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La Russia gestiva profili Facebook fasulli per interferire nelle presidenziali Usa?

C’era una rete di pagine e profili fasulli per interferire indirettamente nelle elezioni presidenziali USA del 2016 mossa dalla Russia su Facebook? I dati: c’erano 470 account Facebook fasulli che hanno speso (tra giugno 2015 e maggio 2017) circa 100mila dollari per promuovere 3mila post pubblicitari con un solo obiettivo: interferire nelle elezioni presidenziali americane del novembre 2016. Ne ha parlato apertamente il responsabile della sicurezza del social network, Alex Stamos, in un post scritto sulla newsroom del sito.

INFO-OPS E RUSSIAGATE

Stamos fa il punto sul secondo ciclo di revisione e analisi delle pubblicità usate durante la corsa elettorale statunitense (un libro bianco sulle InfoOps via Facebook era stato già reso pubblico ad aprile) e dice che “questi profili e pagine erano collegati tra loro e probabilmente gestiti fuori dalla Russia”; attività di trolling clandestinamente ordinate dal Cremlino non sono una novità. Il post di Stamos è uscito mercoledì come forma di trasparenza nei confronti degli utenti, dopo che – scrive il New York Times – parte dello staff di sicurezza del social network era stato interrogato in questi giorni dalle Commissioni congressuali che indagano l’interferenza russa nelle presidenziali nell’ambito della maxi-inchiesta “Russiagate”.

LE PUBBLICITÀ

I messaggi pubblicitari non contenevano inviti a sostenere o votare un candidato piuttosto che un altro, ma molti cercavano di spostare l’attenzione dell’opinione pubblica sugli argomenti che il candidato repubblicano Donald Trump batteva più come propri nella campagna: un esempio, il contrasto all’immigrazione. Stamos ha scritto di aver “condiviso i nostri risultati con le autorità americane che indagano su questi problemi e continueremo a lavorare con loro se necessario”, e dunque ha anche passato materiale allo special consuel Robert Mueller, messo a capo dell’indagine che il dipartimento di Giustizia sta conducendo parallelamente alle commissioni di Camera e Senato (questo aspetto era uscito poco prima sulla Reuters).

L’INTERFERENZA

Le agenzie di intelligence americane che hanno incolpato Mosca per aver interferito nelle presidenziali – e creato i presupposti per le nuove sanzioni votate dal Congresso e avallate dalla Casa Bianca che hanno portato ai minimi termini i rapporti tra Stati Uniti e Russia – avevano già parlato anche delle attività di trolling. Profili fallaci, bot, che avevano lavorato in automatico per diffondere notizie false al fine di screditare la candidata democratica Hillary Clinton. La notizia uscita da Facebook aggiunge un aspetto ancora più critico: le operazioni russe sono penetrate nei sistemi a pagamento del social network, quelli che permetto di raggiungere un pubblico più ampio e dunque incrementare le visualizzazioni del contenuto sponsorizzato anche mirando le caratteristiche dell’utente da sollecitare. Mark Zuckerberg aveva inizialmente negato che questo fosse successo.

 


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