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Stx e Fincantieri, ecco le differenze tra l’accordo con Macron e quello con Hollande

Di Michele Arnese e Gianluca Zapponini
PAOLO GENTILONI EMMANUEL MACRON

Due presidenti, due gruppi, due accordi. Questi ultimi molto diversi tra loro. Per Fincantieri-Stx sono stati mesi complicati, sfociati nell’intesa ufficializzata ieri sera al termine del vertice bilaterale tra il presidente del Consiglio italiano Paolo Gentiloni e il presidente francese Emmanuel Macron (nella foto durante l’incontro di ieri). Un accordo che nella forma ma anche nella sostanza stravolge l’assetto originario immaginato e poi messo nero su bianco dall’ex inquilino dell’Eliseo, Francois Hollande. Ma l’intesa trovata, dice il governo italiano, è di fatto l’unica possibile che riconosca a Fincantieri la guida operativa del colosso della cantieristica navale che nascerà con Naval Group. Vediamo ora le differenze principali.

DUE PESI DIVERSI 

Con la prima intesa, sottoscritta con l’amministrazione socialista (qui il focus di Formiche.net sulle tappe dell’accordo) lo scorso maggio dopo l’accordo di principio (head of therms) siglato ad aprile, il gruppo di Trieste avrebbe dovuto mettersi in tasca il 66,7% del capitale di Stx. In pratica il totale controllo dei cantieri di Saint-Nazaire. Situazione di gran lunga diversa con l’accordo concepito sotto la presidenza Macron. In questo caso a Fincantieri spetterà il 50% di Stx, dunque una quota paritetica a quella targata Francia (Stato 34,34%, Naval Group al 10%, i dipendenti al 2% e un gruppo di aziende locali al 3,66%). Tuttavia il gruppo guidato da Giuseppe Bono potrà usufruire di un 1% di capitale prestato dalla Francia che consentirà a Fincantieri di detenere il controllo per i prossimi 12 anni. Ma a precise condizioni.

I PALETTI DI MACRON

Il controllo a termine di Fincantieri su Stx ha il suo prezzo. Tanto per cominciare Parigi potrà revocare il prestito in caso di inadempimento di Fincantieri rispetto agli impegni industriali presi e, in quel caso, il gruppo italiano potrà rivendere il 50% alla Francia. Nel corso dei 12 anni di prestito verranno previsti specifici check-point per verificare gli impegni: si tratta di finestre di tre mesi dopo due, cinque, otto e dodici anni. Tra gli elementi che verranno presi in considerazione, l’aderenza alle regole di governance, la conservazione della proprietà intellettuale e del know-how e il supporto allo sviluppo dei cantieri, il mantenimento dei posti di lavoro e dei subappalti, l’uguale trattamento all’interno del gruppo. In pratica, Parigi vigilerà attentamente sull’operato degli italiani all’interno del super-gruppo. Nell’intesa con Hollande, per la Francia era prevista solo la minoranza di blocco al 33%.

LA GOVERNANCE

Per quanto riguarda la governance, il board del super-gruppo sarà composto da otto membri: quattro (compresi presidente e amministratore delegato) saranno nominati da Fincantieri, due dallo Stato francese, uno da Naval Group e uno dai dipendenti. Dunque, nei fatti, quattro anche per parte francese. Con il gruppo di Trieste al 66% ci si sarebbe assicurati almeno un consigliere in più. Il voto del presidente italiano varrà doppio, quindi il controllo di fatto del cda spetterà al gruppo capitanato di Bono. Ma sulla nomina di presidente e amministratore delegato Parigi ha potere di veto.

L’AIRBUS DEI MARI

Anche se i pesi e i contrappesi sono diversi rispetto all’accordo originario, dopo l’intesa di ieri nascerà quella che è stato ribattezzato l’Airbus del mare, così come era intenzione della precedente amministrazione. Un polo di levatura europea della cantieristica civile, in grado di competere con i giganti americani e asiatici, un po’ come accade con Airbus e Boeing. Un accordo che realizza il progetto delineato a chiare lettere dal numero uno di Fincantieri, Giuseppe Bono, vero artefice dell’intesa da parte italiana, in un articolo pubblicato su Formiche.net. Va detta anche un’altra cosa. Gli accordi con Hollande non menzionavano espressamente una futura cooperazione nel campo militare, che invece in questo caso è stata contemplata con la costituzione di appositi gruppi di lavoro.

LA ROAD MAP MILITARE

Ora le attenzioni si appuntano sull’avvio di una roadmap italo-francese per rafforzare la cooperazione nel settore della difesa navale, come si legge nella nota congiunta delle società italiana e francese: “Naval Group e Fincantieri – si legge – recepiscono con soddisfazione la decisione di oggi del Governo francese e del Governo italiano di inaugurare un processo congiunto che aprirà la strada alla futura creazione di una progressiva alleanza nel settore della difesa navale. I due gruppi svolgeranno un ruolo chiave nel comitato direttivo che sarà avviato nei prossimi giorni con l’obiettivo di definire entro giugno 2018 una roadmap che dettagli i principi della futura alleanza. Inoltre, l’accordo raggiunto oggi dai due Governi sulla struttura dell’azionariato di STX France, che prevede la partecipazione sia di Naval Group che di Fincantieri, rappresenta un importante primo passo ed un’opportunità di ulteriore sviluppo nella cooperazione navale”. E’ solo un caso che il colosso italiano della difesa e dell’aerospazio, Leonardo, non è citato? No, non è un caso. Con tutta probabilità, il gruppo presieduto da Gianni De Gennaro e guidato da Alessandro Profumo si è defilato per il ruolo che potrebbe essere predominante del gruppo francese Thales, azionista forte di Naval Group.

IL COMMENTO DI BONO E GUILLOU

Hervé Guillou, ceo di Naval Group, e Giuseppe Bono, ceo di Fincantieri, hanno dichiarato: “I nostri due gruppi hanno già cooperato con successo sui programmi FREMM ed Horizon e cogliamo con soddisfazione l’opportunità di raggiungere assieme la nostra ambizione europea nel contesto di un mercato della difesa navale sempre più competitivo, nonché di continuare a supportare la Marina italiana e la Marina francese”. Ma sullo scenario militare franco-italiano nel settore navale, come detto, restano le perplessità della Difesa italiana e di Leonardo. Fonti che hanno seguito il dossier sottolineano che non era quella di ieri la sede e il momento per inserire Leonardo che, come altre aziende anche italiane, sarà coinvolta e sentita dai gruppi di lavoro che saranno operativi fino al prossimo giugno. Leonardo? “Avrà un ruolo in questo lavoro come normale che sia”, ha detto ieri il premier Gentiloni.

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