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Bielorussia, che succede in piazza tra governo e opposizione

Il tasso di partecipazione tra i più alti della storia bielorussa. Erano circa diecimila i manifestanti che due mesi fa a Minsk hanno marciato per chiedere l’abolizione della cosiddetta “tassa sul parassitismo”. Andrej Dmitriev è il neoleader del movimento civile bielorusso “Govori pravdu” (Dì la verità) in opposizione al presidente Alexander Lukachenko, in carica ininterrottamente dal 1994. Per la prima volta nella storia del Paese, l’opposizione ha anche due seggi in Parlamento. Dmitriev ragiona a 360 gradi su quanto servano al suo Paese le riforme vere, l’appoggio convinto dell’Ue anche grazie alla facilitazione dei visti. E indica il passo che le opposizioni devono fare: dalle grida di piazza passare allo studio dei paper per riforme vere e serie in campo economico.

CHE SUCCEDE IN BIELORUSSIA

Oggi l’Italia è uno dei principali partner commerciali della Bielorussia. Minsk è da tempo interessata a stabilire un regime d’ingresso senza visti con l’Ue. Ma il regime politico in Bielorussia è diverso dai principi europei. “Non è stato un lavoro facile per l’opposizione democratica in Bielorussia – racconta – : fino a cinque anni fa non c’era dialogo con le opposizioni. Nel dicembre del 2010, quando l’opposizione è scesa in piazza per esprimersi contro i risultati delle elezioni, ci sono stati feroci atti di repressione: arresti e licenziamenti. Devo dire che oggi la situazione è leggermente migliorata perché la Bielorussia è aperta al dialogo con l’Ue”.

Il Governo continua a perseguire l’opposizione, compresi i simpatizzanti del movimento che hanno partecipato alle manifestazioni e hanno firmato le petizioni. I casi più noti risalgono al 2010 e al 2017. 60 giorni fa circa diecimila persone sono scese in piazza contro un provvedimento del governo che obbliga 400.000 cittadini che hanno lavorato meno di 6 mesi l’anno, perché lo hanno perso, a versare un contributo di 250 dollari, quasi lo stipendio di un mese: la cosiddetta tassa sui parassiti.

“Sono molto indignato per ciò – sottolinea – . Oggi nel Paese avremmo bisogno di più libertà di andare in piazza a protestare. Penso che sia un diritto dei cittadini esprimere la propria idea sulle scelte del governo, è la base democratica su cui costruire una società in un processo pacifico. Due settimane fa alcuni studenti sono stati arrestati e detenuti per 5 giorni solo per aver affisso un manifesto per strada. Spesso le persone che arrivano qui hanno una prospettiva completamente diversa. Ma allo stesso tempo il governo bielorusso vede in modo totalmente diverso la situazione rispetto ai parametri europei. Anche se dico che la situazione è migliorata, generalmente non è cambiata neanche nel 2017. Dopo le manifestazioni di marzo la polizia ancora mette le persone in galera solo per le proprie posizioni politiche”.

REPRESSIONE

“Penso che il governo ancora non abbia capito il ruolo del dialogo e preferisca la mera reazione; pensa che sia più facile battere le persone. Mentre invece il dialogo con l’opposizione sarebbe meglio”. Tornando al passato, il suo precedente capo, Nekljaev, aveva mosso a Dmitriev l’accusa diretta di rapporti con il Kgb. “E’un gioco politico molto vecchio – replica – se sei in disaccordo con me allora vuol dire che sei con il Kgb. E’lo stesso risultato del dialogo politico: se la gente vede che abbiamo posizioni diverse può farlo solo con un dialogo franco e non alle spalle”.

MINSK-MOSCA

Adesso in Russia ci sono le manifestazioni contro Putin. Lecito chiedersi: sono possibili le perquisizioni come quelle bielorusse “sulla base delle liste”? Potrebbe toccare anche a chi ha firmato le petizioni o ha partecipato alla manifestazione? “Credo di sì. Le proteste russe sono evidenti: i nostri governi possono procrastinare le cose, ma non potranno far finta di nulla e la reazione prima o poi ci sarà. I nostri paesi hanno i stessi metodi, appena come si dice da noi “ti trovi alla matita” cominciano a seguirti fino al tuo errore. Usano i metodi più avanzati, per esempio la video sorveglianza durante le manifestazioni usando le telecamere, stanno monitorando i social, le conversazioni telefoniche. Tutto questo i servizi possono farlo tranquillamente da noi ma anche in Russia. I miei amici che mi chiamano dall’Europa mi chiedono se il mio telefono sia controllato o se qualcuno legga le mie e-mail. Puoi immaginare cosa significhi quando parli al telefono: ormai non è come quando parli da solo con tua moglie, maggiormente in uno stato come la Bielorussia. Lo spazio della privacy è molto limitato ed è facile per lo Stato interferire in questo perimetro e non lo rispetta”.

twitter@FDepalo



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