Lo spazio aereo italiano è interdetto ai voli libici dal 2015, senza neanche le eccezioni al divieto per gli aerei-ambulanza. Ma adesso si profila la possibilità che la compagnia Libyan Wings possa assicurare alcuni voli da Roma e Milano, per via di un interesse che sta nuovamente prendendo piede. Come ovviare però a quel provvedimento di due anni fa?
La società aerea, con sede presso l’aeroporto internazionale di Mitiga, a soli 8 chilometri da Tripoli, è nata per l’iniziativa di un gruppo di imprenditori libici capitanati da un 35enne formatosi in Gran Bretagna. Oltre a servire come il centro amministrativo, l’aeroporto sarà anche hub con l’intenzione di investire in una vasta gamma di rotte. Ma ovviamente occorre una struttura messa a norma al fine di garantire controlli di sicurezza da un lato e assicurare dall’altro un livello di manutenzione agli aeromobili che il vettore ha acquistato (sei Airbus).
Ecco, però, che senza uno sforzo costruttivo e armonico che bypassi quella chiusura dello spazio aereo decisa dagli allora vertici della Polizia, una potenziale finestra sul Paese nordafricano a cui è dedicato il Forum di Agrigento del 7 e 8 luglio non potrà aprirsi. In Libia c’è una grande domanda di italianità, ma imprese italiane che intendono tornare ad investire in Libia possono farlo solo tramite un volo che preveda uno scalo a Tunisi. Persino la Turkish Air sta aprendo un collegamento diretto con Tripoli, mentre Roma non riesce ancora a comprendere il peso specifico di una rotta ad hoc.
Ad oggi i voli cargo da Tripoli verso Balcani e Turchia comunque sfiorano le coste italiane, passando a 20 miglia dalla Sicilia. Converrebbe, quindi, mettere in piedi una security per quei lavoratori di Enac chiamati ad operare in Libia, creando le premesse tecniche e logistiche legate alla sicurezza, per dar vita a questo collegamento. Inizialmente potrebbe essere ipotizzabile un volo a settimana da Malpensa e Fiumicino, ma con l’intenzione di seguirne il trend e quindi implementarlo anche per le possibili interconnessioni con altri Paesi dell’Africa sub sahariana da raggiungere, perché no, con il medesimo vettore.
Tra l’altro la prospettiva potrebbe prevedere anche uno sbocco occupazionale per gli italiani coinvolti, senza dimenticare che già esistono realtà che lavorano con Enac in loco. Il volo diretto dall’Italia potrebbe ovviare ai mille passi di lato che fino ad oggi Roma ha compiuto, mentre tanto per dirne una francesi e inglesi sono nel paese in pianta stabile ormai da tempo.
Certo, va registrata la recente apertura del consolato italiano a Tobruk ma sarà utile valutare quanto l’Italia è realmente interessata a rafforzare davvero un rapporto bilaterale, in prospettiva sia con Haftar che con Al-Serraj, ed oggi con un tessuto socio-imprenditoriale intero che aspetta gli italiani a braccia aperte.
Tra l’altro sembra che il Governatore della banca di Libia sia ben disposto a rinegoziare i termini degli accordi risalenti al Trattato di Amicizia che legava i due Paesi, che poi venne stoppato alla caduta del regime sotto le bombe francesi.
Ma la carta del volo diretto, con l’infrastruttura di sicurezza da cui sarà circondato, potrebbe anche offrire una via di fuga anche al dossier migrazioni, con un occhio di controllo in più su quei 50 chilometri di coste dove da tempo anche gli irlandesi sono presenti.