Nella scena finale di V per Vendetta, migliaia di londinesi disarmati mascherati da Guy Fawkes marciano verso il Parlamento. Lasciato allo sbaraglio, l’esercito permette loro di entrare: il popolo si impadronisce del potere.
Quando Finch chiede ad Evey l’identità di V, lei risponde: “era tutti noi”. D’accordo, un bel momento di estasi, di ubriacatura della presa del palazzo.
Mi piacerebbe vedere un V per Vendetta-parte II: che cosa succede il giorno dopo la vittoria del popolo? Come riorganizzerebbero la vita di tutti i giorni?
Lenin e Trotsky si ponevano la stessa domanda. Poco prima della Rivoluzione d’Ottobre Trotsky chiese: “Che succede se falliamo?”; Lenin rispose: “Che succede se riusciamo?”.
Se questa fosse una recensione si potrebbe tranquillamente dire che “Patria” di Fabio Granata (edizioni Eclettica) è un programma politico per la Destra del XXI secolo.
Ha descritto il mondo attuale cercando di interpretarlo secondo il paradigma di chi ha vissuto alcuni anni della decisione. Ci sono profeti a destra, profeti a sinistra, l’uomo navigato è oltre.
Ha preso in esame le trasformazioni del tempo in cui viviamo -quello della Quantità, per dirla con i reazionari- e dopo una panoramica appassionata, ha dato delle proposte.
Ma questa non è una recensione.
E’ un tentativo di fuga dalla gabbia ideologica in cui siamo rimasti: quella della retorica della sicurezza, dell’immigrazione, degli scimmiottamenti di fenomeni esterni. Quella delle nostalgie del ‘900, in questi tempi così attuali. Che echeggiano nel sottotitolo: “Idee oltre il ‘900”.
E’ un libro intelligente, come l’autore, recentemente presentato alla Camera in un convegno che ha visto la partecipazione dei parlamentari di Fratelli d’Italia Fabio Rampelli e Bruno Murgia e dei giornalisti Alessio Postiglione e Giorgio La Porta.
Descrive come la destra dovrebbe governare, usando profondità analitica e citazioni colte.
Se non si propone niente e ci si accontenta di reagire solo quando si ha l’acqua alla gola, ci si ritrova in una situazione di debolezza.
Se si fa passare l’idea che tutte le parole si equivalgono, e se l’azione politica si costruisce unicamente nel trovare degli equilibri fra queste parole, allora si uccide la possibilità di condurre i nostri concittadini verso una destinazione identificata. E’ l’immobilismo, la subalternità culturale e quindi, di fatto, politica.
Dove è arrivata al governo in Europa, la Destra si è modellata in base ai contesti nazionali.
Il PiS, il partito “Diritto e Giustizia”, ha contrastato la destra moderata e laica di Piattaforma Civica con l’ancoraggio al mondo cattolico, rappresentando lo spirito della Polonia profonda.
In Grecia, la destra nazionalista di Panos Kammenos ha trovato un nemico esterno insieme ai comunisti nazionalisti di Tsipras: l’austerità europea da una parte, i turchi dall’altra.
In Ungheria, Viktor Orban ha riscoperto i valori tradizionali del continente europeo e disvelato il fallimento del progetto europeo postnazionale, in una dialettica continua con il popolarismo europeo.
Hanno trovato, dopo un complesso lavoro teorico e una lunga educazione politica, una loro via nazionale.
E l’Italia?
“Patria” parla di questo: la turboglobalizzazione ha portato nuovi temi nell’agenda politica. Vanno affrontati.
La qualità della vita, come declinazione di uno sviluppo economico armonioso che possa essere fattore di tutela per i “nuovi” e “nuovissimi” diritti, come quello al cibo o alla felicità;
Il patrimonio museale, architettonico, artistico, paesaggistico visti come parte di quei beni comuni che dobbiamo salvaguardare e valorizzare;
La città, sempre più rilevante per ragioni demografiche e politiche: esiste una netta differenza fra lo svegliarsi nella Firenze rinascimentale o nei luoghi alienanti della Gotham City dell’immaginario di Batman.
Se nel XXI secolo vogliamo essere rilevanti, dobbiamo saper rispondere alla sfida ecologica, alimentare, climatica.
E’ un futuro a tinte fosche: basti pensare che i prossimi conflitti origineranno dalla contesa per l’acqua.
L’Italia può essere un laboratorio: spetta a noi Patrioti -come scrive Granata- batterci per difendere il paesaggio, la qualità del cibo, la pulizia del mare, la libera disponibilità dei beni comuni iniziando dall’acqua e dall’aria.
Ci vuole coraggio, ricerca e senso di avventura.