINANZIARIA (VS?) CRESCITA
Sul piano economico l’Italia chiederà di organizzare il dibattito su quattro priorità: “La disuguaglianza, il coordinamento delle istituzioni finanziarie, la sicurezza come bene pubblico e la tassazione internazionale”, spiega Giuseppe Parigi, di ritorno dal summit di Bari in preparazione del G7 con Pier Carlo Padoan e i ministri dell’Economia degli altri sei Paesi. La parola “stabilità” ricorre più che “crescita” nei documenti preparati per Taormina: il primo pericolo per i mercati sono i cyber-attacchi, contro i quali i sette paesi proporranno una cooperazione di intelligence. Poi si dovrà pensare alla trasparenza fiscale e alla comune lotta all’evasione, per cui si proporrà ai sette paesi ma anche al resto degli invitati di sottoscrivere la convenzione dell’Oecd sulla mutua assistenza amministrativa in materia fiscale. Poco spazio sarà lasciato, purtroppo, al cambiamento climatico e all’ambiente, complice la riluttanza a parlarne di Donald Trump: “Quello gli Stati Uniti non lo vogliono discutere del tutto” spiega ancora Parigi “chiariranno le loro intenzioni solo dopo il G7 di Taormina”.