Larghe intese e cannabis sono due tra i principali temi delle elezioni in Albania. Il Paese delle Aquile va al voto domenica 25 giugno per le politiche, con la possibile fine della contrapposizione classica tra democratici e socialisti che potrebbe essere sostituita, in prospettiva, da un probabile governo di larghe intese, anche se i tre leader sono reduci da quattro anni di duro scontro. Circa 1,7 milioni di elettori albanesi si recheranno alle urne per eleggere il nuovo Parlamento con sullo sfondo l’ombra dell’ingresso nell’Ue e della violenza. A Durazzo in uno degli uffici elettorali del partito Movimento socialista per l’Integrazione (Lsi) è stata fatta esplodere una bomba artigianale, con le accuse rivolte ai socialisti da parte del ministro dell’Ambiente Lefter Koka.
I SOCIALISTI
Il leader Edy Rama è reduce da un quadriennio al governo caratterizzato da alcuni scandali relativi a contratti milionari e alla rapida diffusione della coltivazione della marjuana. Due elementi che hanno prodotto quotidiane contrapposizioni con l’opposizione, mentre i numeri relativi alla situazione economica hanno segnato uno stop dopo anni in ascesa. La maggior parte dei sondaggi lo accreditano al di sotto del 41% ottenuto nel 2013, per cui non in grado di disporre della maggioranza assoluta e, quindi, bisognoso di un alleato per formare il governo. Nel Paese in cui ancora il 56% dei cittadini vuole emigrare, Rama non si è reso protagonista di una parabola classica dal territorio al governo, ma al contrario prima è stato due volte ministro, poi sindaco di Tirana, e infine premier passando per il comitato direttivo della Open Society Foundations, la fondazione no-profit di George Soros che in seguito ha lasciato per l’United Nations Development Program. E’stato più volte accusato di aver licenziato giornalisti, vietato trasmissioni in una serie di tentativi di limitare il diritto all’informazione.
I DEMOCRATICI
Il partito di centrodestra in orbita Ppe, è guidato da Lulzim Basha, che è subentrato alla testa della formazione dell’ex premier Sali Berisha. Classe ’74, Basha è considerato il premier del futuro: si è laureato in legge in Olanda a Utrecht, con una specializzazione in diritto europeo internazionale e pubblico, titolo che gli è valsa nel 1998 la partecipazione al team che ha composto l’atto di accusa contro Slobodan Milošević per crimini di guerra presso il Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia. Basha, carismatico e filo europeista, è anche l’artefice del canale preferenziale con il Partito Popolare Europeo, dal cui Presidente Joseph Daul pochi giorni fa ha ricevuto una lettera in vista delle urne, oltre alla visita da parte di una delegazione italiana di deputati iscritti al Ppe in occasione della manifestazione promossa dal suo partito per intensificare la lotta alla droga e alla cannabis nel Paese.
Quattro i punti programmatici dei democratici: la proposta di un’aliquota fissa al 9% al fine di incentivare gli investitori stranieri a fare business in Albania; una lotta più serrata alla droga ed alla coltivazione della cannabis diffusissima in metà della superficie territoriale del Paese; una riforma universitaria che elimini le tasse esose decise dai socialisti e che impediscono un accesso al sapere per tutti; e la rapida evoluzione dei negoziati con Bruxelles per l’ingresso nell’Ue.
SCENARI
Ancora favorito il partito del premier Edy Rama, il Partito Socialista (PS) mentre a seguire, anche se staccato di poco, ecco il Partito Democratico (PD) della novità politica rappresentata da Lulzim Basha e al terzo posto il Movimento Socialista per l’Integrazione (LSI) guidato ora da Petriti Vasili dopo che il suo leader, Ilir Meta, è stato eletto alla Presidenza della Repubblica un mese fa. E’stato quello il momento di in cui la convergenza tra le due maggiori forze si è concretizzata materialmente. Lo scorso 2 maggio, alla quarta e penultima votazione parlamentare, dopo varie schermaglie e tentativi di fughe in avanti, la maggioranza di centrosinistra ha trovato la convergenza su Meta con il sostegno di tutti i partiti di maggioranza. Per cui la mozione pro Mera passò con 87 voti su 140. Si tratta dell’ex Premier e attuale presidente del Parlamento, a cui si deve la protogenia del “terzo polo”.
Altra mossa congiunta comune è stata la nomina, solo pochi giorni fa, da parte del Parlamento albanese dei 27 membri della Commissione Indipendente delle “Qualifiche” e del “Collegio di Appello”. Si tratta dei due organi (una specie di Csm di Albania) deputati a valutare gli 800 giudici e procuratori albanesi. Secondo Genti Minarolli, deputato del Pd e uno dei principali collaboratori di Basha, le larghe intese dovrebbero essere l’ultima opzione per un partito, i democratici, che della ferrea opposizione al regime di Rama hanno fatto una battaglia campale. Ma resta comunque una possibilità, anche in vista del lungo faccia a faccia (più di cinque ore) tra i due contendenti Rama e Basha andato in scena ieri.