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Popolare di Vicenza e Veneto Banca, ecco perché il governo sbaglia. Parla Zanetti (ex Mef)

ENRICO ZANETTI

“Meglio rischiare a posteriori una procedura di infrazione sugli aiuti di Stato che sarebbe comunque eventuale, piuttosto che la certezza della chiusura degli istituti con costi economici e sociali infinitamente superiori a qualsiasi sanzione per infrazione”. Parola di Enrico Zanetti, commercialista, revisore legale, leader di Scelta Civica che fa parte della maggioranza, già viceministro dell’Economia.

Zanetti non parla solo da politico veneto, ma anche da viceministro dell’Economia e delle Finanze nel governo Renzi. E in questa conversazione con Formiche.net incalza il governo e il Mef a osare di più per evitare le sabbie mobili di Bruxelles.

Chi ha le maggiori responsabilità nello stallo attuale sulle banche venete? Bruxelles, Francoforte o Roma?

Le maggiori responsabilità ce le ha chi le ha gestite per lunghi, lunghi anni. Poi sarebbe da capire se ci sono responsabilità anche delle autorità di vigilanza, perché non è possibile che in meno di due anni si passi da aumenti di capitale a quasi 70 euro per azione ad azioni che valgono 1 centesimo.

Serve dunque una commissione parlamentare d’inchiesta?

Naturalmente non bisogna sparare a zero contro le nostre autorità di vigilanza ed è proprio per questo che serviva la commissione d’inchiesta che ormai è chiaro non verrà fatta: per accertare eventuali responsabilità che sono e restano individuali, preservando le istituzioni. Le responsabilità di Bruxelles, Francoforte e Roma sono solo un riflesso di tutto questo e vengono molto dopo.

Il governo sta seguendo il dossier con la stessa cura che ha usato per Mps? 

Direi che, fino almeno a un mese fa, il governo ha fatto tutto quello che doveva fare un governo serio in una situazione come questa: creare le condizioni perché le banche possano essere salvate, mentre si discute doverosamente con le istituzioni europee perché il salvataggio avvenga in un quadro di pieno rispetto di tutte le regole, sia quelle concernenti il settore bancario, sia quelle concernenti gli aiuti di Stato.

E ora il Tesoro cosa potrebbe o dovrebbe fare e non ha fatto?

Il governo sta esagerando in attendismo. Il punto di non ritorno si avvicina ed è suo dovere mettere in sicurezza gli istituti prima che diventino due scatole vuote con una raccolta talmente compromessa da rendere inutile qualsiasi piano di salvataggio. Se il negoziato non si chiude, giusto proseguirlo per tutto il tempo che serve, ma meglio rischiare a posteriori una procedura di infrazione sugli aiuti di Stato che sarebbe comunque eventuale, piuttosto che la certezza della chiusura degli istituti con costi economici e sociali infinitamente superiori a qualsiasi sanzione per infrazione.

E’ favorevole alla fusione delle due banche?

Non è più questione di essere favorevole o meno. Non esistono strade alternative al piano. Il punto è porlo in essere senza ulteriori tentennamenti. Se ieri Viola si limita a un glaciale “prendiamo atto delle parole del Ministro Padoan” e oggi Mion dice senza mezzi termini “siamo nelle mani del governo”, la traduzione dal linguaggio istituzionale all’italiano corrente è: “non c’è più tempo e nessuno potrà dire tra qualche settimana che non lo sapeva”.


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